MESE DEL SACRO CUORE

Dagli scritti di

S. MARGHERITA M. ALACOQUE

GIORNO PRECEDENTE (AL 1° GIUGNO)

I.

La Santa riceve da Gesù Cristo l'in­carico d'insegnarci ad amare l'adorabile suo Cuore.

- Nostro Signore fece un giorno a lei udire queste parole: « Io voglio che tu mi serva di strumento per attirare i cuori all'amor mio. - Non posso intendere, o mio Dio, come si possa ciò fare, ella ri­spose. Ed egli: Per la mia onnipotenza, la quale ha fatto il tutto dal nulla. Non di­menticarti, mai del tuo niente, e come tu sei la vittima del mio Cuore e devi essere però sempre disposta ad immolarti per la vitrità. Laonde il mio amore non rimarrà oziosa in te, ma sempre faratti operare o patire; senza pretensione di ascriverne la minima parte a tuo conto; di quel modo che il lavoro punto non appartiene allo Strumento onde l'artefice si servì per compierlo. Ma in cambio tu possederai, secondo ti ho già promesso, i tesori del mio Cuore, con facoltà di usarne a tuo grado in favore delle anime ben disposte. Tu non devi punto appropriarti queste grazie, nè con riserva, distribuirle agli altri; poichè a me piacque servirmi del tuo cuore, come di canale per diffonderle giusta i miei disegni nelle ani­me, molte delle quali saranno per tal ma­niera ritratte dall' abisso di perdizione, conte io ti farò vedere in appresso ».

Delle quali grazie risovvenendosi la Beata, scriveva: « Quando il Signore mi im­pegnò in modo speciale all'amore del suo sacro Cuore, mi mostrò insieme quanto avrei da soffrire per questo amore, e come le grazie apparecchiatemi non erano tanto per me, quanto per coloro ch'egli a me­ menerebbe, ai quali io dovrei semplicemente rispondere ciò ch'egli mi porrebbe in mente; mentre egli vi applicherebbe l'unzione della sua grazia, con che attirar molti cuori al­l'amor suo ». 

II. Mirabile contrasto fra Gesù e la sua, Sposa.

- Ci volle l'autorità divina per indurre la Beata ad accettare il sublime ufficio impostole. « Ohimè, Dio mio, escla­mava ella, io sento la mia fiacchezza, temo di tradirvi e di veder troppo male in sicuro i vostri doni presso di me. Oh l’unico amor mio, perchè non mi lasciate voi nella vita comune alle Figlie della Visitazione? Mi avete forse menata in questo luogo a per­derrni? Tali preziose grazie concedete a quelle anime elette che vi corrisponderanno, glorificando voi assai meglio; mentre io non faccio che resistervi. Per me non vo­glio altro che la vostra croce e il vostro amore: tanto mi basta per esser buona re­ligiosa, ciò che io solo desidero ». Ma il divino, Signore le rispose: « Com­battiamo, figliuola mia; io ne sono conten­to; ma vedremo poi di chi sarà la vittoria, se del Creatore o della creatura, della forza o della debolezza, della onnipotenza o della impotenza ». Le quali parole, dice la Beata, mi posero in gran confusione; quindi egli soggiunse: « Sappi che io non mi tengo punto offeso da tutti questi contrasti ed opposizioni che tu mi fai per obbedienza; ma voglio che tu apprenda come io sono il padrone assoluto de' miei doni e delle mie creature, nè cosa può al mondo impe­dirmi di compiere i miei disegni ». Altre volte il Signore le disse ancora: « Io regnerò malgrado de' miei nemici, e verrò a termine del disegno a cui ti ho scelta, per quanti facciano sforzi gli oppo­sitori. Passeranno il cielo e la terra; ma le mie parole non rimarranno senza effetto». Quindi la Beata coll'ordinaria sua fiducia: «O Salvator mio amabilissimo, quando dunque verrà questo felice momento! Intanto affido a voi la cura di difendere la vostra causa, mentre io patirò in silenzio ».

 

III. Preghiera al sacro Cuore, per in­tercessione di Maria.

- O santissima, amabilissima e gloriosissima Vergine Madre di Dio, Madre nostra diletta, signora ed avvocata, eccoci di comune accordo pro­strati ai vostri piedi per rinnovare il voto di nostra fedele servitù inverso di Voi, e per supplicarvi che ci offeriate come cosa vostra, ci dedichiate, consacriate; immoliate al Cuore adorabile di Gesù; noi con quanto siamo, con quanto faremo, con quanto patiremo senza veruna riserva; perchè non vogliamo avere altra libertà fuori di amar lui, altra gloria fuori di appartenere a lui quali schiavi e vittime del puro, amor suo!

 

GIORNO I

l. Il Divin Cuore cominciasi a mani­festare alla Santa.

- Stava la santa Mar­gherita Maria preparandosi nel ritiro alla religiosa sua professione, quando nostro Signore, dopo venuto a lei in Sacramento, così le parlò: « Ecco la piaga del mio co­stato, dove tu devi fare l'attuale e perenne tua dimora; qui potrai conservare la bianca stola dell'innocenza ond' io ti ho rivestita l'anima, affinchè tu viva ormai solo della vita dell'Uomo-Dio; viva come, non vivendo più, affinché io viva perfettamente in te: o­peri come non operando più, ma, operi io in te, perchè io voglio esserti ogni cosa. Sia tua impresa l'amare ed il patire ciecamente; un sol cuore, un amore solo, un solei Dio »...­

Udite queste parole la Santa scrisse col proprio sangue la seguente protesta di amore: «Io, meschino e miserabile niente, pro­testo di sottomettermi e sacrificarmi a quanto egli richiede da me, immolando il mio cuore al compimento del suo beneplacito, senza riserbarmi altro interesse tranne la sua glo­ria e il puro amor suo, al quale io consacro tutto il mio essere e tutti gl' istanti di mia vita. Io sono del mio Diletto per sempre, sua serva, sua schiava, sua creatura, dap­poichè egli è tutto mio, e io sono sua sposa indegna, suor Margherita Maria, morta al mondo. Tutto di Dio, niente di me; tutto a Dio, niente a me; tutto per Iddio, niente per me! »

 

II. Il Cuor di Gesù, giardino di deli­zie, libro di vita, abisso incomprensi­bile.

- Ora la Beata ci narra così alcune delle grazie onde il Signore la favorì.

«Una volta mi sentii l'anima in doloro­sissima agonia, quando nostro Signore, onorandomi di sua visita, mi disse: Entra, figliuola mia, in questo delizioso giardino, per avvivare l’anima tua languente. E io ne vidi quel sacro Cuore adorno di un in­cantevole varietà di fiori, tutti di ammira­bile bellezza; nè osando io, dopo averli considerati, appressarvi la mano, egli disse: Tu puoi coglierne a tuo grado. - O dolce mio Salvatore, risposi gettandomi ai suoi piedi, non voglio altri fiori che voi, il quale mi siete un mazzetto di mirra, che io porterò continuamente fra le braccia del mio affetto. Hai scelto bene, replicò egli: solo questa mirra può conservare la propria bellezza e fragranza: nella mortal vita, nè si ritrova nell' eternità, dove cangia nome.

« Un giorno, mentre io leggeva, il mio Diletto mi si presentò avanti dicendo: Io ti vo' far leggere nel libro di vita, dove si contiene la scienza di amore. E scoprendomi il Cuor suo, mi diè a leggere queste parole: L'amor mio regna nel patimento, trionfa nell'umiltà, gioisce nell' unità. Il che tanto fortemente s'impresse nel mio spirito che non ne perdetti mai la memoria ». Gesù ancora le disse « di mirar 1'aper­tura del suo sacratissimo Costato, abisso scavato dallo smisurato strale dell'amore ivi chi lo amasse troverebbe due vie, l'una per l'anima, 1'altra pel cuore; chè l'anima v'incontra la sorgente delle vive acque onde purificarsi e insieme ricevere la vita, della grazia; il cuore vi trova una fornace di amore, onde non può più vivere se non d'una vita d' amore: 1' una vi si santifica, 1' altro vi si consuma; ma come l'entrata vi è molto stretta, così fa d'uopo essere molto piccolo e molto spoglio di ogni cosa per potervi penetrare».

 

III. Un giorno nel divin Cuore:

- Da­gli scritti della Santa si può raccorre la ma­niera seguente di passar la giornata nel Cuore di Gesù

« Al primo svegliarvi entrate nel divin Cuore, a lui consacrate, il vostro corpo, 1' anima vostra, il vostro cuore e tutto il vostro essere, per servirvene poi solamente a suo amore ed a sua, gloria ».

Eleggete il sacro Cuore come tempio augusto in cui fare tutte le vostre orazioni e preghiere, affinchè esse tornino a Dio gradite, lui amando coll'amore di questo Cuor sacratissimo, adorandolo colle sue adorazioni, lodandolo colle sue lodi, ope­rando colle sue operazioni, volendo co' suoi voleri.

« Nell'ascoltare la santa Messa, pregate questo Cuore amabilissimo, unendovi a lui, di applicarvene i meriti secondo i suoi intendimenti sopra di voi.

« Così nella confessione e comunione, offerite le disposizioni di esso in supplr­mento di quelle che a voi mancano.

Quando fate la genuflessione dinanzi al santissimo Sacramento, pensando a quelle fatte a Gesù per ischerno durante la Passione, dite: - Ogni ginocchio si pieghi, o Maestà del mio Dio, infinitamente abbas­sata nella sacra Ostia! Ogni cuore vi ami, ogni mente vi adori, ogni volontà siavi som­messa!

Mandate spesso pel vostro buon angelo il cuor vostro a rendere ossequio a quello di Gesù in sacramento.

Quando andrete a prender cibo, uni­telo al nutrimento divino onde Gesù sostenta le anime nostre nella santissima Eucaristia, lui pregando che quello del corpo, da voi preso per amor suo e per obbedienza, vi sia di comunione spirituale, onde la purità di lui s'incorpori nelle vostre intenzioni, la grazia di lui nell' anima vostra, l'amore di lui nel vostro cuore, per modo che voi non possiate mai cessare di amarlo.

Procurate che le vostre ricreazioni sie­no dedicate al divin Cuore, parlandovi di esso, consacrando al Verbo eterno ogni vo­stra parola; a fine di non pronunciarne al­cuna che non torni a sua gloria.

Unite il vostro silenzio a quello da lui serbato in Sacramento, schivando ogni di­scorso che senta di vostra lode o possa disgustare il prossimo, ogni proposito che muova dall' amor proprio e dalla vanità.

Quando avrete a soffrire qualche cosa, godetene in unione con quella che nel suo Sacramento ha sofferto e soffre tuttavia il Cuor di Gesù.

Quando sentirete spuntare in voi qual­che moto contrario al puro amore, portatelo a questo Cuor divino, perchè vi sia di­strutto, e voi ne abbiate in ricambio la gra­zia dell' umiltà; cosi fate di tutte le altre passioni e difetti.

Quando veniate a cadere, in manca­menti, volgetevi ancora ad esso per impe­trarne la contraria virtù da offerire all'eterno Padre, pregando che vi rimetta nella sua grazia; e così fate nel vedere i falli degli altri.

In ogni evento pigliate per aspirazione le parole di nostro Signore, Fiat voluntos tua; e poi: Io mi abbandono a voi.

La sera mettete in questo adorabile Cuore tutto ciò che avrete operato durante la giornata, affinchè da lui si purifichi quanto esservi potesse d' immondo e d' im­perfetto nelle vostre azioni.

A prendere in sicura pace il vostro riposo, entrate nel santuario del Cuore a­mante di Gesù, e li serratevi colla chiave di un pieno abbandono alle sue provvide cure ».

 

IV. Offerta di sè al divino Cuore.

- « O Cuore sacratissimo, io rni dono e con­sacro tutto a voi, il mio cuore, la mia mente, la mia memoria, la mia volontà, affinchè tutto quanto io farò e patirò sia per vostro puro amore e gloria; tutto quanto io vedrò e udirò mi porti ad amarvi; tutte quante le mie parole siano altrettanti atti di adora­zione, di lode alla vostra sovrana Maestà; e tutti quanti i movimenti delle mie labbra sieno altrettanti atti di contrizione di tutti i peccati commessi, di tutti i beni omessi da me; e da voi dimando, o Cuore amorosis­simo, che io possa tante volte attirarvi a me, quante attraggo l’aria aspirando; quante al medesimo fine respirando la ren­derò, tante volte vi offro all’eterno vostro Padre per rendere tutto ciò che a lui debbo.

« O Cuore pieno di bontà, ascoltatemi ed esauditemi. O Cuore sacratissimo, di cui sono, da cui dipendo, per cui io vivo, pos­sedetemi, infiammatemi, trasformatemi tutto in voi. Fate che ogni mio passo sia per giungere a voi, ogni mio atto e movimento sia per unirmi a voi; protestando io che vorrei meglio patir mille morti che separarmi da voi o commettere la minima infedeltà verso di voi ».

 

GIORNO II

Gesù scopre agli uomini per opera della Santa le ricchezze infinite del suo Cuore. Narra ella così la grazia singo­larissima ricevuta, mentre un giorno stavasi adorando l’augusto Sacramento: « Io mi trovai tutta investita da quella dolce presenza, ma si fortemente, che mi scordai affatto di me e del luogo in che era, lasciandomi andare a quel divino Spi­rito, abbandonando il cuor mio alla forza del suo amore. Egli mi fece posare a lungo sopra il divino suo petto, dove mi scoperse le meraviglie dell'amar suo e gl'ineffabili secreti del suo sacro Cuore, da lui fino allora tenuti a me nascosti. Questo Cuore egli aperse la prima volta, ma di maniera così reale e sensibile da non lasciarmene in modo veruno dubitare, per gli effetti da tale grazia prodotti in me, che pur temo sempre d'ingannarmi in tutto, quello che ne dico. Ed ecco come andò la cosa: « Il mio divin Cuore, disse egli, è si appassionato d'amore per gli uomini e per te in particolare, che non potendo più in se contenere le fiamme dell'ardente sua carità, bisogna che le diffonda per tuo mezzo, e loro si manifesti per arricchirli dei preziosi tesori a te ora mostrati, contenenti le gra­zie santificanti e salutari necessarie a ritrarli dall'abisso di perdizione. E te ho scelta siccome un abisso d'indegnità e d'igno­ranza, per la esecuzione di questo grande disegno, a fine che il tutto sia fatto da me ».

« Appresso mi domandò il cuore che io lo supplicai di pigliarsi, come egli fece, mettendolo entro il proprio, dove me lo diede a vedere consumarsi qual piccolo a­tomo in fornace divampante; quindi ritraen­dolo tutto infuocato, lo rimise in forma di cuore al suo posto, dicendo: Vedi, o mia diletta, quale prezioso pegno dell'amor mio! ti ho inserito nel fianco una scintilletta delle sue fiamme più vive, la quale ti serva di cuore e vengati consumando sino al sospiro estremo di tua vita. Se fino al presente, non ti sei presa che il nome di mia schiava, ora ti do quello di discepola diletta del mio Cuore.

« Questa grazia mi veniva rinnovata nel primo venerdì di ogni mese in tale maniera.

Il benedetto Cuore mi si presentava quale fulgidissimo sole, i cui raggi ardenti piom­bavano direttamente sul mio, che si sentiva bruciare di così vivo fuoco da parermi do­verne io andare incenerita. In questo tempo specialmente il mio divino Signore mostra­vami ciò ch'egli voleva da me e scopriva i secreti dell'amabile suo cuore.

 

II. I Serafini formano con lei la prima società in onor del Sacro Cuore.

In altra occasione Ella racconta di aver ricevuto il favore seguente: « Standomi un giorno colle altre all'opera della canapa, mi ritrassi dentro un cortiletto vicino al santissimo Sa­cramento, e mentre attendeva ginocchioni al mio lavoro, di colpo mi sentii raccogliere tutta dentro e fuori, e insieme vidi l'ama­bilissimo Cuore del mio adorabile Gesù, più brillante di un sole, tra le fiamme del puro amor suo, circondato da serafini che in concerto meraviglioso cantavano:

«Amor trionfa, gioisce amore

Amor si allegra nel Divin Cuore »

« E come questi beati spiriti mi invita­vano a cantarne con essi le laudi, e io non osava, così me ne ripresero, dicendo di essere venuti apposta per unirsi meco nel rendere a questo Cuor sacratissimo un'o­maggio continuato di amore, di adorazione di lode: perciò mi terrebbero posto d' in­nanzi l'augusto Sacramento, affinché io po­tessi per mezzo loro amarlo senza interru­zione, ed essi partecipare in me del mio amore paziente, come io godrei in loro. La quale associazione scrissero tosto a let­tere d'oro nel sacro Cuore e coi caratteri indelebili dell'amore. Tale grazia durò due o tre ore incirca, e gli effetti me ne dura­rono tutta la vita, tanto per li soccorsi avutine, quanto per le soavità gustate e riprodotte ognora in me. Ne rimasi tutta inabissata di confusione e gli angeli non più nominava, pregandoli, che miei soci divini.

Unita così agli spiriti celesti, la Beata sentissi anche portare ad associarsi nel Cuo­re di Gesù alle anime fedeli, a cui sugge­riva questa santa divozione, cmne ne abbia­mo prova in varii luoghi delle sue lettere. Eccone alcuni.

Può Iddio, quando voglia, tirare la sua gloria dalle nostre minime azioni, come io spero egli farà della brama ispiratavi di entrare in particolar comunione di beni fra noi. Quanto a me, vi posso dire che non ne fo punto; ma Dio è si buono che la­sciaci appropriare il tesoro dei veri poveri nel sacro Cuore di Gesù, di cui la celeste abbondanza può contentare appieno la ne­cessitosa nostra indigenza. Di questo bene preziosissimo conviene che noi stringiamo la nostra società, ponendo nel divin Cuore tutto il bene che noi potremo fare colla sua grazia per cangiarlo co' suoi, da offe­rire all' eterno suo Padre in luogo dei no­stri. Ecco la nostra vera società ed il no­stro delizioso ritiro, in cui vivere al coperto di tutte le tempeste della vita.

Bene a ragione voi desiderate l'unio­ne colle sante anime devote a questo divin Cuore, poiché sono in buon numero.

Oso sperare che voi mi ricorderete nel sacro Cuore del Signor nostro Gesù Cristo, al quale vorrei che tutti gli altri fos­sero consacrati. Studiamoci di attirarne quanti più potremo alla nostra società, e a lui domandiamone la grazia ».

Così cominciarono a formarsi le prime associazioni in onore del sacro Cuor di Gesù, mentre la Beata nella sua profonda umiltà se se riputava tuttavia indegna e scriveva:

«Il mio Salvatore non volendomi per­dere, mi unì egli stesso in comunione di beni spirituali co' suoi più fedeli amici, i quali col proprio amore e fedeltà riparas­sero le ingiurie da me a lui fatte. Ma io vi confesso, che se tali sante anime mi cono­scessero per sì cattiva come io sono, non consentirebbero mai a simile unione, per timore che io non attirassi lor sopra la in­dignazione e la collera di quell'amabilis­simo Cuore, senza il quale mi sarebbe la vita insopportabile ».

 

III. Potenza delle comuni preghiere ad onore del sacro Cuore.

- « Doman­diamo assiduamente a questo adorabile Cuore di farsi conoscere ed amare, e di spargere le sue misericordie su quanti a lui ricorreranno raccomandando le calamità pubbliche.

« Quanto è potente il sacro Cuore a pla­care la collera della divina Giustizia irritata dalla moltitudine delle nostre colpe, che ci provocano addosso le disgrazie onde ci troviamo afflitti! Ma bisogna pregare, perché non ci avvenga di peggio. Le pre­ghiere in comune hanno potere grande ap­presso questo adorabil Cuore, il quale so­spende e distorna i rigori della Giustizia di­vina, frapponendosi tra essa e i peccatori per ottenere misericordia.

Ah quale ventura per chi contribuisce allo stabilimento del regno dell'amabilissi­mo Gesù! poichè se ne guadagna l'amicizia e le benedizioni eterne dell'amabilissimo Gesù, ed un potente protettore per la nostra patria. Nè uno meno potente ve ne abbiso­gna per allontanare il fiele e la severità della giusta ira di Dio per tanti delitti che si commettono. Ma io confido che quel divin Cuore si renderà una fonte abbondante ed indeficiente di misericordia e di grazia ».

 

IV. Pubblica consacrazione al Cuor di Gesù.

- « O Signore Gesù, santo e dolce amore delle anime nostre, che avete promesso di ritrovarvi là ove fossero due o tre adunati in vostro nome e di rimanere in mezzo a loro, eccovi i nostri cuori uniti in un medesimo accordo per adorare, lodare, amare, benedire e compiacere il vostro san­tissimo e sacratissimo Cuore, al quale noi dedichiamo e consacriamo i nostri nel tempo e nell’eternità; rinunciando per sempre a tutti gli amori e a tutte le affezioni che non sono nell' amore e nell'affezione del vostro Cuore adorabile; desiderando che i desi­derii tutti e tutte le aspirazioni dei nostri sieno conformi sempre al buon piacere dei vostro, cui bramiamo di contentare quanto sappiamo e possiamo. Ma come noi da parte nostra non siamo buoni a niente, così voi supplichiamo, adorabilissimo Gesù, per la infinita bontà e dolcezza del vostro sacro Cuore di sostenere i nostri e di confermarli nella risoluzione da voi fatta lor fare a vo­stro amore e servigio, affinchè niente mai ci separi e disunisca da voi. Ma rimaniamo in tale risoluzione fedeli e costanti con sa­crificare all' amore del vostro divin Cuore tutto ciò che possa recare vani piaceri ai nostri ed allettarli inutilmente dietro le cose di quaggiù, dove noi confessiamo tutto es­sere vanità ed afflizione di spirito, fuorchè l'amare e servire voi, o divino ed amabi­lissimo mio Signore e Salvatore Gesù Cri­sto, che siate benedetto, amato e glorificato eternamente ».

 

GIORNO III

I. Gesù dona il proprio Cuore agli uomini, come ultimo sforzo dell'amor suo, e ne vuole onorata in pubblico l'immagine.

- Qui narra la Santa uno dei più insigni favori, conforme ne avea già dovuto dar conto per obbedienza.

Un giorno, festa di S. Giovanni evan­gelista, dopo fattami una grazia somigliante alla ricevuta da questo diletto discepolo dell'ultima Cena, il sacro Cuore mi si pre­sentò come sopra un trono di fuoco e di fiamme, raggiante da ogni lato, più splen­dido del sole e trasparente come cristallo. La ferita riportata in croce vi appariva visibilmente; una corona di spine circondava quel divin Cuore, una croce lo sormontava. Il mio divin Maestro mi fece intendere come tali strumenti di sua passione significavano che l'amore immenso, da lui nutrito per gli uomini, era stato 1' origine di tutti i suoi patimenti, i quali fino dal primo istante di sua incarnazione, gli erano stati presenti, e da quel punto la croce gli venne, per così dire, piantata nel Cuore; accettando egli tutte le umiliazioni e i dolori, che la sua santa Umanità dovette soffrire durante la mortal vita, come anche gli oltraggi a cui l'amor suo per gli uomini esponevalo nel santissimo Sacramento sino al termine dei secoli. Egli mi diede poi a conoscere che il suo vivo desiderio di essere perfettamen­te amato dagli uomini lo avea mosso a voler manifestare e donar loro il proprio Cuore, in questi ultimi tempi, quale supremo sforzo dell'amor suo, loro, proponendo un' oggetto ed un aiuto così acconcio per impe­gnarli ad amarlo e ad amarlo sodamente; aprendo loro i tesori tutti di amore, di mi­sericordia, di grazia, di santificazione e di salute in esso racchiusi affinchè tutti coloro, che volessero al possibile rendere e procu­rare a lui onore ed amore, fossero con profusione arricchiti dei tesori divini onde egli era fonte copiosa e perenne.

« Mi assicurò inoltre che gustava un piacer singolare di esser onorato sotto figura di questo Cuore di carne, del quale voleva che fosse in pubblico esposta l' ima­gine, a fine, egli aggiunse, di toccare il cuore insensibile degli uomini; prometten­domi di spargere in abbondanza su quanti 1' onorerebbero, i tesori di grazie ond' egli era pieno.

« Dovunque tale immagine sarà esposta per essere singolarmente onorata, vi attirerà l'abbondanza di ogni maniera di benedi­zioni. Dopo ciò questo divino Salvatore mi disse presso a poco le parole seguenti:

« Ecco, figliuola mia, il disegno per cui ti ho scelta, ti ho fatte grazie così grandi e ti ho presa in particolar cura fin dalla culla. Io mi sono reso tuo maestro e tuo direttore solo per disporti a ricevere queste eccelse grazie, fra le quali tu devi contar la presente come una delle più segnalate, onde io ti scopro e ti dono il più grande di tutti i tesori col mostrarti e donarti al tempo stesso il mio Cuore ». « Allora io prostesi a terra la faccia, nè mi fu possibile esprimere i miei sentimenti in altra guisa che col silenzio, ben tosto poi interrotto dalle mie lacrime e dal miei sospiri ».

 

II. Memoria Perenne di tanto favore.

- A quattordici anni d'intervallo, ancora la Santa se ne ricordava con queste sublimi parole: «- Nella festa del prediletto disce­polo del nostro Diletto, mi tornò a mente, come in tal giorno questo Sposo divino mi fece la grazia incomprensibile, onde sono io cotanto indegna, di farmi riposare col discepolo prediletto sopra il suo seno, e di donarmi il suo Cuore, la sua croce, il suo amore: il suo Cuore per mio asilo, mio soccorso, mio cielo di riposo fra le tem­peste di questo procelloso mare; la sua croce per mio trono di gloria, ove io debbo non solo glorificarmi, ma giocondarmi an­cora, mentre non avvii niente di buono per me fuori di Gesù, la croce e l'amore; l'a­mor suo per purificarmi, perfezionarmi, tra­sformarmi al tutto In lui. Ma, o Dio mio, quanto male ho corrisposto a grazie così grandi, le quali mi doveano far santa, e forse non serviranno che a mia condanna! » Un'altra volta ella così scriveva:

Il sacro Cuore di Gesù mi porge con­tinui favori, e io lo ripago solamente d'in­gratitudine. Egli mi ha graziata di una vi­sita, che sperimentai sommamente proficua per le buone impressioni lasciatemene in cuore. Allora egli mi confermò, essere così grande il suo piacere in vedersi conosciuto, amato ed onorato dalle proprie creature che, se non m'inganno, mi ha promesso, che tutti coloro i quali saranno divoti e consecrati a lui non periranno giammai; che essendo egli la sorgente di tutte le benedizioni, queste a larga mano spargerà sopra ogni luogo, dove sia esposta ed oso­rata l'immagine del suo divin Cuore; che riunirà in pace le famiglie discordi, e pro­teggerà e assisterà quelle che trovandosi in qualche necessità, si rivolgeranno a lui con fiducia; che spanderà la soave unzione della sua carità sopra tutte le comunità che l'onoreranno e porrannosi sotto la speciale sua protezione; che stornerà i flagelli tutti della divina Giustizia per rimetterle in gra­zia, allorchè ne fossero scadute ».

 

III. Idea pratica della divozione al Sacro Cuore.

- «Io vi dirò alla semplice, scriveva la Beata, come a verace amica nel Cuore adorabile del Signor nostro Gesù Cristo, che quando io lo prego per voi mi viene in pensiero che, se voi desiderate vivere tutta per lui ed arrivare alla perfezio­ne, vi bisogna fare intero sacrificio al sacro Cuore di voi stessa e di quanto da voi dipende, senza riserva, per non volere più niente che per la volontà di questo amabil Cuore, per non affezionarvi più a niente se non alle sue affezioni, non operando niente senza il suo lume, non intraprendendo mai niente senza prima domandare a lui consiglio ed aiuto, dando a lui grazie del pari, sì nei mali come nei buoni successi delle nostre imprese, sempre rimanendo col­l'animo contento senza mai turbarci di nulla, dovendoci a tutto bastare che il divin Cuore sia contento, amato e glorificato. Se però voi bramate di essere del numero delle sue amatrici dovete a lui offrire tale sacrificio un primo venerdì del mese dopo la santa comunione, da farsi a questo intendimento, tutta consacrandovi a lui, per rendere e procurargli tutto l'amore, l'onore e la gloria che' sarà in vostro potere; e tutto questo nella maniera ch'egli v'ispirerà. Dopo ciò voi non vi dovete più riguardare se non come appartenente e dipendente. Ball' ado­rabil Cuore di Gesù, ricorrendovi in ogni vostra necessità, stabilendovi al possibile la vostra dimora. Così se voi vi unite in tutto ai suoi disegni, esso riparerà quello che nelle vostre azioni potesse trovarvi d'imperfetto, e santificherà le buone. «Ci convien procurare ad ogni nostro potere di entrar in questo Cuore adorabile, rendendoci ben piccioli per via di una confessione umile del nostro niente, nel quale dobbiamo mantenerci ognora piena­mente inabissati. Conviene inoltre stabilire, in questo sacro Cuore un regno di pace per via di conformità al suo beneplacito, a cui dobbiamo abbandonarci così, che nostra cura particolare sia di togliere quanto arrecare vi possa qualche ostacolo, con lasciar fare ad esso in noi di noi e per noi secondo il suo desiderio, a fine che egli ci venga formando a suo modo e perfezionando a suo grado. E per mante­nerci entro questo divin Cuore per sempre fa d' uopo amarlo d'un amore di preferenza siccome l'unico necessario al nostro cuore, soavemente portandoci al disprezzo od all'oblio di tutto il rimanente».

 

IV. Preghiera di amore al Cuore di Gesù. –

« O Cuore acceso e vivente di amore! O santuario della Divinità, tempio della Maestà sovrana, altare della divina Carità, Cuore divampante di amore per Iddio e per noi, io vi adoro, io vi amo, io mi struggo di amore e di riverenza innanzi a voi! Mi unisco alle vostre sante dispo­sizioni; voglio, sì, voglio ardere del vostro fuoco, e vivere della vostra vita. Quanto io godo vedendo voi contento e beato; quanta parte io prendo alle vostre prerogative, ai vostri dolori, alle vostre glorie, e quanto di buon cuore vorrei patire e morire anzi­chè dispiacervi! O mio cuore, ci è mestieri di non più operare che per gl'impulsi del Cuor sacratissimo di Gesù; e ci è mestieri di spirare in silenzio sotto i suoi occhi a quanto vi è di naturale e di umano. O Cuore divino, io mi unisco a voi e mi perdo in voi; voglio vivere sol di voi, per voi, e riguardo a voi! Così tutto il mio da fare dev'essere il rimanermi in silenzio e rispetto, annientato innanzi a voi, come ardente lam­pada che si consuma innanzi al santissimo Sacramento, Amare, patire e morire! Amen ».

 

GIORNO IV

I. Il Signore chiede una festa in onore del suo Cuore che amò tanto gli uomini. -

Stando io dinnanzi al divin Sacramento un giorno della sua ottava, dice la Beata, l'a­mor del mio Dio mi favorì di grazie ecces­sive; e sentendomi compresa di desiderio di rendere a lui in qualche modo amor per amore, egli mi disse: Tu non mi puoi rendere maggior ricambio che facendo quello onde ti ho già dimandata le tante volte. E scoprendo a me il divino suo Cuore: Ecco, soggiunse, quel Cuore che ha tanto amato gli uomini, che nulla ha risparmiato fino a struggersi e consumarsi per dar loro un pegno del suo amore; ed in ricambio io non ne ricevo dalla più parte se non ingratitudini, dispregi, irriverenze, sacrilegi e freddezze verso di me in questo Sacra­mento di amore. Ma ciò che più ancor mi dà pena si è il vedermi trattare così da cuori a me consacrati. Laonde io ti chiedo che il primo venerdì dopo l'ottava del ss. Sa­cramento sia con una festa particolare sacro all'onor del mio Cuore, facendovi la comu­nione e onorevole ammenda, in riparazione delle indegnità ricevute da esso mentre stava esposto sopra gli altari. Così io ti prometto che il Cuor mio dilaterassi per diffondere in abbondanza gl'influssi del suo divino amore su quelli che gli presteranno onor somigliante e procureranno che altri lo presti.

« Ma, Signor mio, diss' ella, a chi vi rivolgete voi? Ad una meschina creatura, ad una sì povera peccatrice, che per la sua indegnità potrebbe anche impedire il compimento del vostro disegno: eppure avete tante anime generose per eseguirlo! « E che? replicò il divin Salvatore, non sai tu come io mi serva dei soggetti più deboli per confondere i forti, e come d'or­dinario la mia potenza più splendidamente si manifesti sopra i più piccoli e poveri di spirito, affinchè non attribuiscano essi niente a se medesimi?

 

II. Prime onoranze al sacro Cuore in Paray le Monial.

- Nel 1685 posta la Beata in ufficio di maestra delle novizie ebbe la consolazione di poter dare princi­pio al culto del sacro Cuore com' ella rac­conta:

« Non mi era dato ancor di trovar modo per avviare la devozione al sacro Cuore, unico mio sospiro; ed ecco la prima occa­sione che la bontà sua me ne porse. Ca­deva il giorno di santa Margherita in venerdì, ed io pregai le suore novizie, allora in mia cura, di fare al sacro Cuore del Signor nostro Gesù Cristo le piccole onoranze de­stinate a me per la mia festa; al che si arresero esse di buona voglia; e fatto un altarino, vi collocarono sopra una immagi­netta delineata in semplice carta, alla quale ci studiammo di rendere tutti gli omaggi suggeritici da quel divin Cuore.

« Quella cara Direttrice, dicono le Me­morie contemporanee, venne a dedicarsi la prima al divin Cuore; poi le novizie col proprio atto di consacrazione, scritto da ciascuna per ordine di lei, conforme le mo­vea il cuore ed il Signore le ispirava; ap­presso vi aggiunse anch'ella una parola del suo, conforme il divin Cuore gliene facea conoscere le disposizioni di ciascuna.

« Ad onore di lui passò ella tutto quel giorno colle suore del noviziato, alle quali chiesto avea di darle tale piacere che non sarebbe, andato senza ricompensa. Quindi piegando le ginocchia dinanzi l'altarino, vi recitò con loro un'ammenda onorevole e parecchie altre preghiere da sè composte ad onor di quell'adorabilissimo Cuore, con ardore di serafino; e rimanendo poi alquanto in silenzio con tale atteggiamento di pro­fonda umiltà, da ispirare fede, amore e divozione, anche a chi meno ne avesse.

« Pose fine con ringraziar le novizie dicendo: O sorelle mie dilette, voi non po­tevate arrecarmi più vivo contento di quello che abbiate fatto coll'onorare il divin Cuore consecrandovi tutte a lui! Deh quanto siete felici ch'egli abbia voluto adoperarvi per dare cominciamento a questa divozione! Ma bisogna continuare pregando, a fine che egli regni in tutti i cuori. Ah quale gioia per me in vedere il Cuor adorabile del mio divino Maestro, conosciuto, amato glorificato! Sì, mie dilettissime, è questa la più grande consolazione ch'io possa gu­stare in mia vita; ché niente vale a darmi gusto, quanto il vedere lui regnare. Amia­molo dunque, ma amiamolo senza riserva, senza eccezione: diamo tutto, sacrifichiamo tutto per conseguire un tanto bene, e noi avremo tutto possedendo il Cuor di Gesù, il quale vuol essere ogni cosa al cuore che lo ama; ma bisognerà soffrire per lui.

Ah sorelle mie care, ancora dicea, tutta l' occupazion nostra sta in conoscere e ser­vire Iddio! Vostra porzione sta in amare il suo Cuore. Quale felicità di poter dire: Sì, io l'amerò e loderò durante una eternità! Ma perciò conviene amarlo costantemente ed egualmente, nelle afflizioni come nelle consolazioni ed in tutti gli eventi della vita ».

 

III. Zelo della Santa per la gloria del sacro Cuore.

- « Se sapeste, scrivea, quanto io mi senta spingere ad onorare il Cuore del Signor nostro Gesù! Mi sembra che la vita siami data pure a questo. Mio desiderio è solo di procurar gloria al sacro Cuore. Quanto mi stimerei felice, se prima di morire potessi arrecare a lui qualche contento! « A tutto il resto io mi trovo insensibile; ma egli mi stimola sì ardentemente ad a­marlo a farlo amare ché, quando pur biso­gnasse soffrire tutte le pene, travagli e do­lori, e mi parrebbero delizie; nè vi è pa­timento a cui non volessi con piacere sa­crificarmi.

« Talora mi si accende in cuore una si gran brama di far lui regnare in tutti i cuori, che mi sembra non esservi nulla ch'io non volessi fare e patire a tal fine; mi riuscirebbero dolci, perchè senza peccato, le stesse pene dell'inferno. Regni egli ed io lo ami; tanto mi basta... Il meschino mio cuore solamente a questo si risente, non desidera e non respira che per veder regnare quello del Signor nostro in tutti i cuori capaci di amarlo... Tutte le mie preghiere tendono a questo unicamente. A tale unico interesse della gloria del sacro Cuore io non cesso di applicar tutto il bene che io posso fare o altri fanno per me.

Sia dunque al Cuor tutto amore, tutto amante e tutto amabile dell'adorabile Sal­vator nostro, reso amore, gloria e lode di tutto il bene a prodursi ed operarsi da lui nelle anime, per lo stabilimento del regno del puro amor suo nei cuori di buona vo­lontà ».

 

IV. Formola di consacrazione al divin Cuore proposta dalla Santa.

- Io N. N. mi dono e consacro al divin Cuore di Gesù Signor nostro, la mia persona e la mia vita, le mie azioni, travagli e patimenti, non volendo usar più alcuna parte del mio essere se non per amare, onorare e glorifi­care lui. Mia volontà irrevocabile è di divenire tutto di lui, di tutto fare per suo puro amore, rinunciando di cuore a quanto potesse a lui dispiacere. Io dunque vi pren­do, o sacratissimo Cuore, per oggetto unico dell'amor mio, protettore della mia vita, sicurezza della mia salute, rimedio della mia fragilità ed incostanza, riparatore di tutti i miei difetti, asilo sicuro nell' ora di mia morte, Siate però, o Cuore di bontà, mia giustificazione presso Dio vostro Padre e allontanate da me i colpi della giusta sua collera. O Cuor di amore, tutta la mia confidenza io pongo in voi, perchè tutto io temo dalla mia malizia e debolezza e tutto spero dalla vostra bontà. Distruggete dun­que in me tutto quello che vi può dispiacere o resistervi; il vostro puro amore si im­prima sì addentro nel cuor mio, che io non possa mai obliarvi nè, venir separato da voi. E vi scongiuro per tutte le vostre bontà, che il mio nome sia scritto in voi; perchè io voglio far consistere tutto il mio bene e tutta la mia gloria nel vivere e morire in qualità di vostro schiavo. Così sia ».

 

GIORNO V.

I. Titoli adorabili del sacro Cuore all’amor nostro.

- « Il Signore mi ha dato a conoscere che il suo Cuore è il Santo dei Santi, il Santo d'amore, che voleva essere conosciuto per entrar mediatore fra Dio e gli uomini, essendo egli onnipotente - a far con loro la pace, a stornare i castighi meritati dalle nostre colpe, ad ottenerci misericordia.

« Egli è una rocca ed un asilo sicuro per quelli che vorranno rifugiarvisi ad evitare la divina giustizia, di cui il corruccio inon­derebbe i peccatori coi loro peccati, a ca­gione del commettersene tanti.., che irritano quella giusta collera. Egli è il trono della misericordia, dove i più miserabili sono i meglio ricevuti, purchè l'amore li presenti, nell' abisso della loro miseria. E se noi siamo fiacchi, freddi, immondi ed imperfetti, non è egli una fornace ardente, dove biso­gna purificarci e perfezionarci come l'oro nel crogiuolo, per essere a lui, come ostia viva, tutto immolati, e sacrificati ai suoi disegni? Questo divin Cuore è un abisso di ogni sorta di beni, dove bisogna che ci perdiamo per non gustar più niente delle cose terrene; un abbisso di amore, dov' è la stanza ed il riposo nostro per sempre. E' una sorgente inesauribile di misericordia, di ogni maniera delizie, che più se ne pren­de, e più abbonda; sorgente di acqua viva, sorgente copiosa di benedizioni e di grazia, sorgente senza termine di tutta la scienza e carità dei santi.

E' tesoro nascosto ed infinito che cerca solamente di manifestarsi a noi, di spandersi e distribuirsi per arricchire la nostra povertà, e il tesoro del cielo e della terra.

È oratorio sacro, paradiso di pace e di delizie, altare dei nostri sacrifici, sovrano Santificatore, unico necessario al nostro cuo­re, nostro tutto in tutte le cose, che vuol essere in noi come germe di vita eterna; nostro liberatore che ci scioglierà dalla schiavitù di Satana, nostro buon Maestro, che insegneracci a conoscerlo ed amarlo con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutte le forze nostre; nostra guida sapiente da cui dobbiam pienamente lasciarci con­durre, solleciti solo di amar lui e piacere a lui; postro delizioso ritiro, in cui, vivere al coperto dalle tempeste di questa vita.

« Finalmente il Cuore del Signore nostro è moneta inestimabile improntata del conio della Divinità, onde gli uomini pos­sano pagar i loro debiti e negoziar il gran­de affare di loro eterna salute.

 

II. Sentimento di amore fiducioso.

- « Ho tutta la mia speranza ed il mio ap­poggio nei limiti del Cuor di Gesù mio Signore, il quale si compiacque farsi mia cauzione, che risponda e paghi per me.

« Nel sacro Cuore del mio Gesù io tro­vo tutto il mancante alla mia indigenza, essendo egli ripieno di misericordia; nè mai ho trovato in tutte le mie afflizioni ri­medio più efficace di quell'adorabilissimo Cuore. Qua io dormo senza affanni, qua riposo senza inquietitudini; non si dà niente di così duro e penoso che non mi venga per esso addolcito; i malati e i peccatori vi trovano un ben guardato ricovero e vi dimorano a sicurtà. Quel divino ed amoroso Cuore forma tutta la mia speranza e il mio rifugio; il suo merito è mia salute, mia vita e mia risurrezione. Finché non mancherammi la sua misericordia, io sono ben provve­duta di meriti; perché più egli è potente a salvarmi, e più io sono in sicurezza. Io mi trovo talmente ricolma delle sue grazie e de' suoi beneficii, che non lo posso esprimere; e parmi di essere una tenue goc­cia immersa nell' oceano del sacro Cuore.

 

III. Attrattive poderose del Signor nostro sul cuore della Santa.

- Le Me­morie contemporanee ci narrano come ella essendo tuttavia nel secolo udì dal Signore dopo una comunione « che egli era il più bello, più ricco, più perfetto, più compito in fra' tutti gli amanti; e sappi, egli dicea, che se tu mi rimani fedele, io non ti ab­bandonerò punto e renderommi tua vittoria contro tutti i miei nemici; e se tu mi segui costante, io t'insegnerò a conoscermi e manifesterommi a te. Questo dicendo, im­presse una così gran calma in tutto l'interno di lei ch' ella fermò in quell'istante di morire piuttosto che cangiare il preso partito di farsi religiosa.

Nel giorno poi della vestizione, il « di­vino Signore le fece vedere com' egli inten­deva prendere nuovo possesso e signoria del cuore di lei, e come reciprocamente doveva ella amar lui di un amor di prefe­renza. Le fece quindi intendere che alla maniera degli amanti appassionati egli farebbe a lei gustare, durante il noviziato, tutto quanto fosse di più dolce nelle soavità del suo amore, e le furono di fatto così grandi ch'ella ne andava fuori di sè: Spesso col cuore tutto pieno di Dio ella esclamava: Oh quanto è bello il Di­letto dell'anima mia! perchè non posso io amarlo!... » E quando il Salvatore divino, quasi dubitandone dell'amore, sovente a lei domandava, come a san Pietro, se lo amasse, ella potea solo rispondere se non: « Ah Signore, voi sapete come il cuor mio lo desideri! »

 

IV. Aspirazioni al Cuor di Gesù.

- « Io vi adoro, Cuor del mio Gesù, salvatemi.

Io vi adoro, Cuore del mio Creatore, perfezionatemi.

Io vi adoro Cuore del mio Salvatore, liberatemi.

Io vi adoro, Cuore del mio Giudice, perdonatemi.

Io vi adoro, Cuore del mio Padre, go­vernatemi.

Io vi adoro, Cuore del mio Sposo, a­matemi.

Io vi adoro, Cuore del mio Maestro, insegnatemi.

Io vi adoro, Cuore del mio Re, coronatemi.

Io vi adoro, Cuore del mio Pastore, custoditemi.

Io vi adoro, Cuore del mio Amico, ac­coglietemi.

lo vi adoro, Cuore del mio Fratello, con voi tenetemi.

lo vi adoro, Cuore d'incomparabile bontà, consolatemi.

Io vi adoro, Cuore tutto amabile, accendetemi.

O mio Gesù, sommo mio Bene, io vi amo, non per le ricompense promesse da voi a chi vi ama, ma puramente per amore di voi medesimo.

«Io vi amo al di sopra di tutte le cose amabili, al di sopra di tutti i piaceri, al di sopra di me stessa e di quanto è fuori di me, protestando in presenza del cielo e della terra che io voglio vivere e morire nel vostro santo amore, puro e semplice, e quando per così amarvi dovessi essere perseguitata, tormentata e sottoposta alla morte, ne sarò contentissima, e dirò sem­pre con san Paolo: Non avvi al mondo creatura che separare mi possa dalla carità del Sacro Cuore di Gesù Cristo, che amo e voglio amare in eterno!»

 

GIORNO VI.

I. Gesù vuole che la divozione al Cuor suo trionfi delle contradizioni per la via di dolcezza e di amore.

- « Il Cuore del nostro buon Maestro vuole gli ossequi e l' amore delle sue creature per libera amorosa e franca volontà, senza constrin­gimento nè dissimulazione: e io sono con­vinta che egli vuole stabilito il suo regno solo colla dolcezza e soavità dell'amor suo, non coi rigori della sua giustizia.

La divozione al sacro Cuore non ama punto di essere sforzata; ma egli vuole insinuarsi nei cuori per la soave unzione della sua carità, a guisa di un olio, o piut­tosto di un balsamo prezioso, di cui l'odore ed il liquido dolcemente si spande. Basta il farla conoscere, e poi lasciare a quel di­vino Cuore la cura di penetrar coll'unzione di sua grazia i cuori da lui destinati per sè. Beati coloro che saranno del bel numero.

Conviene che, tutto si faccia dolcemen­te e soavemente, seguendo le vie che ci verranno da lui aperte; perché al tutto è da tenere dietro all'opera di Dio senza esi­tare nè stancarci, per quanti ostacoli e con­traddizioni ci vengano incontro, essendo egli forte abbastanza e potente per vincere e confondere i suoi nemici, ma insieme tutto dolcezza, umiltà e pazienza.

« I negozi che riguardano immediata­mente la gloria di Dio sono ben differenti da quelli del mondo, nei quali molto bi­sogna lavorare; laddove in quelli di Dio bisogna spesso contentarsi di assecondare la sua ispirazione e poi lasciar operare la grazia, seguedone i movimenti a tutto no­stro potere.

« Dio a tutto sovrasta, e si piace so­vente di servirsi delle minime cose, ed anche delle più spregevoli, perla esecu­zione de' suoi più grandi disegni, sì per ac­cecare e confondere l'umano ragionamento, come per dare a vedere la sua possanza; che può quanto a lui piace, tuttochè non la mostri sempre, non volendo violentare il cuore dell'uomo, ma lasciargli colla li­bertà maggior Merito al premio o al castigo.

Non vi meravigliate punto di tutte le contraddizioni che avrete ad incontrare nello stabilimento del regno, di questo amabilis­simo Cuore...; le difficoltà sono il segno più certo che la cosa viene da Dio, poichè le opere sue non si compiono se non fra le contraddizioni.

« Le suscita il demonio, arrabbiato nel vedere come per questo aiuto salutare avrà egli a perdere molte anime, cui già si te­neva per sue, e come per esso molte gliene furono già rapite e se ne rapiranno di van­taggio, in virtù della onnipotenza di Colui che al tempo segnato volgerà tutte le op­posizioni e contraddizioni a sua gloria ed a confusione de' suoi nemici, servendosi an­che di queste come di sodo fondamento a stabilire così santa divozione.

Non vogliamo però affliggerci se non vediamo presto compiuti i nostri desiderii per la gloria di quel divin Cuore, il quale non ne permette il ritardo se non perchè gusta di vedere aumentarsi i nostri ardori e le nostre sollecitudini, ed anche perchè il fervore di tale amabile divozione, duri più a lungo, accordandoci egli le cose a poco a poco; sebbene per altro io vi con­fessi che egli mi stimola continuamente a farlo conoscere ed amare; e io senza posa me gli offro a questo, affinchè m'immoli e sacrifichi quale sua vittima, secondo tutti i suoi desiderii ed il buon piacere del suo amore.

« Non temiamo le pene ed i travagli da incontrare in questa opera santa; ma più presto riputiamoci avventurati quando egli ci farà degni di patire per un oggetto così eccelso, sia pure in maniera di pene, con­tradizioni, calunnie e dolori; giacchè quanto più io ne trovo, tanto più me ne sento incoraggiare e più nutro speranza che tutto voglia riuscire alla gloria del divin Cuore per la salute di molte anime.

Conviene amare questo sacro Cuore con quanto abbiamo di facoltà e di forze. Sì, conviene amarlo; ed egli stabilirà la sua signoria, e regnerà sovrano malgrado dei suoi nemici e delle loro opposizioni. Egli prenderà dominio e possesso dei nostri cuori, essendo precipuo fine di questa di­vozione il convertire le anime al suo amore.

« Sì, regnerà questo Cuore a dispetto di Satana e dei satelliti suoi. Tale parola mi ricolma di gioia, e forma tutta la mia consolazione.

 

II. La Santa sacrificasi alla gloria del Sacro Cuore.

- « Una volta, dic'ella, stavo in presenza del santissimo Sacramento accesa di desiderio di veder crescere la divozione al Cuore adorabile del Salva­tor mio e, se non erro, mi fu mostrato l'ardore onde bruciano con tanto loro gau­dio i serafini, e fatte udire queste parole: Non ameresti tu meglio di gioire con loro che di soffrir dolori, umiliazioni e dispregi per concorrere allo stabilimento del mio regno nei cuori degli uomini? Al che io, senza esitare, abbracciai la croce, che ve­niami presentata, tutta irta di spini e di chiodi, ripetendo: Ah, unico Amor mio, ben più mi è dolce, ben più io amo patire per farvi conoscere e amare come desidera, se voi mi onorate di tanta grazia, che di vedermene priva per essere uno di questi ardenti serafini!

 

III. Prima festa del sacro Cuore cele­brata in Paray.

- Nelle Memorie con­temporanee si legge: « Giunto il tempo prefisso dal Signor nostro allo stabilimento della divozione al suo sacro Cuore in questa Comunità, egli vi dispose tutti i cuori, si bene cangiandoli, che parve un prodigio, specialmente in quelle che vi era­no più opposte. » - Le religiose di mag­gior virtù aveano sulle prime creduto di doverlo fare per timore di novità. » - Ad esecuzione de' suoi disegni di Mi­sericordia Iddio volle servirsi di suor Mad­dalena des Escures, anziana così osservante, che era stimata una regola vivente, e morì più tardi in odore di santità.

Questa santa religiosa, stata fino allora forte contraria a tale divozione, venne alla Santa l'ultimo giorno dell'ottava del Corpo del Signore, chiedendo l' imaginetta del no­viziato, perchè dicea di voler porla sopra un altarino in coro ed invitarvi le suore ad onorarla. Gioì la Santa della proposta, ma non lasciò trasparire niente lo stupore in che era per tale impresa, attendendone in pazienza la riuscita, nè cessando di pregare e far pregare per ottenerla felice.

Il domani, 21 giugno 1686, destinato ad onorare il divin Cuore, suor des Escures venne con una cassa, dove stese un bel tappeto e su di esso collocò la piccola miniatura chiusa in cornice dorata e adorna di fiori, ponendo il tutto dinanzi la grata con una scritta di propria mano, che învi­tava tutte le spose del Signore a rendere omaggio all'adorabilissimo Cuore di lui.

Così la Santa ebbe la consolazione di vedere svanite in un momento ed in ma­niera tanto ammirabile tutte le difficoltà; ond' ella non finiva di benedirne il Signore e mirava con piacere la premura di ciascuna che ne fosse dipinto al più presto un bel quadro per consolazione di tutta la comunità.

« Qui è l'opera del Signore, diceano quelle che vi aveano contraddetto in addie­tro, e meravigliandosi di così pronto mu­tamento, aggiungevano: Dio è veramente il padrone de' cuori e verifica il detto, tanto spesso ripetuto dalla nostra venerabile Suo­ra, che il Cuor di Gesù regnerebbe a mal­grado da' suoi nemici ».

 

IV. Umile ricorso al divin Cuore.

- « O divinissimo, adorabilissimo e amabilis­simo Cuore di Gesù, eccomi umilmente prostrato dinanzi a voi per adorarvi, bene­dirvi, glorificarvi e riconoscere i diritti del sovrano vostro dominio sopra di me, con­fessando la mia servitù e confermando le protestazioni del mio amore e della mia fedeltà in verso di voi.

« O Cuore santissimo, accoglietemi, poi­chè io sono e voglio essere vostro, non ostante tutte le opposizioni che vorranno suscitarmi contro i miei nemici. Deh non rigettatemi, ma riconoscete per vostro quello che a voi appartiene, ricevetelo, di­fendetelo. Sorreggete la mia debolezza nel vivissimo desiderio che io mi sento di amar voi e di piacere a voi!. Datemi, ve ne prego, le grazie necessarie a farlo perfettamente, ed a poter pregare, operare, patire nella purezza del vostro amore ».

 

GIORNO VII.

I. Disegni amorosi del Sacro Cuore verso quelli che ne abbracciano la di­vozione.

- « Il Signore nostro mi ha fatto conoscere, scrive la Beata, come egli voglia essere conosciuto, amato e adorato dagli uomini, e sia quindi per comunicar loro molte grazie, quando si consacrino alla divozione ed all'amore, del suo sacro Cuo­re. Egli mi va scoprendo tesori di amore e di grazie per le persone che si dediche­ranno e sacrificheranno tutte a render e procurare a lui l'onore, l'amore e la gloria che meglio potranno; ma tesori così grandi che mi è impossibile esprimerlo.

« Egli mi sembra che la gran brama del Signor nostro che il suo sacro Cuore venga onorato da qualche speciale ossequio abbia di mira il rinnovar nelle anime gli effetti della sua redenzione, facendo di questo Cuor divino come un secondo mediatore - vuol dire una nuova manifestazione dell'u­nico nostro Mediatore - fra Dio e gli uo­mini, dei quali si sono moltiplicate le colpe a segno che vi bisogna tutta la virtù di sua potenza per ottener loro misericordia colle grazie di salute e santificazione, cui egli ha si gran brama di loro impartire abbon­dantemente.

« Egli non vuole stabilire il suo nuovo regno fra noi, se non a fine di accordarci più copiose le sue grandi misericordie e le sue preziose grazie di santificazione e di salute. Ma saranno tolte, egli dice, a coloro i quali non ne approfitteranno rendendole vittoriose in sè medesimi; perchè qui si tratta come di preziosa bevanda offertaci dal nostro buon Padre a rimedio ultimo dei nostri mali ».

« Io non potrei darmi a credere che le persone consacrate al divin Cuore periscano, cadendo col peccato mortale sotto la do­minazione del demonio; cioè, se dopo es­sersi a lui dedicate, esse procurino di ono­rarlo, amarlo e glorificarlo quanto possono, conformandosi a tutti i suoi santi insegna­menti.

« Non si dà più breve cammino, alla perfezione, nè via di salute più sicura che l'essere consacrato a questo divin Cuore, per rendergli tutti gli omaggi di amore, di onore, di lode onde noi siamo capaci.

« Penso, e non mi posso tenere dal dir­lo a voi, che il sacro Cuore avrà una partitolar protezione d'amore e d'unione sopra, le comunità che a lui renderanno qualche particolare onoranza.

« L'ardente suo desiderio di spargere a profusione le sue grazie nelle anime lo muove a voler essere conosciuto, amato e lodato dalle sue creature, nelle quali ei vuole stabilire il suo impero, come fonte di ogni bene, a fine di provvedere ad ogni bisogno; e vuole anche per questo che a lui ci rivolgiamo con gran confidenza, e a me sembra che un aiuto dei più efficaci ad ottenere le nostre dimande sia di porgerle interponendo il Sacrificio della Messa, fa­cendone dire tre o cinque ad onore delle cinque Piaghe, in venerdì. Parecchie per­sone, ridotte agli estremi, ne hanno rice­vuto prodigiose guarigioni».

 

II. Promesse divine.

- La Santa scris­se così al padre Rolin gesuita: «Che non posso io raccontare quello che so dell' a­mabile divozione al Cuore di Gesù e sco­prire a tutta la terra i tesori di grazie in esso racchiusi, da spargersi a profusione sopra coloro che la praticheranno? O Pa­dre mio, non omettete niente, ve ne scon­giuro, a fine d'ispirarne il mondo intero.

Gesù Cristo mi ha fatto conoscere in guisa, da non poterne dubitare, come egli volea per opera principalmente dei Padri della Com­pagnia stabilire dappertutto questa solida divozione e formarsi con essa un numero infinito di servitori fedeli, di perfetti amici di figliuoli riconoscenti. I tesori di benedi­zioni e di grazie, che il sacro Cuore vi accoglie sono inestimabili; nè si dà, che io sappia, nella vita spirituale pratica divota più opportuna di questa per sollevare in breve le anime alla più alta santità e far loro gustare le veraci dolcezze che si tro­vano in servire a Dio. Sì, lo dico a sicurtà, se altri sapesse quanto Gesù Cristo se ne compiace, non vi sarebbe cristiano, si poco amante di questo amabile Salvatore, che non la praticasse all' istante. Fate che l'ab­braccino le persone religiose, e ne saranno così aiutate che non vi bisognerà più altro a ridestare il fervor primitivo e la più esat­ta osservanza nelle comunità meno regolate, e portate le meglio regolate al colmo della perfezione.

« Il divino mio Salvatore mi ha fatto intendere, come le persone occupate in cercar la salute delle anime avranno l'arte di toccare i cuori più indurati, e faticheranno con meravigliosa riuscita, quando sieno com­prese di una tenera divozione al suo sacro Cuore.

Le persone secolari poi troveranno cosi ogni soccorso necessario allo stato loro, cioè la pace nelle famiglie, il sollievo nei travagli, le benedizioni celesti in tutte le loro imprese, la consolazione nelle loro miserie, un luogo certissimo di rifugio in questo Cuore adorabile durante la vita, ma principalmente all'ora della morte. Deh quanto è dolce il morire, dopo nudrita co­stante divozione al Cuore di Quello che ci dee giudicare!

« Insomma è chiaro non esservi al mondo persona che da un amore di perfetta gratitudine mostrato a Gesù Cristo con onorarne il sacratissimo Cuore, non sia per conseguirne ogni sorta di celestiali aiuti ».

 

III. Dall'unione del sacro Cuore si attinge fervore in servire a Dio.

- In una lettera della Santa si legge: « Quanto alla vostra pena del sentirvi languida nel servire a Dio, egli sembra mi ponga in pensiero che vi dica di non turbarvene punto, ma che per soddisfarlo in questo avete solo ad unirvi in ogni vostro fatto al sacro Cuore; il che vi serva in principio di disposizione, in fine di soddisfazione. Non potete, per esempio, far niente nell'o­razione? contentatevi di offerir quella che questo divin Salvatore fa per noi nel suo Sacramento, presentando i suoi ardori in riparazione delle vostre tiepidezze, e dite in ciascuna delle vostre azioni: Dio mio, voglio fare o patir questo nel sacro Cuore del vostro divin Figliuolo e secondo le sue sante intenzioni, che io vi offro a rimedio di quanto hanno d'impuro e d'imperfetto le mie. E così nel rimanente. Quando v'in­colga qualche pena, mortificazione o affli­zione, dite a voi stessa: Prendila, che il sacro Cuore t' invia per unirti a lui. Ma fate sopra tutto di conservare la pace del cuore, che vale più di tutti i tesori immaginabili; ed il mezzo di conservarla sta in non aver più Volontà, mettendo quella del divin Cuore in luogo della nostra, per lasciarlo volere per noi tutta quello che a lui sarà di maggior gloria, contenti di sottometterci con il santo abbandono. E questo amabil Cuore a tutto supplirà che possa mancare da parte vostra, perchè amerà Dio per voi, e voi lo amerete in lui e per lui ».

 

IV. Atto di pura intenzione.

- Io mi offro tutto a voi, o Cuor di amore con in­tenzione che tutto il mio essere, la mia vita, i miei patimenti sieno per amarvi, onorarvi nel tempo e nell'eternità, Vi amo, o Cuore tutto amtabile, come il sommo mio bene, tutto il mio bene, tutta la mia gioia, solo degno dell'amore di tutti i cuori. Potesse il mio incenerirsi per l’ardore e veemenza di tale amore, pel quale io rinnovo con tutta l'anima tutte le offerte che vi ho fatto di me stesso! Guardatemi dal dispia­cervi, e fatemi fare - quello che più a voi piaccia. O Cuore sorgente del puro amore, che non sono io tutto amore per amarvi, tutto spirito per adorarvi! Fate adunque che io non possa, ve ne supplico, amare che voi, in voi e per voi; la mia memoria non ricordi che voi, non abbia io più mente che per conoscere voi, non più volontà nè affetto che per amar voi, non più lingua che per lodar voi, non più occhi che per mirare a voi, non più mani che per servire a voi, non più piedi che per cercar Voi, a fine che io possa un giorno amar voi senza timore di perdervi nella beata eternità. Amen ».

 

GIORNO VIII.

I. Il sacro Cuore domanda riparazio­ne della ingratitudine degli uomini a lui più penosa della Passione.

- Un giorno che stava esposto il Santissimo, la Santa ne ricevette una grazia singolare, da lei così narrata:

« Dopo sentitami ritirar tutta dentro di me per uno straordinario raccoglimento delle mie potenze, Gesù Cristo mio buon Mae­stro mi si presentò tutto folgorante di gloria colle sue cinque piaghe brillanti come al­trettanti soli; da quella santissima Umanità sgorgavano fiamme per ogni parte, sopra tutto dall'adorabile petto, che sembrava una divampante fornace. Apertolo, egli mi sco­perse il suo divin Cuore, vivi sorgente di quell'incendio; e fu allora che mi svelò le ineffabili meraviglie del puro amor suo, e dell'eccesso onde aveane amato gli uomini, dai quali riportava sola ingratitudine. Que­sta, diceva egli, mi è più penosa di quanto soffersi nella mia passione. Se eglino ren­dessero qualche ricambio al mio amore, poco io stimerei ciò che ho fatto per loro e vorrei, se fosse possibile, patir ancor maggiormente, ma essi hanno sola freddezza per me, ed alle mie premurose tenerezze non corrispondono se non che con ripulse. Dammi tu almeno il contento di supplirne all’ingratitudine quanto potrai? E rimo­strando io la mia impotenza, egli rispose: Eccoti con che sovvenire ad ogni tuo di­fetto. E in quella, dal Cuore che si aperse uscì ad investirmi una fiamma così ardente e penetrante che io pensava di rimanerne consunta; e non potendola più sostenere, pregava lui di pietà per la mia debolezza. Io sarò tua forza, disse egli, non temere di niente, ma attendi alla mia voce e a ciò che io ti chieggo per compiere i miei di­visamenti ».

Più tardi un nuovo lamento del Cuore di Gesù venne arrecando con queste parole una specie di supplizio a quello si tenero della Beata: « Io provo una sete ardente di essere amato dagli uomini nel santissimo Sacramento, e non trovo quasi persona che si adoperi conforme il mio desiderio a dis­setarmi, usando verso di me un qualche ricambio! »

 

II. La Santa è scelta vittima in ripa­razione degli oltraggi fatti al divin Cuore.

- « Questo Salvatore apparso un giorno alla sua schiava, mi disse: Cerco una vit­tima pel mio Cuore, la quale voglia sacri­ficarsi come ostia di immolazione a compi­mento de' miei disegni. - Io sopraffatta dal sentimento di quella sovrana Maestà, me gli prostesi similmente a' piedi, presen­tando parecchie sante anime che poteano fedelmente corrispondere ai suoi intendi­menti. No, rispose l'amabile Salvatore, non voglio altri fuori di te; perciò ti ho scelta. Allora scoppiando in lacrime, io replicai che ben sapeva egli esser io una peccatrice, e le vittime richiedersi innocenti: non aver io, a dir vero, altra volontà che la sua, ma non potermi risolvere a far altro che gli ordini della Superiora. A questo egli consentì.

Un' altra volta dal cuore della Santa e­ruppe questo grido: « Che non avete fatto voi, o Signore, - per guadagnarvi i cuori de­gli uomini? eppure essi ve li negano e ben sovente ve ne discacciano! - È vero, fi­gliuola mia, rispose il divino Maestro, l'a­mor mio mi ha fatto sacrificare tutto per loro senza che io ne riceva un ricambio; ma io voglio che supplisca tu alla loro in­gratitudine pe' meriti del mio sacro Cuore. « Ecco ciò che il mio divino Signore mi ha fatto intendere, scrive ancora la Santa: Io voglio che il tuo cuore mi sia un rico­vero dove mi raccoglierò a consolarmi, quando i peccatori mi perseguiteranno e ri­getteranno da sè. Allorquando io ti farò conoscere che la divina Giustizia è irritata contro di loro, tu mi verrai a ricevere nella santa comunione; e postomi sul trono del tuo cuore, mi adorerai prosternandoti sotto i miei piedi. Poi mi offrirai all' eterno mio Padre, come io t' insegnerò, per placare la giusta sua collera, e piegare al perdono la sua misericordia. Un' anima giusta può ot­tener perdono a mille peccatori ».

 

III. I peccatori del mondo e le anime a Dio consecrate concorrono ai patimenti del divin Cuore.

- Dopo la santa comu­nione, il mio Sposo divino mi si presentò sotto la figura di Ecce Homo, carico della sua croce, tutto coperto di lividure e di piaghe, grondante sangue da ogni parte, e con voce mesta e dolente, mi disse: E non vi sarà persona che mi abbia pietà e vo­glia patir meco partecipando al mio dolore nello stato lagrimevole in cui mi pongono i peccatori?

« Un'altra volta, in tempo di carnevale, parmi che questo Cuore caritatevole, mi domandasse, se gli volessi far compagnia sulla croce nei giorni ch' egli vi era sì de­relitto, per la smania che avevano gli uomini dei godimenti; così potrei per le amare amarezze ch'egli mi farebbe gustare, addol­cire in alcun modo quelle che i peccatori versavano pei loro divertimenti nel sacra­tissimo suo Cuore: e così dovei gemere senza posa con lui per ottenere misericor­dia, affinché i peccatori non arrivassero al colmo, e Dio perdonasse ai peccatori in grazia dell'amore che porta a quel Cuore amabilissimo.

« Un giorno il Signor nostro, scopren­domi l’amoroso suo Cuore tutto straziato e trafitto. Ecco, mi disse, le ferite che io ricevo dal mio popolo eletto. Gli altri si contentano di percuotere sul mio corpo, questo mi trasverbera il Cuore, che non ha mai cessato di amarlo!

Il Signore mi si presentò ancora co­perto di piaghe, con tutto il corpo sangui­narite, il Cuore tutto straziato dal dolore e la persona come tutta spossata. Io me gli prostesi a' piedi col gran timore che mi si era impresso nell' anima, non osando dirgli niente. Ed egli a me: Ecco a che mi riduce il mio popolo eletto, che destinato a pla­care la mia collera, invece mi perseguita segretamente.

Io non posso esprimere quanto ciò mi desse a patire. Nelle sue lassitudini egli mi si presentava, quando io ne avessi un momento, dicendo di baciare le sue piaghe per raddolcirne lo spasimo » .

 

IV. Preghiera di riparazione.

- O Cuore sacratissimo! voi meritate le affezioni e 1' amore di tutti i cuori da voi sì diletti, amati e beneficati infinitamente; eppure non avete che freddezze e ingratitudini, soprat­tutto dal mio, meritevole giustamente della vostra indignazione. Ma come voi siete un Cuore di amore, così siete anche un Cuor di bontà, del quale io voglio prevalermi a mia riconciliazione e perdono. Ah Cuore dolcissimo, se il dolore e la vergogna di un cuore che riconosce i suoi falli può soddisfarvi, perdonate a questo mio le sue infedeltà e la trascuranza di piacervi col suo amore. Cuore del mio Dio, Cuore san­tissimo, Cuore a cui solo appartiene il perdono dei peccatori, perdonate, ve né prego a questo povero cuore miserabile. Tutte le mie potenze si collegano a farvi con ogni umiltà conveniente ammenda e ri­parazione d' onore.

O Cuore del mio Gesù, ora vi rimetto e dono tutto il mio ambre colla Sua sorgente, che è il mio cuore; e l'uno e 1' altro vi consacro irrevocabilmente, sebbene con gran confusione dell'avervi sì a lungo negato i vostri beni.

Supplico i serafini ardenti di offerire al mio Dio i loro santi ardori a riparazione. del poco amor mio e di tutte le altre crea­ture ». 

GIORNO IX.

I. La Comunione riparatrice.

- « Il mio divin Salvatore, dice la Beata, mi or­dinò di comunicare il venerdì primo d' ogni mese, a fine di riparare quanto era possibile gli oltraggi da lui ricevuti durante il mese precedente nella santissima Eucaristia.

Uno di questi venerdì, nella santa comunione ei disse queste parole alla in­degna sua schiava, s' ella non s'inganna: Io ti prometto nell'eccesso della misericor­dia del mio Cuore, che l'amor suo onni­potente concederà la grazia della penitenza finale a tutti quelli che per nove continui primi venerdì del mese si comunicheranno che essi non morranno nella mia disgrazia, nè senza ricevere i sacramenti, ed esso si renderà loro asilo sicuro nell'ora estrema ».

Ella sperimentò anche sovente la virtù prodigiosa della comunione riparatrice ap­presso il divin Cuore; e così ella scrive essersi un giorno intesa dire: « Mira, o figliuola, i mali trattamenti arrecati a me da quest' anima che viene a ricevermi; essa rinnovella i dolori tutti di mia passione! Io me gli gettai appiedi compresa di spavento e di dolore, bagnandoli delle mie lacrime che non potea ritenere, e dicendo o Signor mio e mio Dio, se vale la mia vita contro queste ingiurie, quantunque le mie fatte a voi sofferire sieno mille volte più grandi, eccola! Io sono vostra schiava; fate di me tutto quello che a voi piacerà. - Voglio, egli rispose, che allorquando io ti darò a conoscere i mali trattamenti che ricevo in quest'anima, tu dopo avermi ri­cevuto, ti postri a' miei piedi per farvi onorevole ammenda al mio Cuore, offeren­do però al mio Padre il sanguinoso sacri­ficio della croce e tutto il tuo essere in omaggio al mio e in riparazione delle inde­gnità sofferte da me in qual cuore.

Io rimasi colpita da stupore udendo somiglianti parole di un'anima, lavata po­c'anzi nel sangue prezioso di Gesù Cristo; ma la medesima voce tornò a dirmi: Non è già ella in peccato, ma la volontà di peccare non è ancora uscita dal suo cuore; il che ho io più in orrore che l'atto stesso dei peccato, essendo questo un applicar per dispregio il mio sangue sopra un cuore corrotto, a misura che la volontà al male è radice di ogni corruzione. A tali parole io soffersi pene grandi, chiedendo senza cessare misericordia da nostro Signore, il quale mi disse un giorno di Pasqua dopo la comunione: Ho ascoltato i tuoi gemiti ed inclinato la mia misericordia su di quel­' l'anima. Il che molto mi consolò ».

 

II. L'ora santa.

Nostro Signore, chie­dendo alla santa Margherita la comunione del primo venerdì, le aveva ordinato ancora di passare un'ora della notte dal giovedì al venerdì per orare l'agonia del suo sacro Cuore. Ecco le parole di lui: « Ti comunicherai ogni venerdì primo del mese; ed ogni notte dal giovedì al venerdì io farotti partecipare alla mortale tristezza da me voluta soffrir nel Getsemàni; la quale tristezza ti ridurrà, senza che tu lo possa comprendere, ad una specie di agonia più dura a sopportare che la morte. E per ac­compagnarmi nell'umile preghiera da me già offerta al Padre, ti leverai fra le undici e le dodici e prostrerai col volto a terra, sia per placare la collera divina implorando misericordia, sopra i peccatori, sia per ad­dolcire in qualche maniera l'amarezza mia nell' abbandono degli apostoli, la quale mi costrinse a rimproverarli di non poter Ve­gliare un'ora con me. Durante quest' ora tu farai com' io t'insegnerò ».

Tal è la prima rivelazione sull'ORA SAN­TA, esercizio, comē si vede, di orazione vocale o mentale, in omaggio al Cuor di Gesú nelle supreme sue angoscie durante la notte della passione. Al presente per fa­cilitare così bella pratica, arricchita di in­dulgenza plenaria, si può scegliere a piacere un'ora della sera dal giovedì al venerdì. Le seguenti parole della Beata potranno servire di pascolo 'alle anime divote.

Considerando attentamente l'oggetto unico del mio amore, nell'orto degli Ulivi immerso nella tristezza e nell'agonia di un dolore rigorosamente amoroso, e senten­domi forte stimolare dal desiderio di par­tecipare alle dolorose ambascie di lui, egli mi disse: Quivi ho io più sofferto interior­mente che in tutto il resto della mia pas­sione, vedendomi nell'abbandono universale del cielo e della terra, carico dei peccati di tutti gli uomini; con questi sono apparso innanzi alla santità di Dio il quale, non riguardando alla mia innocenza, mi ha tra­volto nel suo furore, facendomi bere il calice contenente tutto l'amarissimo fiele della sua giusta indignazione, come dimen­tico del nome di Padre per sacrificarmi alla giusta sua collera; non vi è creatura vale­vole a comprendere la grandezza dei tor­menti sofferti allora da me; della medesima natura di quelli che prova l'anima peccatrice dinanzi al tribunale della divina Santità, che si aggrava tremenda sopra di essa, la conquassa, la opprime, la inabissa nel suo giusto furore ». 

III. Altre pratiche volute da Gesù in onor del suo Cuore.

- Leggiamo nella vita della Santa, con' ella fra le sue novizie aveva introdotto la pia usanza che si po­trebbe dire il germe dell' associazione della Guardia d'onore del sacro Cuore. Raccomandava loro di esser fedeli in ricordarsi, al suono dell'orologio, dell'ora e del mo­mento avventurato nel quale venne per ope­ra dello Spirito Santo formato nel seno purissimo di Maria Vergine quel Cuore adorabile, aggiungendo alcune, parole di ringraziamento al divin Cuore per la sua carità infinita verso tutti gli uomini.

Gesù anche avea raccomandato di pro­pagar gli abitini del sacro Cuore, e la Santa scrivevae ad una superiora così: « Io mi sento proprio spingere a dirvi in nome del nostro Maestro, com' egli desidera che fac­ciate incidere l'immagine del suo Cuore, affinchè chi vorrà in qualche speciale maniera onorarlo, possa, tenerne immagini in casa ed altre piccole da portarsi addosso.

Così ella scriveva intorno a varii uffici dal Signore voluti ad onor del suo Cuore. « Suora N. si travaglia di non potere niente pel sacro Cuore: ma egli le ha dato il suo ufficio' di Mediatrice per chiedere al Padre di far conoscere questo sacro Cuore, allo Spirito Santo di farlo amare, alla beata Ver­gine di adoperarsi a fine che quanti si vol­geranno ad esso sentano gli effetti del suo potere. Una egli ne desidera per lo stesso ufficio anche tra voi, ma la vuol tirata a sorte, e felice la chiama, poichè anch' egl si farà. suo Mediatore. Voi la potrete cam­biare ogni anno.'

« lnoltre egli domanda una Riparatrice ché a' Dio chieda umilmente perdono di tutte le ingiurie a lui fatte nell' augusto Sa­cramento dell'altare. Questa potrà umil­menie confidare che anch' egli otterrà grazia e perdono per lei. La cangerete come la precedente. Oficio vostro poi sarà di offe­rire quanto farassi di bene a suo onore e secondo i suoi sentimenti ». 

IV. Atto di amorosa contrizione.

- O sacratissimo e -adorabilissimo Cuor di Gesù, eccomi umilmente prostrato innanzi a voi can cuore contrito e penetrato di vivo dolore dell'avervi si poco amato e offeso tanto co' miei traviamenti, ingratitudini, per­fidie ed altre infedeltà, onde tni sono reso indegno della vostra misericordia e di tutte r le grazie e favori del puro amor vostro. O Cuor di Gesù mio Salvatore, esercitate in me tale ufficio che vi costa sì caro e non perdete il frutto di tante pene e di una morte tanto dolorosa, ma onoratela nella mia salute, affinchè, il mio cuore amar vi possa, lodare e glorificare in eterno. Se la vostra giustizia lo condanna come indegno di perdono, e si appella al tribunale del­l'amor vostro, pronto a sofferirne tutti i ri­gori anzi che venir privo un sol mbinento di amarvi. Tagliate, spezzate, bruciate; bar sta che io vi ami. Non mi rispa'i~iate nè ;corpo nè vita, quando si tratti della vostra 1Qri4. Vostra sono, 9 d vinQ amabilissimo Cuore; operate dunque la mia salute, ve ne supplico, nè mi abbandonate a me stesso, castigando i miei peccati con novelle rica­dute l Ah mille morti piuttosto che offender voi, voi ch'io amo - mille volte più della mia vita! 

GIORNO X.

I. Divine larghezze del sacro Cuore verso le anime zelanti della sua gloria.

- In quasi ogni pagina di lettera della Santa s'incontrano le più dolci promesse delle ricompense riserbate dal Signor nostro a quelli che abbiano zelo della gloria del suo divin Cuore.

Questo zelo, ella dice, è la via più certa di entrare nell'amicizia di questo amabilissimo Cuore, d'insinuarsi bene addentro nelle sue buone grazie, d'attirarsi ognora più la pienezza del suo puro amore, di con­ciliarsene le divine tenerezze, di essere nel novero de' suoi veri amici più cari, più di­letti più favoriti, di venir mirato come oggetto delle sue compiacenze, di rendersi al suo cospetto come un profumo di soavità.

Il sacro Cuore del nostro dolce Mae­stro non lascerà senza premio il vostro zelo di farlo conoscere, amare ed onorare; e poi io stimo esser sempre grande ricom­pensa, quando egli ne giudichi degni di servirlo in qualche cosa. Piacere a lui basta per ogni ricompensa. Date gusto a quel sacro Cuore, il quale ve ne procurerà di grandi per l'eternità.

Oh beati coloro di cui egli si sarà servito a stabilire il suo regno! Giacché mi sembra esser lui come un re non inteso a dar ricompensa mentre fa conquiste e de­bella i propri nemici, ma bensì allora che regna vittorioso, assiso in trono. L'adora­bile uore di Gesù vuol fondare in ogni cuore il regno del puro amor suo; abbat­tendo e distruggendo quello del demonio; e mi pare ch' egli ne abbia sì gran desi­derio da promettere magnifiche ricompense a tutti quelli che di buona volontà vi daranno mano a tutto potere, secondo i lumi e le forze che egli loro fornirà.

Deli quante grazie di santificazione e salute ha quel divin Cuore diffuse sopra i divoti della sua festa, e con quanto ardore replica egli le promesse già fatte in favore loro di non lasciarli perire!

Se sapeste quanto merito e quanta gloria è posta nell'onorare l' amabil Cuore dell'adorabile Gesù, e quale il premio da retribuirsi a quelli che dopo essersi tutti a lui dedicati, cercheranno unicamente di onorarlo! Si, e mi sembra che questa sola intenzione, darà più merito e gradimento alle loro azioni innanzi a Dio di quanto altro potrebbero fare senza di essa in tutto il rimanente.

Questo divin Cuore vi ricompenserà non pure nella vostra persona, ma ben an­che in quella dei vostri parenti e di tutti gli altri che vi stanno a cuore, che saranno da lui riguardati con occhio favorevole e pieno di misericordia, pronto a soccorrerli e proteggerli in ogni cosa, purchè a lui si rivolgano con fiducia, serbando egli eterna memoria di quanto essi faranno a gloria sua.

« E dovete credere che questo Cuor sa­cratissimo serberà memoria e compiacimento per tutta l'eternità di quello che voi avrete fatte per lui; di modo che quando aveste sofferto i tormenti tutti dei martiri, vi tro­vereste tuttavia troppo bene ricompensata, anche solo per lo gran numero di anime ch'egli vuole per questa via ritrarre dalla perdizione.

« Sembrami che il sacro Cuore mi abbia dato a vedere in lui descritti i nomi di pa­recchie persone, a merito del loro gran de­siderio di farlo onorare: e per questo egli non permetterà mai che ne sieno cancellate. Ma non mi disse punto che tanti amici non avranno croci, mentre vuole anzi che fac­ciano consistere il maggiore onor loro gustare delle sue amarezze.

« Intrattenendosi egli colla meschina sua schiava le mostrò e fece intende, come volesse formarsi una corona delle dodici anime a sè più care, che gli avessero pro­curato maggior gloria quaggiù, e sarebbero perciò tenute come dodici stelle brillanti intorno al sacro Cuore.

Infine la Santa termina nel seguente mo­do il racconto della preziosa grazia che ebbe di vedere gli angeli presentare al di­vin Cuore altri cuori che si portavano in mano: « Ve ne erano parecchi i cui nomi rimasero impressi a lettere d'oro in quel Cuore sacratissimo, nel quale alcuni s'im­mersero e inabissarono con avidità e pia­cere scambievole, dicendo: in questo abis­so di amore è fissa la nostra dimora ed il nostro riposo per sempre. E tali cuori erano appunto di quelli che maggiormente aveano dato opera in far conoscere ed amare quello del nostro divino Signore ». 

II. Il sacro Cuore è albero di vita i frutti del quale debbono distribuirsi al mondo intero.

- « Il Salvatore adorabile mi ha fatto vedere la divozione al suo divin Cuore come un bell'albero destinato a ger­minare e mettere radici nel nostro Istituto (della Visitazione), per estendervi di mano in mano i suoi rami a tutte le case, affin­ché ciascuna ne potesse cogliere i frutti a suo grado e secondo suo gusto; sebbene con abbondanza ineguale, da proporzio­narsi alla fatica, come il profitto alla buona disposizione di quanti, se ne nutriranno. Ma questi sono frutti di vita e di salute eterna, che debbono rinnovare in noi lo spirito primitivo di nostra santa vocazione. Pare a me che la gloria accidentale del no­stro santo Padre e Fondatore (Francesco di Sales) non si è mai tanta aumentata quanto per questa devozione. Il sacro Cuore però vuole che le religiose della Visitazione distribuiscano, i frutti di quest'albero celeste a tutti coloro che brameranno man­giarne; perchè ha di mira, come lo ha fatto intendere alla indegna sua schiava, di ri­donare così a molti la vita, ritraendoli dal cammino di perdizione, abbattendo la si­gnoria del demonio nelle anime, per fon­darvi quella dei suo amore, che non ne lascerà perire alcuna di quelle a lui consa­crate per reridergli l’ossequio e l’amore di sincera e franca volontà, e procurargliene dagli altri a misura delle loro forze. Nè qui egli vuole arrestarsi ma più vasti an­cora sono i suoi intendimenti, solo esegui­bili dalla sua onnipotenza, la quale può tutto quello che vuole.

Il Cuore adorabile di Gesù, se io non m'inganno, fa gustare compiacenze ineffa­bili al nostro santo Fondatore, stabilendo la sua devozione nel nostro Istituto, di cui egli si vuol rendere il sostegno e la difesa. Quante benedizioni e quante grazie si è proposto il divin Cuore di spargere sul nostro caro Istituto, e particolarnente nelle case che a lui procureranno maggior gloria ed onore!

Quelle che si metteranno sotto l'ado­rabile sua protezione goderanno in abbon­danza del tesoro delle sue grazie santifi­canti, e per l'unzione della carità sua e per la soavità dei suo santo amore. Ma o Dio mio, troppo è grande questo amore e pieno oltremodo di misericordia!

« Quanto siamo noi obbligati al divin Cuore; dappoichè egli si degna servirsi di noi a farlo conoscere ed amare l Ben felici saremmo noi, se potessimo dare la vita per procurare la gigria di questo amabilissimo Cuore! » 

III. Avvisi della Santa alle sue novi­zie sullo stabilimento dalla divozione al sacro Cuore.

« Mi sembra che colle vo­stre umili pratiche ad onore del Cuor di Gesù Signor nostro ve ne siate guadagnate le buone grazie, e con mantenervi ad esse fedeli arrechiate a lui piacere così grande da rendervi oggetto delle sue amorose com­piacenze, e lo contentiate in più di quanto potreste mai fare nel rimanente; perchè de­sidera l'amabilissimo suo Cuore di essere conosciuto, amato ed onorato. Laonde voi non potreste arrecargli gusto maggiore che nello spendervici a tutto vostro potere. E mi sembra essere, sua volontà l'assicurarvi da sua parte, ch'ei non vi lascerà cadere nella disgrazia del suo sacro Cuore, il quale tanto si piglierà cura di voi quanto voi vi confiderete ed abbandonerete a lui; Egli a voi penserà, quando voi vi dimenticherete di voi. Ma sopra tutto egli vuole che siate umili di cuore come lui, e sempre ardenti in carità.

« È vero, sorelle mie dilettissime, voi siete ben obbligate, ma particolarissima­mente, a nostro Signore Gesù Cristo, ­dacché i nomi vostri sono segnati nel suo sacro Cuore per eccesso dell'amor suo. Ma voi siete ancora in libertà di cancellarneli. Guar­datevi bene che non vi accada sì grave disgrazia, la quale potrebbe solo essere a cagione del peccato mortale, dopo esservi distolte voi ed allontanate da questo divin Cuore, che non vi respingerà mai da sè prima che non 1' abbiate disprezzato e di­menticato voi. Io spero che voi tutte gli sarete così fedeli, e vi terrete guardinghe siffattamente che tanta sventura non v'incoglierà; anzi voi verrete ognora più insinuandovi nell'a­micizia di lui, a fine che egli vi consumi nelle più pure sue fiamme e vi accolga in morte a sè. Ma tanto non avverrà se non dopo aver noi combattuto per tutta la vita. Bisogna esser dunque risolute a tutte fare, a tutto patire, senza stancarci, perchè i tepidi e fiacchi sono rigettati ».

 

IV. Aspirazioni al divin Cuore.

« O divin Cuore di Gesù, vivente nel Cuore di Maria, io vi supplico ardentemente di vivere e di regnare in tutti i cuori e di consumarli col puro amor vostro.

O Cuore generosissimo, siate tutto il nostro tesoro e la sola nostra sufficienza!

O Cuore amantissimo e desiderabilissimo, insegnateci ad amarvi ed a non desi­derare che voi. Distruggete in noi il regno del peccato e stabilitevi quello della virtù, affinchè la vostra imagine rimanga piena­mente compiuta nelle anime nostre, e sieno esse ornamento un giorno della vostra ce­leste magione. Cosi sia ». 

GIORNO XI.

I. L'anima purificata nel divin Cuore.

- « Il mio sovrano Signore, scrive la San­ta, mi presentò, nel primo giorno del mio ritiro in solitudine, il suo sacro Cuore come una fornace d'amore, dove io mi sentii gittata e compresa tosto ed infuocata di così vivi ardori, che parevami andarne incenerita; e udii queste parole: Ecco il divino purgatorio del mio amore, dove bi­sogna purificarti nel tempo di questa via purgativa; appresso io ti farò trovare un soggiorno di luce, e poi di unione e di trasformazione ».

Gli ammaestramenti della Santa rispon­deano al lume onde 1' anima sua era inon­data: « Entrate, dicea, in questo Cuor sacratissimo come in una fornace d'amore, per mondarvi di ogni macchia e bruttura da voi contratta, e per consumarvi questa vita di peccato, a fine di rivivere a quella della grazia e del puro amore che appieno vi trasformerà in sè medesimo.

« Bisogna che ci consumiamo tutti, senza eccezione nè remissione, in questa fornace ardente del sacro Cuore dell' adorabile nostro Maestro, donde ci conviene non uscire giammai; e dopo avervi perduto il nostro cuore di corruzione tra quelle fiamme divine del puro amore, ci bisogna prenderne uno tutto nuovo che ci faccia ormai vivere di una vita tutta nuova, con pensieri, ed af­fetti tutti nuovi, con operazioni tutte nuove in purezza e fervore in ogni nostro atto; cioè bisogna che non viviamo più di noi stessi, ma questo divin Cuore sostituiscasi ai nostri, viva egli solo ed operi in noi e per noi; la volontà sua tenga la nostra tal­mente annientata che possa operare senza resistenza da parte nostra; insomma i suoi pensieri, i suoi affetti, i suoi desiderii stiano in luogo dei nostri, ma sopratutto il suo amore, che amerà lui in noi e per noi. E così essendoci questo Cuore amabilissimo tutto in tutte le cose, potremo dire con san Paolo di non vivere più noi, ma egli in noi.

« Ah quanto è dolce l'amarlo per amor di lui solo! Conviene amare questo divin Cuore in modo che noi non viviamo più nè respiriamo, se non con lui e per lui.

« Ma conviene amarlo tanto in questa vita, che noi veniamo a farci una medesima cosa con lui, affinchè non ne possiamo es­ser mai separati. Solo il puro amor suo ci deve possedere, farci operare e patire. Ab­bandoniamo dunque senza ritegno i nostri ai suoi ardori, a fine di amarlo con tutto 1' essere donatoci da lui sì che tutto sia sommesso, a tutto si pieghi, tutto ubbidisca a questo divino amore.

« Amiamo adunque, ma amiamo senza eccezione; diamo tutto e tutto sacrifichiamo per conseguire un tanto bene, e tutto avremo possedendo il sacro Cuore del Signor no­stro Gesù Cristo. Amiamolo di tutte le no­stre forze, e diamo tutto al suo amore, a fine che egli ci consumi e purifichi ne' suoi più vivi ardori. Deh possiam noi eternamente bruciare nell' ardente fornace di questo divin Cuore!

« Tante grazie ricevute sono come al­trettante fiamme ardenti del suo puro amore, le quali ci debbono di continuo far bruciare di perfetta riconoscenza e di corrispondenza fedele ai disegni di lui.

« Ah perchè non bruciamo noi di que­sto fuoco divino, da lui arrecato in terra? Si, questo ci deve consumare. Ed io voglio porre ogni mio esercizio in amare e bru­ciare fra, questi santi ardori, e il sacro Cuore sarà l’altare dei nostri sacrificii.

« Il nostro cuore è fatto solo per Iddio.

Guai a lui, se si contenta di meno che di Dio, o se lasciasi bruciare da qualche altro fuoco che del puro amore di lui!

« Se sapeste quanto è dolce l'amar Dio, non vi sarebbe niente che non si sofferisse di buon grado per aver questo santo amore!

 

II. Il sacro Cuore elegge la Beata come altare sul quale arda il fuoco del suo amore.

- Nostro Signore, così ella, mi onorò di una delle sue visite, dicendo­mi: Sai tu bene a qual fine io ti comunico le mie grazie così abbondantemente? Egli è per renderti come un santuario dove il fuoco del mio amore arda continuamente. Il cuor tuo è come un sacro altare a cui non si accosti niente di macchiato. Io ti ho scelta per offerire all’eterno mio Padre ar­denti sacrificii, coi quali placare la sua giu­stizia e rendergli una gloria infinita per 1' offerta che in tali sacrifici tu gli farai di me, unendovi quello del tuo essere, a fine di onorare il mio. Dopo questo tempo io confesso che sentiva nel mio cuore un fuoco sì ardente e sì violento, che avrei pure vo­luto comunicarlo a tutte le creature, affinchè ne fosse amato il mio Dio. 

III. Vita di sacrificio, di abbandono e di amore nel Sacro Cuore.

- La Santa scrisse così a persona decisa di abbracciare la devozione al Cuor di Gesù: « Io non dubito punto che il divin Cuore abbia caro assai il sacrificio che gli volete fare; di voi per essere tutta sua con fare e patire tutto per suo amore, a fine di poter vivere in lui, conforme il suo desiderio, una vita di sa­crificio, di abbandono di amore; di sacri­ficio di quanto vi è più caro e più vi co­sterà: di abbandono, totale di voi medesima alle cure dell' amorosa sua condotta, pren­dendo lui a vostra guida nella via di salute; e voi non farete niente senza domanda­re il suo soccorso e la sua grazia, la quale, io spero, egli doneravvi a misura della fiducia che porrete in lui. Inoltre noi dobbiamo vivere di quella vita di amore che a lui ci unisca per via di amore alla nostra abbiezione ed al nostro annienta­mento, per conformarci interamente al suo stato di sacrificio, di abbandono e di amore nel santissimo Sacramento, ove l'amore lo tiene fisso come una vittima del tutto ab­bandonata in continuo sacrificio per la gloria del suo Padre e per la nostra salute; rife­rite tutto a sua gloria; fermate la vostra dimora nel Cuore amabilissimo di Gesù, e vi troverete una pace inalterabile e la forza di effettuare tutti i buoni desiderii ch' egli v'ispira e di non commettere, colpe volon­tarie, Portatevi. tutte le vostre pene ed amarezze; poiché tutto quello che viene da questo Cuor sacratissimo è dolce e cangia tutto in amore ».

 

IV. Domanda al sacro Cuore di Gesù.

- « Mettetemi, o dolce mio Salvatore, nel sacro vostro costato e nel vostro adorabile Cuore, che è fornace ardente di puro amore, ed, eccomi in sicuro. Io spero che voi mi v'introdurrete, o Gesù mio e mio sommo Bene. Io eleggo il vostro sacratissimo Cuore per mia dimora, a fine che sia egli mia forza nei combattimenti, sostegno nella mia debolezza, mia luce e mia guida nelle tenebre, il riparatore di tutte le mie mancan­ze, il santificatore di tutte le mie intenzioni ed operazioni, le quali io unisco alle vostre, e ve le offro perché mi servano di continua disposizione a ricevervi. Così sia ». 

GIORNO XII:

I. Il Cuore di Gesú fonte di santità.

- « L' adorabile Cuore di Gesù deve es­sere il santificatore e consumatore dei nostri coi santi ardori del puro amor suo.

« Oh bisogna che amiamo di tutte le forze nostre il Cuor di Gesù per quanto ce ne voglia costare! Bisogna che, ci santifichiamo a qualunque prezzo: e poiché egli è Santo, anche noi, dobbiamo, divenir santi. E se a questo non occorre che amare, perché non bruciamo noi senza posa; nella fornace ardente del puro, amor suo, che ci purificherà e tutto insieme ci santi­ficherà?

« Non dobbiamo più respirare che fiam­me e amore; puro amore crocifiggente e tutto sacrificato per una continua immolazione di noi, al beneplacito divino, affinché questo si compia in noi perfettamente, con­tentandoci di amare e lasciar fare a lui, sia che ci abbassi o ci sollevi, sia, che ci con­soli o ci affligga. Purché sia egli contento, tutto, il resto ci dev'essere, indifferente. A­miamo dunque quest' unico Amore delle anime nostre, poiché egli ci amò il primo ed ancora ci ama con tanto ardore, che di continuo ne avvampa nel santissimo Sa­cramento. Non bisogna più che amare que­sto Santo dei santi per divenir santi. Chi dunque ne impedirà di esser tali, quando noi abbiamo cuori per amare e corpi per patire? Ma oihmè! si può patire allorchè si ama? No, non vi sono più patimenti per quelli che amano ardentemente il Sacro Cuore del nostro amabile Gesù; perchè i dolori, le umiliazioni, i disprezzi, le con­traddizioni e quant' altro avvi di più amaro nella natura tutto viene a cangiarsi in amo­re dentro questo Cuore adorabile, il quale vuol essere amato senza misura, vuole possedere senza riserva il tutto, e tutto vuol fare in noi senza resistenza da parte nostra. Abbandoniamoci dunque in poter suo, affidiamoci a lui, lasciamo fare a lui, e vedremo com'egli applicherà immanca­bilmente tutta l' opera necessaria alla nostra perfezione, per modo che la bisogna sarà ben presto fornita, purchè non vi appor­tiamo noi ostacolo! Ah chi 1' ama perfetta­mente non pensa pure a resistergli! Amiamo lui dunque con tutte le forze e potenze nostre, e siamo interamente di lui senza riserva, giacchè egli vuole tutto o niente. E dopo esserci una volta tutto donati a lui, non ci ripigliamo più, non ri­pugnamo più ed egli avrà la cura di santificarci a misura che noi ci piglieremo quella di glorificarlo. 

II. Avvisi per arrivare alla santità.

II Signore vorrebbe vederci procedere a gran passi nelle vie del suo amore, tuttochè crocifiggenti la natura. Non patteggiamo più adunque con lui, ma diamo a lui tutto, ed egli ci farà trovar tutto nel suo divin Cuore. Buon segno, quando la grazia ci persegue e ci stringe; ma temiamo che ella non si stanchi e ci abbandoni.

« Studiatevi di far buon profitto e di coltivare i buoni sentimenti ricevuti dalla somma Bontà; porgetevi attenti, perchè lo Spirito Santo spira dove gli piace la gra­zia viene e non ritorna mai. Profittiamone però, mentre il Signore ispirandoci il bene ci dà la forza di farla; ma non è così della creatura. Seguite dunque i suoi lumi senza stancarvi, fino a che voi lo abbiate reso padrone assoluto del vostro cuore. Imparate a lasciarvi e dimenticarvi, interamente ab­bandonandovi alla balia della provvidenza del sacro Cuore come una statua fra le mani dello scultore, a fine che egli tagli e recida secondo il suo desiderio.

A noi fa’ mestieri abbracciare amoro­samente tutte le occasioni di patire, come preziosi pegni della amore del sacro Cuore, ricordandoci che non si diventa santo se non coll' umiliarsi; col rinunciare a sè e mortificarsi; in una parola col crocifiggersi in tutto e per tutto. Ce ne costerà, è vero; da parte della natura, che teme la propria distruzione e tutto ciò che la fa patire; ma ohimè! si potrebbe farla morire senza molto patirne, mentre tutto vi si, oppone in noi per le nostre passioni continuamente ribelli e a noi cagione di frequenti cadute? Non bisogna però turbarci nè lasciarci abbattere o scoraggiare, ma farci violenza cavando profitto dagli stessi nostri trascorsi per animarci alla pugna, ad esempio dei santi che hanno, sentite debolezze come noi. Ci abbisogna dunque combattere con essi con­tro di noi fino al termine e morire colle armi alla mano, perchè la corona si da so­lamente ai vincitori.

Certamente non vi è mezzo, e si tratta di salvarci o di perderci per una eter­nità: 1' uno e 1' altro dipende da noi, e bisogna scegliere d' amare Dio eternamente in cielo coi Santi, dopo esserci fatta vio­lenza, mortificandoci e crocifiggendoci quag­giù, come i Santi hanno fatto ovvero noi possiamo rinunciare alla mera beatitudine dando alla natura ciò che desidera.

« Fuggiamo le ansietà; studiandoci di formare il nostro interno ed esterno sul modello dell'umile dolcezza dell'amoroso Cuor di Gesù, facendo ciascuna, delle no­stre azioni colla stessa tranquillità come fosse l'ultima di nostra vita, procurando di spendere ogni momento al fine per cui ci è conceduto.

« Oh potessimo lasciarci ed obliarci ap­pieno, per non vedere nè avere più altro se non il nostro Unico Necessario, che tanto brama da noi. Tutta la vita nostra di etendere solo a questa unità per un atto puro e semplice; unità di volere con quello del nostro Bene sovrano, per volere unicamente ciò ch'ei vuole; unità di amore, unità di cuore, di spirito, di operazione, unendoci solo a quello ch'egli opera in noi ». 

III. La Santa elegge la via più sicura per giungere alla santità.

Appresso parecchi anni passati in religione il Signore ella dice, mi si presento e arrecando nell' una mano un quadro della più felice vita che possa immaginarsi per un' anima reli­giosa, tutta di pace e di consolazione in­terna ed esterna, con sanità perfetta unita­niente «i plausi ed alla stima delle creature; nell'altra un quadro di vita abbietta, croci­fissa, dispregiata, contraddetta e sempre in patimento di corpo e di spirito; e mi disse: Scegli, figliuola mia, qual meglio ti aggrada; e comunque tu scelga, io ti farò le mede­sime grazie. Ed io, prostrandornegli ai piedi per adorarlo, risposi- 0 Signor mio, io voglio solo voi e la scelta che voi farete per me. E dopo avermi egli stimolata molto a scegliere, io dissi ancora: Voi mi bastate, o Dio. mio, fate per me ciò che a voi sarà di gloria maggiore, senza riguardo nè al­1' interesse nè alla consolazione mia. Siate contento voi, e questo a me bastai Allora egli riprese, che colla Maddalena io avea.

scelta 1' ottima parte che punto mi verrebbe tolta; poiché mia eredità sarebbe egli per sempre; e porgendomi il quadro di croci­fissione, aggiunse: Ecco lo scelto da me, più a mio grado e pel compimento de' miei disegni e per rendere te a me confor­me; l'altro è vita di - godimento, non di merito, serbato per l'eternità. Accettai io dunque il quadro di morte, baciando la mano che lo porgeva, sebbene la natura lo fremesse; lo abbracciai con tutto l'affetto del cuore, e premendolo al seno, lo lo sentii si fortemente imprimersi in me che mi sem­brava non essere io più altro se non un com­posto di quanto vi aveva visto delineato.

 

IV. Atto di adorazione e di amore al sacro Cuore.

- « Io adoro con tutta la possa del mio cuore la vostra sovranità, o sacratissimo, divino e adorabile Cuor di Gesù, ch' io voglio temere e rispettare con un'attenzione contina di non più offendervi, perché voi siete buono infinitamente. O santissimo Cuore, io vi amo e voglio amarvi al sommo, sopra tutte le cose, con tutte le mie forze e potenze, detestando ogni pec­cato, sperando che essendo io tutta vostra per avermi voi rigenerata 'con tanti dolori sulla croce, avrete pietà delle mie debolezze e miserie, e non mi lascerete andare perduta.

Io vi amo di tutto l'amore onde il cuor mio è capace; ma dilatate voi la sua capacità ed aumentate il mio amore, affin­che io vi arai di vantaggio, e tale amore mi renda tutta vostra per sempre. Questa grazia io vi domando per me e per tutti i cuori capaci di amarvi. » 

GIORNO XIII.

I. Il Cuore di Gesù vuol essere amato più a fatti che a parole.

- « É da far conto che se volete possedere Gesù Cristo ed abitare nel suo sacro Cuore, non dovete più ascoltare la natura immortificata nè le suggestioni dell' amor proprio. Gridi pure quanto esso vorrà, noi siamo del Cuore di Gesù, il quale vuol essere da noi amato con amore di preferenza a tutto.

« Offeritevi dunque a questo sacratis­simo Cuore come una vittima che si pre­senta al suo sacrificatore per essere sve­nata ed immolata sull' altare del puro amor suo, che la dee consumare quale olocausto delle divine sue fiamme, affinchè non riten­ga più niente di sè, e possa ripetere con san Paolo: In lui e per lui io opero, ed il sacro suo Cuore vive ed opera per me, ama per me, ripara tutti i miei difetti.

« Questo Cuore desidera da voi il sacri­ficio di tutto ciò che la natura gli contende; e se vi fa trovar nelle creature incostanza ed amarezze, è perchè vi ama e non vuole vi attacchiate alle cose caduche, ma solo a lui. Ah se potessimo comprendere l' ar­dente amor suo per noi, e com'è dolce cosa l'amar lui e l'esser tutto di lui, ben presto verremmo a spregiare tutto il resto, per corrispondere al suo amore, amandolo in opere più che in parole!

« Non consiste la virtù in far belle ri­flessioni e propositi, nè in dire belle pa­role, ma in mandarle bene ad effetto; senza di che quelle non ci servirebbero che a maggiore condanna. Procuriamo dun­que d'esser fedeli nel nostro interno e ren­diamo a Dio il promessogli da noi.

Il nostro Cuore è sì piccolo che non può contenere due amori, ed essendo fatto solo pel divino, non può aver pace quando vi fa dentro qualche mischianza. Poichè quegli che ama può tutto, amiamo dunque, e niente ci parrà difficile.

« Il sacro Cuore ben conosce tutto ciò che passa nel nostro, e per egli permette le nostre pene. Conserviamoci in pace, ab­bandoniamoci a tutte le sue disposizioni per l'anima nostra, ed avremo alfine la vit­toria ed il riposo nel sacro Cuore. Corag­gio, egli sarà il premio delle nostre vittorie ». 

II. Avvisi acconci a sostenere le ani­me nostre nella pugna spirituale.

- « Come il soldato esposto di continuo al combattimento, noi dobbiam prepararci a resistere coraggiosamente agli assalti dei nemici in presenza del nostro Sovrano, il quale sarà egli stesso nostro scudo e nostra forza, con potere di distruggerli quando a lui piacerà. Ma è di sua gloria l'esporci a combattere, affinchè facendoci egli poi vincere, si dimostri la sua forza nella no­stra debolezza, e noi renda egli vittoriosi per avere cagione di ricompensarci. E poi­ché trova egli tutto il suo piacere nel no­stro combattere, facciamo anche noi il no­stro nell' essere a lui fedeli.

Che abbiam mai da temere; mentre questo Cuore ne circonda da ogni lato colla sua potenza come di un muro inespu­gnabile agli assalti dei nostri nemici? Dob­biamo a lui attenerci come deboli dentro la nostra rocca sicura, qua rifugiandoci, al­lora sopra tutto che ci sentiamo assalir da nemici che risiedono nel nostro interno, e vorrebbero spesso gittarci nel turbamento col tedio e disgusto alla minima difficoltà che a noi si presenti:

« Quando siam tentati, uniamo il nostro cuore all'adorabile Cuore di Gesù dicendo: O Salvator mio, siate mia forca; combattete per me; non ricuso io la battaglia, purché voi siate mia difesa, a fine che io non vi offenda, mentre sono e voglio esse­re tutta vostra senza riserva.

« Altre volte: O Signore, il cuor mio è vostro! Non permettete che si occupi d'altra cosa fuori di voi, che siete il premio di tutte le mie vittorie ed il saldo sostegno della mia infermità. O sacro Cuore del mio Gesù, rendete i miei nemici confusi. Dio mio, io soffro violenza, affrettatevi al mio soccorso!

« I nemici nostri non ci potrebbero nuo­cere, se noi non ci tenessimo a bada ascol­tandoli o riflettendo alle nostre pene. Quan­do ci assaliranno i pensieri di rispetto u­mano, diciamo fra noi: No, mio Dio, io non farò in vista delle creature nè più nè meno poichè io voglio solo piacere a voi, e mi basta che in ogni luogo mi vediate voi. Di ogni altro pensiero di vanità non è da far conto, ma dire allo spirito maligno, quando ce ne suggerisce in alcuna delle nostre azioni: Maledetto Satana, io rinuncio a te ed alle maledette tue suggestioni; non ho cominciato per te, nè per te finirò.

« Quanto poi abbiamo commesso dei falli, non convien disturbarcene, perchè il turbamento e l'inquietudine e le troppe an­sietà allontanano le anime nostre da Dio e scacciano Gesù Cristo dai nostri cuori. Ma chiedendo a lui perdono, preghiamo il di­vino suo Cuore di soddisfare per noi e ri­metterne in grazia con sua divina Maestà. Diciamo allora con tutta confidenza al Cuo­re tutto amabile di Gesù: O unico Amor mio, pagate pel vostro povero schiavo e riparate il male da lui fatto. Rivolgetelo a vostra gloria, a edificazione del mio pros­simo, a salute dell'anima mia! Di questa maniera, le cadute nostre talvolta servono molto ad umiliarci, a farci conoscere quello che siamo e quanto sia utile il tenerci na­scosti nell'abisso del nostro niente.

« Dopo esserci umiliati, ripigliamo con nuovo coraggio a renderci fedeli; perchè il sacro Cuore ama questo modo di pro­cedere, il quale conserva l'anima in pace! Abbandoniamoci alla sua cara ed amorosa condotta, dicendo spesso tra noi: Poichè il divin Cuore è mio, che mai può man­carmi? E se io sono tutto suo, che mai potrà nuocermi?

« Ma sopra tutto occorre esser gai, al­legri e contenti; dacchè qui sta il vero si­gillo dello spirito di Dio il quale vuole essere servito in pace e contentezza. La pace del Cuore adorabile di Gesù sia mai sempre la pienezza della nostra, affinché niente sia valevole a turbare la tranquillità nostra.

«Prendiamo per motto: L'amor divino mi ha vinto; solo esso possederà il mio cuore». 

III. Il sacro Cuore ne dà la forza di vincerci.

- In certa occasione la Santa tuttavia novizia « stentava molto a sotto­mettersi, ed il divino Maestro le diede a vedere il sacro suo corpo coperto delle piaghe, da lui sofferte per amore, lei rim­proverando d'ingratitudine e di ignavia in vincersi per amore di lui. Che volete adun­que che io faccia, o Dio mio, poichè la mia volontà è più forte di me? Così ella rispose, ed egli: Mettila nella piaga del sacro mio Costato e non ti sarà più duro il piegarla. O Salvator mio, replicò ella, voi ponetelavi addentro e chiudetela sì bene che non ne abbia da uscire mai più! Ella poi afferma che da quell'istante tutto le venne a parer così facile, da non pro­vare più stento a vincersi ».

 

IV. Orazione a nostro Signore come vittima.

- Per onorare lo stato vostro di vittima nel Sacramento di amore, o Gesù, io mi vengo ad offerir come tale, voi sup­plicando di voler essere mio sacrificatore per, immolarmi sull'altare del Cuor vostro amabilissimo. Ma perchè questa vittima è peccatrice in ogni sua parte, io prego voi, o divino mio Sacrificatore, di volerla pu­rificare e consumare tra gli ardori del Cuor vostro come olocausto perfetto di amore e di grazia, per donarmi una vita novella, sì che io possa dire: non ho più di me, nè del mio, sia che viva, sia che muoia; Gesù mio è il mio tutto, ed il mio tutto è l'es­ser sua. 

GIORNO XIV.

I. Il divin Cuore maestro delle virtù.

- Il Signore nostro, scoprendo un giorno alla Santa l'amoroso suo Cuore, disse queste parole: Ecco il Maestro a te dato, il quale t'insegnerà tutto quello che devi fare per mio amore ».

Ed ella invitando noi ad ascoltarne le divine lezioni ci dice: Venite a questo Cuor sacratissimo come discepoli alla scuola del puro amore, lasciando e dimenticando tutte le scienze mondane, dell' amor proprio e della vanità per istruirvi solo in quella del puro amor suo correndo generosi alla sua voce che grida: Venite a me, o voi tutti che aspirate ad amarmi, ed io accoglierovvi nel fonte del puro amore. Apprendete da me ad essere miti ed umili di cuore, altri­menti non potreste essere riconosciuti ed amati dal mio Cuore, il quale non vi confes­serà per suoi discepoli, mentre non vi con­formiate a lui per la pratica delle sue sante massime. « Teniamoci sempre pella nostra ora­zione, o altrove, come scolari avanti al Mae­stro, che insegneracci a far bene la sua volontà col rinunciare alla nostra. Nella nostra qualità di servi fedeli ci abbisogna fare violenza per faticare ferventemente al servizio del nostro Signore, il quale non ricompenserà le azioni nostre, se non a mi­sura dell' amor nostro, ond' egli uniracci al suo Cuore.

« Vuol Egli che regoliamo il cuor nostro sulle virtù del suo. Come l'amore rende gli amanti fra loro conformi, così se vogliamo essere amati da Gesù, conviene ci facciamo umili come lui, miti come lui. Insomma la perfezion nostra consiste in conformare la nostra vita e le nostre azioni alle sante massime del sacro Cuore di Gesù. 

II. Avvisi per la pratica dell'umiltà e della mansuetudine.

- « Io credo che non potremmo fare niente di meglio a guada­gnarci 1' amicizia dei sacro Cuore del nostro dolce Gesù, ed a renderci più accettevoli innanzi a lui, che l'essere assai mansueti ed umili, ma di vera umiltà che rendaci ad ognuno sommessi, e ci faccia soffrire in si­lenzio le mortificazioncelle e le umiliazioni che ci toccano; ma gaiamente, di buon « cuore, senza scuse nè lagnanze, pensando tempre di aver meritato di peggio, repri­mendo da forte i sentimenti della natura immortificata.

« Quando ci vien voglia di scusarci, di­ciamo fra noi: Gesù era innocente, e si tacque allorchè lo accusavano, e io con tante colpe oserò giustificarmi? Sia dunque la gloria nostra nelle sole umiliazioni, dicendo quando ce ne accadono: Ecco ciò che mi è dovuto invece delle approvazioni e delle lodi. Abbiamo cari ed in onore quelli che ci umilieranno o mortificheranno, riguardan­doli come i più grandi nostri benefattori.

« Il sacro Cuore avrà una cura ed amore particolare per noi, se ci manterremo umili nel nostro interno, porgendoci docili e co­stanti in sostenere le abbiezioni, e le umilia­zioni, che riescono talora tanto più sensibili quanto sono più piccole e men notabili in apparenza. Soffermiamole con soave tran­quillità, pensando sempre che ce le ha pre­parate il Cuore amoroso del nostro buon Padre celeste, a fine di perfezionarci con­forme il suo desiderio.

« Manteniamoci piccini e bassi negli oc­chi nostri, a fine di crescere in quel divin Cuore. Nostro motto di guerra sia: Ecco 1' ora di umiliarmi e di attestare Dio il mio amore,

« La dolcezza inverso il prossimo ci renda sopportevoli, condiscendenti a suo riguardo, caritatevoli in prestargli i minuti nostri servigi, scusandolo ne' suoi difetti a malgrado di tutte le ripugnanze che vi si facciano. Sentire quando ne riceviamo qual­che mala soddisfazione, e pregando per lui. Così ci guadagneremo il sacro Cuore del Signor nostro Gesù Cristo.

Sopportate dolcemepie le contradizion­celle che vengono dal prossimo, dal suo umore contrario al vostro, senza mostrargli i vostri risentimenti, essendo ciò contrario al- sacro Cuore del Signor nostro.

Non conservate mai freddezza veruna contro il prossimo, perchè il sacro Cuore ne concepirebbe in proporzione contro di voi.

« Studiamoci d'essere mansueti ed in­dulgenti col prossimo, ma non concedia­mogli nulla di quello che dobbiamo al Cuo­re di Gesù. 

III. Le virtù germogliano all'influenza del divin Cuore.

- Noi potremo conside­rare questo Cuor sacratissimo come un ca­nale dove zampilla incessantemente la fonte delle vive acque, per irrigare nel giardino dell' anima nostra i fiori delle virtù che vi sono tutti appassiti, e ridonar loro la pro­pria naturale beltà, e così quella divenga il giardino delle sue delizie; lui pregando che dopo esserci stato sorgente di acqua viva, ci sia un sole divino, sempre lucente ed ardente a far crescere le virtù e dissipare le nebbie e le tenebre dalle nostre anime.

Altre volte riguardiamolo come albero piantato lungo il corso delle acque, il quale porta i suoi frutti alla propria stagione, e quanto più è battuto dai venti, tanto più approfonda le sue radici dentro la terra. Atto stesso modo quanto, più noi saremo battuti dai venti della tentazione, tanto più ci abbisogna spingere le nostre radici di profonda umiltà dentro il sacro Cuore di Gesù Cristo.

« Questo Cuore adorabile dimanda da' suoi amici la purità nell' intenzione, 1' umiltà nell'operazione, l'unità nell'azione: la pu­rità di cuore e d' intenzione renderacci oggetto di amorose compiacenze al sacro Cuore, 1' umiltà lo farà regnare nei nostri cuori e ci conserverà nell' amicizia sua, la carità farà voi regnare in quell' adorabilis­simo Cuore. 

IV. Maniera d'inscrivere il proprio nome nel Cuore di Gesù.

- Dicea la Santa in una istruzione alle sue novizie: «Figliuole mie dilette nel sacro Cuore di Gesù, la grazia, che il Signore vi ha co­minciato a fare vi eleverà ad un'alta perfe­zione, purchè voi le diate libero corso con una fedele corrispondenza da parte vostra. Conviene operare in modo che il vostro sentiero s'inoltri crescendo come l'aurora del giorno.

Non bisogna vi lusinghiate troppo; perchè se i nomi vostri sono impressi ín quell'adorabile Cuore, è solo tuttavia con inchiostro, che significa il cominciamento della grazia in voi, venuta per aiutarvi a combattere e vincere le vostre imperfezioni. Come 1' oro si purifica nel crogiuolo dalla scoria, così debbono essere purificate le nostre inclinazioni ed azioni nella fornace del suo amore da tutto quello che vi è di terrestre ed umano, e di ricerca del nostro proprio interesse.

« E quando procedendo innanzi saranno quei caratteri cangiati in argento, a segno della purezza di cuore, non bisogna tutta­via fermarsi lasciando 1' opera imperfetta; ma conviene venire all' oro della carità, che segni i vostri nomi in lettere incancel­labili. Allora voi sarete come tanti olocau­sti tutte consumate nelle fiamme ardenti dell'amabile Cuore di Gesù.

Ma bisogna che 1' amore facciavi arri­vare fin là; bisogna patir per amore, fa­cendoci una continua violenza, mortifican­doci ed umiliandoci per amore, ed essere contente, ad ogni occasione che ne si offra di significare così l'amor nostro a questo unico Amante dei nostri cuori.

Tutto ciò che vi ho detto sin qui ac­cenna il principio, il progresso e la fine della vostra vita. Non sarà data la corona nè a chi ha cominciato nè a chi ha progre­dito, ma si ai vincitori che persevereranno sino al termine.

Finalmente, Sorelle mie care, io non posso ammirare abbastanza le bontà e lar­ghezze di questo sacro Cuore per voi. Sembra che abbia egli spiegati tutti i suoi tesori per arricchirvi, tanto egli prende pia­cere in farvi del bene. E come 1' amore domanda ricambio e non ne vuole altro fuor dell'amore, così Dio ve l'ha impresso nei cuori, perchè glielo rendiate secondo il suo desiderio. Bisogna dunque che questo: medesimo amore scolpisca in ricambio il nome nel nostro Diletto, ciò che potrà farsi così: «Quando riporterete alcuna bella vittoria sopra di voi, o per 1' umiltà, o perla mor­tificazione o altrimenti, e farete qualche buon atto di carità verso del prossimo o sopportandolo o scusandolo o lodandolo o servendolo, valga tutto questo di altrettante lettere onde imprimere nei vostri cuori quel Nome adorabile. Ma siate fedeli, costanti e fervorose; io non potrei bastevolmente ri­peterlo a cagione del male che a voi tor­nerebbe facendo il contrario ».

 V. Invocazioni al sacro Cuore.

- « O Cuore santissimo, Cuore augustissimo, pa­drone di tutti i cuori, io vi amo, via doro e vi lodo; io vi ringrazio e sono tutta vostra. Voi siete mia forza, mio sostegno, mia ricompensa, mia salute, mio rifugio, mio amore, mio tutto.

O Cuor di amore, dimorate con me ed in me; governatemi, salvatemi, cangia­temi tutto in voi.

Non mi dinegate l'amabile qualità di figliuolo del vostro Cuore, nel quale io de­sidero morire a me stesso ed al peccato, per vivere sol della sua vita.

« Cuore del mio Gesù, riformate 1' infe­dele mio Cuore. Fate che ormai e' si leghi al vostro amore col suo, ed in avvenire si approssimi tanto a voi quanto se n'è di­scosto in passato; e come voi ne siete il Creatore, siatene anche ve ne supplico, il Coronatore. Amen ». 

GIORNO XV.

I. Divine predilezioni del Cuore di Gesù.

- Fino dalla più tenera infanzia fu la Santa oggetto delle predilezioni meravi­gliose di nostro Signore, come ella racconta in queste parole: « Riguarda, figliuola mia, disse Gesù, se tu puoi trovare un padre fe­rito d' amore per l'unigenito suo, il quale siasi preso a cuore di dargli tanti segni del suo amore quanti a te ne ho io dato del mio.

« Io ho scelta l'anima tua per mia sposa e noi ci siamo impromessi quando per mia ispirazione tu mi hai fatto il voto di castità, prima che il mondo avesse parte nel tuo cuore, volendolo io puro di terrene affe­zioni. E per conservarlo a me, tolsi via tutta la malizia di tua volontà e ti affidai alle cure della mia santa Madre, a fine che ella ti venisse perfezionando secondo i miei disegni.

Io mi son fatto tuo padre, tuo maestro e tua guida fin dai più teneri anni, porgen­doti prove continue dell'amore del mio di­vin Cuore, nel quale appunto ho stabilito la presente e la eterna tua dimora. Ma per maggior sicurtà, dimmi quale prova più forte tu brami dell'amor mio, io te la darò. « Conserva in purità il tempio del Si­gnore, perchè dovunque esso sia, Dio l'as­sisterà con una speciale presenza di pro­tezione e di amore. Io ti sono al governo, a cui tu devi del tutto abbandonarti, senza cura nè pensiero di te; poiché tu non man­cherai di aiuto, se non quando il mio Cuore mancherà di potenza; e sarà mia cura di ricompensare o castigar tutto quello che per altri ti sarà fatto. Così penserò io a coloro che avranno fiducia nelle tue pre­ghiere, a fine che tu ti occupi tutta e ti spenda nel mio amore.

Ho stabilito il mio regno di pace nel­l'anima tua; nessuno lo potrà turbare; e quello dell'amor mio nel tuo cuore ti darà una gioia che nessuno ti potrà togliere.

Cosi prevenuta dai favori divini, la San­ta insegna pure a noi il secreto di renderci oggetto delle predilezioni del sacro Cuore.

« L'anima che sarà più umile e più di­spregiata sarà più innanzi in quel divin Cuore. La più spogliata e nuda di tutto possederà lui di vantaggio. La più mortifi­cata ne sarà la più accarezzata. La più obbediente lo farà trionfare. La più caritatevole ne sarà la più amata. La più silen­ziosa ne sarà la meglio ammaestrata ». 

II. La più umile e più dispregiata sarà più innanzi nel Cuore divino

- « Non avvi che il cuore umile il quale sia in grado di penetrare nel sacro Cuor di Gesù, di conversare con lui, di amarlo ed esserne riamato. Il Cuore divino del Signor nostro sovrano è sorgente inesauribile, che brama solo di spandersi nei cuori umili, vuoti, non attaccati a niente, per essere pronti sempre di sacrificarsi al buon pia­cere di lui, ne costi quanto vogliasi alla natura.

« Il Cuor di Gesù gusta di essere ser­vito dai piccoli ed umili di cuore, e dà grandi benedizioni alle loro fatiche. Egli pur si compiace nelle anime annientate che sono tutte in lui, ed in lui trovano tutto, quando non sono più niente in se mede­sime.

« Allorchè voi sarete nell' umiliazione, rallegratevi, perchè allora entrerete molto avanti nelle buone grazie del sacro Cuore. Abbracciate amorosamente tutto quello che più vi umilierà ed annienterà, come l'aiuto più acconcio a far trionfare il dolce e amabile Cuore di Gesù, ed a far regnare alla sua volta il vostro nel suo. Io stimo esservi fatto da lui un favor singolare in darvi la cognizione e 1' amor della vostra abbiezione, mentre non si dà nulla di più efficace per entrare e conservarsi nell'ami­cizia del sacro Cuore; è come un'acqua cordiale, valevole a dare all'anima vostra la vita della grazia, e quella del puro amore al cuor vostro ed a tutte le vostre buone azioni. In una parola, è la virtù del sacro Cuore di Gesù, il quale non abbassa la sua grandezza in noi, se non a misura che ritrovaci annientati nell'amore della nostra picciolezza; e vuol prendersi cura di elevar­ci alla unione con lui a misura che que­santa virtù ci disunirà per affezione da tutto quello che' abbia appariscenza innanzi la creatura e dentro di noi.

« Dio mio, che gran tesoro è 1' amore alla bassezza ed alla nostra propria abie­zione! Che non dovremmo fare e patire per giungere a possederlo? perocchè 1' anima che ne gode è come in sicurezza, e non le può mancar nulla, mentre l'Onnipossente trova il suo piacere in lei. « Riguardate questa via umile come la vera da lui tracciatavi, e la più spedita per arrivare a lui. E di che temete in una via tanto sicura quanto è quella delle umilia­zioni, la migliore delle quali è quella di cui non ci accorgiamo? Dacchè l'umiltà questo ha di proprio, ch' ella svanisce tosto che altri la scorga in sè medesimo ».

Alle quali parole può servire di prova un esempio tolto dalla vita della Beata. La vigilia della Visitazione, racconta ella di sè, dopo molti inutili sforzi per can­tare all' Invitatorio e seguire il coro nella salmodia, al primo versetto del Te Deum mi sentii tutta compresa da tale potenza, a cui tutte le mie tosto si applicarono in ispirito di omaggio e di adorazione. Ed avendo io le braccia incrociate dentro le maniche della veste, una divina luce venne a posarvisi in forma d'un fanciullino, o piuttosto di un sole smagliante, il che mi fece dire: O mio Signore, e mio Dio, per quale eccesso di amore abbassate voi così la vostra grandezza? - Vengo a chiederti, figliuola mia, perchè mi dica tu sì spesso di non avvicinarmi a te: - Lo sapete, o mio Sovrano, che io non son degna di av­vicinarmi a voi, e molto meno di toccarvi. - Intendi però che quanto più ti ritrai tu nel tuo niente, tanto più la mia grandezza si abbassa per ritrovarti. - Ma temendo io che potesse essere un angelo di Satana, gli feci questa domanda: Se siete voi o Dio mio, fate dunque che io canti le vostre lodi. Nello stesso punto mi sentii la voce libera e più forte che mai. Così seguitai colle altre il Te Deum, e il rimanente del­1' ufficio, senza che mi vi rendessero meno attenta le carezze onde la bontà di lui si degnò onorarmi. Solamente io sentiva tutto il mio interno come potentemente legato a quella divina presenza ed occupato ad ono­rarla. Al fine egli mi disse: Ho voluto pro­vare il motivo per cui tu recitavi le mie laudi; che se tu anche solo un momento ti fossi tenuta meno attenta in recitarle, io mi sarei dipartito.

« Tutto questo rimase in me così forte­mente impresso, che toltomi dagli occhi il sonno, mi fece tuttavia parere la notte assai breve ». 

« III. La piú spoglia e nuda di tutto lo possederà di vantaggio.

- « Solo nel perfetto spogliamento di te stesso e di quanto non è Dio troverai la vera pace e la perfetta felicità perchè non avendo niente, tu avrai tutto nel sacro Cuore di Gesù.

Sii povero di tutto; ed il sacro Cuore ti arricchirà; vuotati di tutto, ed egli ti riempirà: obblia te stessa, abbandonati a lui, ed egli si prenderà pensiero e cura di te. Io non posso dire altra cosa, fuorchè l'annientamento di te eleveratti all’unione del tuo sommo Bene; e dimenticandoti di te, possederai lui; ed abbandonandoti a lui, egli possederà te.

«E qual bene maggiore del non essere più niente al mondo e a noi, per essere posseduti da lui e non possedere che lui solo? »

 

IV. Aspirazioni al sacro Cuore di Gesù.

- Vi adoro, Cuore caritatevole, operate in me.

Vi adoro, Cuore misericordioso, rispon­dete per me.

Vi adoro, Cuore umilissimo, riposate in me.

Vi adoro Cuore sapientissimo, soppor­tate me.

Vi adoro, Cuore fedelissimo, pregate per me.

Vi adoro, Cuore ammirabile e degnissi­mo, benedite me.

Vi adoro, Cuore desiderabile e bellissi­mo, rapitemi.

Vi adoro, Cuore illustre e perfettissimo, nobilitatemi.

Vi adoro, Cuore sacrato balsamo pre­zioso, conservatemi.

Vi adoro, Cuore di Gesù esemplare di perfezione, rischiaratemi.

Vi adoro, Cuore divino origine di ogni bene, fortificatemi.

Vi adoro, Cuore di benedizioni eterne, chiamatemi ». 

GIORNO XVI.

I. Ancora delle divine predilezioni del sacro Cuore.

- L'anima più mortificata sarà la più favorita. - Narra di sè la Santa che avea tale avversione ad una certa qualità di cibo, che il sacrificio della vita le sarebbe stato più facile del vincerla. Non pertanto fin dal suo noviziato fermò seco stessa di provarcisi, dicendo: O vincere o morire. Ed implorato il celeste aiuto dinan­zi al Santissimo, ella compì quest' atto ge­nerosamente, animandosi colle sole parole: Nell'amore non ha luogo riserva. Ma la somma violenza dovutasi fare tenne malata per tutto il giorno, fino all'orazione della sera, quando il Signore la venne a colmare di dolcezze e di consolazioni in prova del piacere da lui gustato in quella mortifica­zione volontariamente sostenuta per suo amore. Dopo somigliante sacrificio tutte le grazie e favori divini si accrebbero e ne inondarono l' anima per modo ch' ella era costretta a sciamare: sospendete, o mio Dio, questo torrente che m' inabissa, o am­pliate in me la capacità di riceverlo». Sarebbe impossibile spiegare a qual pun­to abbia ella portato la mortificazione, da sana e da malata; ma può dirsi che era morta ad ogni piacere dei sensi. Per ono­rare la sete sofferta da nostro Signore in croce si toglieva il bere dal giovedì sera fino al sabato seguente. Passò anche cin­quanta interi giorni senza bere, ad onore della sete ardente sempre avuta dal Cuore di Gesù della salute dei peccatori.

Attesta ella di aver trovato tante deli­zie in un suo atto di eroica mortificazione servendo un' inferma, che « avrebbe ogni giorno voluto incontrare simili occasioni per imparare a vincersi, avendovi Dio solo per testimonio, il quale non mancò di si­gnificarle il piacere ch' egli ne aveva pro­vato. Perocchè la notte appresso le diede di posare per due o tre ore le labbra so­pra il sacratissimo suo Costato; ed ella dice che le sarebbe impossibile di esprimere le grazie da quel punto impresse in lei fino al fondo dell' anima ». 

II. La più obbediente la farà trion­fare.

- Nella vita della Santa noi leggia­mo il seguente esempio di ubbidienza. Per distoglierla dal suo grande applicarsi all’orazione la mandavano a lavorare in giardino, in cucina e nei luoghi ed uffici più bassi, fino a guardare una giumenta nell’orto; nel qual esercizio la tennero durante il ritiro in apparecchio alla sua professione; a fine di temperare il grande incendio di amor divino che la divampava.

Un dì, essendo ella sul rompere il col­loquio onde la favoriva il Signore, per cor­rer dietro alla giumenta ed al suo puledro, egli le disse: Lasciali fare, che non arre­cheran male. Ubbidì ella piena di fede; e la comunità vide quegli animali attraver­sare il verziere; ma quando si volle sco­prirne il guasto, non fu possibile scorgere pur la traccia del loro passaggio...

« Il mio divino Maestro, così ella, mi tenea fedele compagnia fra le corse ch' io dovea fare continuamente; ed in questo tempo io ricevetti grazie così grandi, che di somiglianti non avea peranco sperimen­tate, particolarmente sul mistero della pas­sione; onde mi venne tanto amore alla cro­ce che non posso pur vivere un momento senza patire ma patire in silenzio, senza consolazione nè sollievo, e morire con questo Sovrano dell'anima mia, sopracca­rica della croce d' ogni maniera di travagli. Così per misericordia di lui mi andò tutto il tempo in siffatti esercizii, che son quelli del puro amore ».

Parlando della virtù dell'obbedienza ella dice: « Quanto all' interiore voi dovete ob­bedire fedelmente ai moti della grazia per gli atti di virtù, e quanto all'esteriore ob­bedire amorosamente a quelli che hanno autorità di comandarvi, pensando alle pa­role: Gesù Cristo fu obbediente: dunque voglio anch'io ubbidire fino all'ultimo re­spiro di mia vita. E le vostre obbedienze siano per onorar quelle di Gesù Cristo nel santissimo Sacramento. Se voi sarete fedele a fare la volontà di Dio nel tempo, anche la vostra compirassi per tutta l'eternità.

« In verità egli mi sembra che tutta la felicità di un'anima consista in rendersi con­forme alla santissima volontà di Dio. Là il nostro cuore trova la sua pace, il nostro spirito la sua gloria ed il suo riposo: e questo io credo essere il vero modo di fare la nostra, perchè l'amorosa bontà di lui si compiace contentando quella in cui non trova punto resistenza ». 

III. La più silenziosa sarà la meglio ammaestrata.

- « Mantieni sempre il tuo interno in silenzio, poco parlando alle creature, ma molto a Dio, operando e patendo per suo amore.

« Col profondo silenzio loro imposto, conserva i suoi sensi interni ed esterni nel sacro Cuore del Signor nostro: silenzio in­terno, togliendo ogni pensiero inutile e ri­flessione di amor proprio per disporti ad udire la voce dello Sposo; silenzio esterno in tutto ciò che può tornare a tua lode o scusa a biasimo e accusa degli altri; silen­zio nei moti della natura immortificata che ti porti a dimostrar piacere nelle cose gio­conde, malcontento nelle contrarie; e tale silenzio sia per onorar quello di Gesù so­litario nel suo Sacramento. Così apprende­rai a conversare col suo sacro Cuore e ad amarlo in silenzio.

L'amore alla cara nostra abbiezione nel Cuore del Signor nostro Gesù Cristo ci serve anche per onorare i misteri della sacratissima sua passione e morte, serban­do come lui il silenzio in tutte le occasioni di umiliazioni e di patimento; giacchè io vi confesso che niente mi alletta del pari al silenzio da lui sì esattamente serbato in tutto il corso della sua Passione. A sua imitazione non apriamo bocca se non a fine di pregare per quelli che ci affliggono ». 

1V. La più caritatevole sarà la più amata.

- « Renditi soave in sopportare le noie, le molestie ed i mali umori del prossimo, senza disgustarti delle contradi­zioni ch'egli ti opporrà; in cambio con offerirti a servirlo come potrai meglio, es­sendo questa la vera via di conciliarti le buone grazie del sacro Cuore.

« Cerca le occasioni di contentarlo col­l'esercizio della santa carità, pensando e parlando sempre bene del prossimo tuo, assistendo i poveri a tuo potere, spiritual­mente e corporalmente, mirando a Gesù Cristo nella loro persona, nè facendo loro niente di quello che non vorresti fatto a te.

« Sii paziente inverso di tutti, a fine di mettere confidenza in ciascuno, ai poveri sopra tutto, di rivolgersi a te nelle proprie necessità. Abbi tutti per amici, nessuno per nemico, quanto potrai secondo Dio ».

E qui trova il suo posto un ricordo che della sua puerizia ci offre la Santa. Il Signor nostro, ella dice parlando de' suoi primi anni, mi diede un così tenero amore verso i poveri, che non avrei bramato altra con­versazione fuori della loro; ed imprimeva in me una così tenera compassione delle loro miserie che se fosse stato in mio potere, avrei fatto di tutto per alleviarle; e quando aveva danaro davalo ai poverelli per allet­tarli a venire da me ad apprendere, il loro catechismo ed a pregar Dio. Per la qualcosa essi mi correano intorno, e qualche volta in tanti, che io, non sapea d'inverno dove raccoglierli se non dentro un camerone, donde talvolta eravamo scacciati. Il che mi cagionava grande mortificazione, mentre io non avrei voluto che si vedesse nulla di quello che facevo.

Io sentiva una ripugnanza grandissima dal veder piaghe; eppure fu bisogno di pormi a medicarle e baciarle per vincermi, e non sapea come dovessi fare.

Ma il divino mio Maestro sapea così bene supplire a tutte le mie ignoranze, che quelle si trovavano in poco tempo guarite con non altro unguento fuor quello della Provvidenza di lui, ancorchè le fossero as­sai maligne; ma io nutriva più fiducia nella sua bontà che negli esterni rimedii. » 

V. Patto d'amore in forma di pre­ghiera.

- « Io vi domando, o dolce Gesù, di rendermi perfettamente conforme, quanto ai sensi, a quella vita di morte da voi me­nata nel santissimo Sacramento, dove in mistica maniera vi rendete obbediente, fino alla morte, alla voce del sacerdote, buono o malvagio che egli sia. Fate dunque, o Sal­vator mio, che per onorare la vostra obbe­dienza ed annientamento, io mi possa ren­dere umile ed ubbidiente in tutta la perfe­zione da voi desiderata in me.

« Per voi o Gesù, io sacrifico la mia propria libertà e volontà alla vostra santis­sima, senza riserva. Io disdico con tutto il cuore, rinuncio e detesto tutte le mire, di­sgusti, ripugnanze e lagni ch'essa insieme all' orgoglioso mio amor proprio mi potrà suggerire intorno a tutto quello, che sarammi ordinato o proibito di fare. È questo un patto che il mio cuore stringe col vostro sacratissimo, o divino mio Gesù, di tutto far per amore e per obbedienza, e di voler vivere e morire in questo esercizio, nel quale io comprendo tutto quanto e necessario alla mia perfezione. Io vi supplico di prendere possesso del mio cuore e di tutto quello che può glorificarvi in me nel tempo e nel­l'eternità, amen ». 

GIORNO XVII.

I. Il Cuore di Gesù nocchiero divino dell' anima fedele fra le tempeste della vita.

- « Quanto all' entrare nel sacro Cuore del Signor nostro, di che devi te­mere, se egli ti fa invito di andarvi a pi­gliare il tuo riposo? Entravi dunque come viaggiatore in sicura nave, di cui è noc­chiero il puro amore, il quale ti condurrà felicemente attraverso il procelloso mare di questo mondo, preservandoti dagli scogli e tempeste, che sono le suggestioni dei no­stri nemici, il nostro amor proprio e vanità, l'attaccamento al nostro giudizio e volontà.

« Quando sentirai turbarti ed agitare da qualche tema, convien dire all'anima tua: E di che paventi, mentre tu porti il Cuore di Gesù e la tua fortuna, cioè il puro amo­re, tesoro e delizia del cielo, e della terra?

« Ed a mantenerci entro questo divin Cuo­re per sempre, ci è bisogno 1' amarlo come l'Unico Necessario al nostro cuore, il quale dee portarci dolcemente all' obblio ed al disprezzo di tutto il rimanente. Oh se po­tessimo comprendere quanto approfittino le anime chiamate a questo perfetto spoglia­mento e abbandono di sè, qualora fedeli corrispondano con una morte intera ad ogni desiderio, soddisfazione; curiosità e riguar­do a se medesime, per lasciarsi condurre da questo Nocchiero divino nella sicura nave dell’amoroso suo Cuore!

« Sembrami che in tal modo noi mettiamo in sicuro la nostra salute, la quale sta esposta a cosa forte rischio in questa miserabile vita piena di corruzione. Ma quando noi siamo tutto dedicati e conse­crati a questo adorabil Cuore per amarlo ed onorarlo a tutto nostro potere, abban­donandoci pienamente a lui, egli si prende la cura di farci, a malgrado di tutte le tem­peste, arrivare al porto della salute.

« Io vi rimetto dunque al sacro Cuore del nostro dolce. Maestro, perchè sia egli stesso vostro direttore e vostra guida; egli è sapientissímo; e quando ci abbandoniamo davvero alla sua condotta e lasciamo a lui fare, egli ci fa percorrere in breve tempo lun­go cammino senza che noi ce ne accorgiamo, se non dai combattimenti che la sua grazia ci fa dare di continuo alla nostra immorti­ficata natura. « L'amabile Cuore, di Gesù dev'essere sola tua occupazione, tua meditazione, tuo intrattenimento, tuo libro e piena tua dire­zione; esso dee riempire la tua memoria, rischiarare il tuo intelletto, infiammare la tua volontà; sicchè non ti risovvenga più che di lui. Procura, te ne scongiuro, di be­ne intendere le sue divine lezioni e tutti i suoi voleri per eseguirli appresso. Una sola cosa è necessaria, ed è il puro amore divino in quello della nostra abbiezione, abbandonandoci alla provvi­denza del sacro ed amabile Cuore di Gesù per lasciarci condurre e governare a suo grado. Ben egli prenderassi cura di fornire il necessario alla nostra santificazione; basta che noi ci applichiamo a ben riceverlo secondo i suoi disegni ». 

II. Avvisi intorno all'abbandono di noi in Dio.

- « Tienti pronto e disposto a tutto soffrire nel silenzio di un' anima perfettamente abbandonata nel Signore come io penso egli brami la tua. Abbandono quanto al corpo, pigliando indifferentemente la malattia come la sanità, la fatica come il riposo; abbandono quanto allo spirito, amando la insensibilità, le aridità, le deso­lazioni, ed accettandole cogli stessi ringra­ziamenti che le dolcezze e le consolazioni; tenendoti sempre 1' anima in pace, facendola operare nella perfetta nudità della fede, senza piacerti dei gusti sensibili, che ser­vono solo il più spesso a ritardarti nel cammino della perfezione.

Il terzo abbandono è quello del cuore, sede dell'amore e della volontà la quale tu devi far morire nel sacro Cuore in guisa da lasciare a lui volere per te tutto quello che sarà di suo buon piacere, non procu­randoti nè gusti nè pene, ma gradendo tutto quello che da lui ti sarà presentato, dolce o amaro che sia, essendo il medesimo amore a porgerti 1' uno e 1' altro per santi­ficarti a grado suo.

Rimani in pace tutto abbandonato e sacrificato al sacro Cuore di Gesù Signor nostro, il quale sembrami poterti dire, non ti abbandonerà mai; anzi prenderassi una cura tutta particolare di te, a misura del tuo confidarti ed abbandonarti con fedeltà inviolabile a lui nelle occasioni ove si tratti della sua gloria e di provargli il tuo amore.

Quanto sei obbligato al sacro Cuore del Signore nostro dolce, che tanto amore nutre per te! Riamalo dunque di tutto 1' a­more onde sei capace, e rendi a lui la gloria di ogni bene. Sii fedele inviolabilmente ad ogni costo, poichè ricco egli è abbastanza per ricompensarti. Questo divin Cuore ti farà sentire gli effetti della sua liberalità in tutto, se tu pienamente ti affidi all’amorosa sua bontà.

Il Cuor tuo dev'essere il trono del tuo Diletto, rendendo a lui amor per amo­re, nella fedeltà che ei ti farà conoscere come a lui più gradevole. Abbandono per amore, abbandono nell'amore, e tutto all’a­more senza più riserva di sorta ». 

III. Squisita cura del Signor nostro in condurre la Santa.

- Fino dalla sua puerizia esperimentò Margherita quanto sia delizioso all'anima l'abbandonarsi alla con­dotta di nostro Signore. Per parecchi anni, ella dice, io non ebbi propriamente altro direttore che il mio sovrano Maestro; poi­chè dal punto in che cominciai a cono­scermi, egli prese una signoria così asso­luta sulla mia volontà, che obbligavami ad obbedirgli in tutto, senza che io potessi, a così dire, difendermene.

Egli stesso mi riprendea con dolce se­verità de' miei falli, per piccioli che pa­ressero; laonde io concepii orrore sì grande al peccato, che mi nascondei per piangere a mio agio, quando mi fossi accorta di esser caduta nella minima colpa. All'orazione sentiami attirar così forte, che molto mi facea patire il non sapere nè potere apprendere come la si dovesse fare, non avendo io conferimento alcuno con persone spirituali, nè altro conoscendo, fuor del nome di orazione, che rapivami il cuore. Rivolsimi però a1 sovrano mio Maestro, ed egli m'insegnò come volea che io mi vi eser­citassi, il che mi servì poi tutta la vita. Mi facea dunque umilmente prostrare a sè di­nanzi per chieder perdono di tutte le offese a lui fatte; quindi adoratolo, io gli offeriva la mia orazione senza sapere come vi do­vessi fare. Appresso egli presentavami s'è medesimo nel mistero in cui lo dovea io considerare, e vi applicava sì forte la mia mente, tenendomi l'anima con tutte le po­tenze assorte in lui, che io non pativa di­strazione alcuna; ma il mio cuore sentivasi struggere per desiderio di amarlo, destando in me una brama insaziabile della santa Co­munione e di patire... ed avrei passato i giorni e le notti intere dinanzi al santissimo Sacramento senza cibo nè bevanda e senza sapere che mi facessi, se non di consumarmi alla sua presenza come ardente cero per rendere a lui amor per amore.

Come poi io mi lagnava di continuo al mio divino Maestro per timore di non potergli piacere in tutto quello che facea, vedendovi troppo di mia volontà, mentre io stimava solo il fatto per obbedienza, e dicea: Oimè, Signor mio, datemi dunque alcuno che a voi mi conduca egli rispose: non ti basto io? di che temi? può mai una figliuola tanto amata, quanto io ti amo, perire fra le braccia di un Padre onnipo­tente? Bene ti farò conoscere come io sono un savio e illuminato direttore, che so gui­dare senza pericolo le anime che si abban­donano a me, dimenticando se stesse ». 

IV. Atto di unione al sentimenti del Cuor di Gesù in Sacramento.

- « Gesù Cristo, Signor mio Dio, che io credo vera­mente e realmente presente nel santissimo Sacramento dell'altare, ricevete quest'atto di adorazione profondissima per supplire al desiderio che avrei di adorarvi incessan­temente; e per rendervi grazie dei senti­menti di amore che il Cuor vostro vi ha per me. Io non li saprei meglio riconoscere che offerendovi tutti gli atti di adorazione, di pazienza, di amore che questo medesimo Cuore ha fatto nel corso di sua vita mor­tale, e fa tuttavia e farà eternamente in cie­lo, a fine di amarvi, lodarvi e adorarvi per mezzo suo quanto mi sarà possibile. Mi unisco a questa offerta divina che voi fate al divin Padre, ed a voi consacro tutto il mio essere, pregandovi a distruggere in me il peccato ed a non permettere che io sia mai separato in eterno da voi ».

GIORNO XVIII.

I. Il figliuolo di amore nel Cuor di Gesù.

- Poiché nostro Signore ti ha ri­generato sulla croce con tanti dolori, che ne va tutto coperto di piaghe e di sangue per guarir quelle da te fatte all'anima tua, altro non desidera maggiormente che di metterti in possesso del suo regno e di farti riposare sopra il suo seno come un figlio diletto abbandonato interamente alle sol­lecitudini dell'adorabile sua Provvidenza, che lo prende in cura, nè lascia mancare a lui nulla, nè lo lascerà perire, poicllè egli è onnipotente. Abbandonati dunque piena­mente alle amorose sue cure, e dà a lui tutto il tuo cuore. Questo egli ti dimanda per conformare la tua vita alla sua croci­fissa, prendendo lui per esemplare di tutte le tue azioni, unendo tutti i tuoi passi ai suoi, a fine di non camminar più che nella via del suo santo amore.

« Non dobbiamo temer di niente fra le sacre sue braccia, purché diffidando di noi ci ripromettiamo tutto da lui. Poiché il sa­cro Cuore ci ama, che abbiamo a temere, fuorché di non rendergli l'amore che egli vuole da noi, il quale consiste, se non m'in­ganno, in questo perfetto abbandono o di­menticanza di noi stessi? Non si può amare senza patire, ed egli ce lo ha bene dimo­strato in croce, dove si è consumato per amor nostro; ed ancora lo fa ogni dì nel santissimo Sacramento dell'altare, in cui brama con tanto ardore di vederci confor­mare la nostra vita colla sua, la quale tutta è nascosta ed annientata agli occhi delle creature. E poiché l'amore conforma tra loro gli amanti, se noi amiamo, formiamo la vita nostra sul modello della sua.

« Amate e fate quel che volete; perché chi ha 1' amore ha tutto. Fate tutto per a­more e per 1' amore; perché l'amore dà il suo pregio a tutto. L' amore non vuole pun­to dei cuori a metà; o tutto o niente. L'a­more vi renderà tutto facile. Rendete dun­que amor per amore, e non dimenticate mai Quello cui 1' amore ha fatto morire per noi. Voi non l'amerete se non in quanto saprete patire in silenzio e preferir lui alla creatura, ed al tempo 1' eternità.

« Siamo dunque tutti del Diletto delle anime nostre per sempre. Doniamo a lui tutto il nostro cuore, il nostro amore, le nostre affezioni, inclinazioni e tenerezze. Non ci bisognano più ansiose affezioni per creatura veruna nè per noi, ma tutto pel sacro Cuore ». 

II. Avvisi sull'amorosa confidenza verso nostro Signore.

- « Io son ben contenta che il Signore ci inviti ad abban­donarci tutti a lui. Pigliamo dunque, per noi queste parole: Se voi non vi fate come un fanciullo, non entrerete nel regno dei cieli. - Credo io che ciò consista in renderci piccoli colla vera umiltà di cuore e sempli­cità di spirito, ricevendo di buon animo e come provenienti dalla mano del buon Pa­dre celeste le umiliazioni e le contradizioni che ci capiteranno, senza badare alle cause seconde; ma riguardiamo unicamente il suo Cuore amoroso il quale non permetterà giammai all'adorabile sua mano di nulla eseguire a nostro riguardo, ché non torni a sua gloria ed a nostra santificazione. Come egli ci ama, così ci fornirà sovente occa­sioni di crocifiggerci, sia per mezzo delle creature sia per mezzo nostro ancora; ma comunque sia, non vi opponiamo che il nostro silenzio e la nostra sommessione, dicendo: Lo ha fatto il mio Padre celeste, e mi basta. Gittiamoci con filiale confidenza nelle sue braccia, cui l'amore ha fatto stendere sulla croce per accoglierci e diciamo spes­so: Dio mio, voi siete mio Padre; abbia­temi pietà secondo la grandezza delle vo­stre misericordie. Io mi abbandono a voi, non mi rigettate, che io so, non potere il figliuolo perire tra le braccia di un padre onnipotente. Altre volte mirando alla sua bontà ed al suo amore ditegli: mio buon Padre, rendetemi degno di compiere la vostra santa volontà, poichè io son tutto vostro.

« Ah chi potesse bene comprendere 1' ardente carità, del Signore a riguardo no­stro, chiaro vedrebbe: come tutte le sue permissioni e disposizioni non sono che amore! Egli vuole che noi gli facciamo del pari sacrificio del nostro amor proprio e della nostra volontà alle occasioni ch' e­gli ce ne darà, rompendolo, contrariandolo fino a distruggerlo ed annientarlo del tutto per far regnare quello del divin Cuore in noi. Qui sta tutta la nostra pace, di cui non potremo appieno godere senza quel sacrificio fatto in ogni cosa che da noi di­pende.

« Il Cuore di Gesù domanda solo la nostra fiducia nella sua bontà per farci pro­vare la soavità e la forza dei suo aiuto nei nostri bisogni, ma sempre a misura della nostra confidenza. Andate dunque alla semplice con nostro Signore; egli non vi perderà, mentre vi ama; confidate in lui, dimenticando e spregiando voi; contentatevi di amarlo e lasciarlo fare ciò basta ». 

III. Gesù Bambino presentato qual Esemplare alla Santa.

- Essa ci rac­conta un'apparizione della Vergine bene­detta in questo modo: « La mia santa Li­beratrice mi onorò di una sua visita, te­nendosi nelle braccia il suo divin Figliuolo, cui pose nelle mie dicendo: Ecco chi viene ad insegnarti ciò che tu devi fare. - Io me ne sentii compresa da vivissima gioia e spinta da gran desiderio di molto acca­rezzarlo, ciò ch'egli mi lasciò fare quanto volli, proprio fino ad esserne sazia, ed allora mi disse: Se tu ora contenta? Ti serva questo per sempre; poichè io ti vo­glio abbandonata in mio potere come hai veduto fare a me; e sia che io ti accarezzi, ti affligga; altri movimenti non devi ave­re fuor di quelli che io ti darò...

Forse la memoria di questa soavissima grazia fece poi dire a lei: « Io voglio vi­vere come un bambolo senza pensieri en­tro il Cuore del mio buon Padre, lasciando a lui fare e disporre di me secondo il suo beneplacito, senz'altro pensiero di me che di abbandonarmi pienamente a lui ed all' a­morosa sua provvidenza, lasciandomi con­durre in tutto colla semplicità d' un bam­bino, altra mira non avendo nè desiderio, in tutto quello che farò, se non di conten­tare Gesù Cristo.

« Io non ho più niente a vedere di me, nè di tutto quello che al mio Sovrano pia­cerà di fare di me ed in me; avendo egli dato a conoscere come non mi negherà mai le sue cure, fuor quando mi v'immi­schierò io, il che ho sperimentato sovente per le mie infedeltà, donde scorgeva 1' an­dare a rovescio de' miei desiderii; ma ora non ne sento più altri che il dettomi da lui tante volte: Lasciami fare. Il sacro Cuo­re del Signor nostro Gesù farà tutto per me se io lo lascio fare; egli vorrà, egli amerà, egli desidererà per me, e supplirà a tutti i miei difetti ». 

IV. Elevazione verso il Cuore di Gesù.

Attraete a voi, o Gesù unico amor mio, ve ne scongiuro, tutti i mieí pensieri, e ritraete il mio cuore da tutto quanto è sotto il cielo colla forza del vostro amore, più ardente del fuoco e dolce del mele. Fate che io muoia di amore del vostro amore, come voi siete morto di amore del mio amore. Ah Signore, ferite talmente questo cuor io che è tutto vostro e tra­passatelo sì fortemente da ogni parte, che esso non possa contener più niente di ter­restre e di umano.

O Cuore di Gesù, io languisco per desiderio di esser a voi unita, di possedervi e d' inabissarmi in voi, per non vivere più che di voi, il quale siete mia dimora per sempre. In voi, o Cuore tutto amabile, voglio io amare; operare e patire. Distruggete dunque in me tutto quello che ovvi di mio, ed invece mettetevi del vostro, e trasfor­matemi talmente in Voi­.

- O Cuore dolcissimo, o Cuore sacra­tissimà, di cui l'eterno godimento sarà: senza disgusto, ma solo giocondissima ri­compensa dei beati, deh quanto siete desi­derabile, quanto siete amabile!

 

GIORNO XIX.

I. L'anima deve cercare di rendersi gradita santuario al Cuore di Gesú.

- Ora viene una grazia insigne, concessa un giorno dell'Ascensione alla Santa, che la racconta in questa forma: Andando noi al coro per onorare il momento in cui nostro Signore salì al cielo, postami innanzi al divin Sacramento, mi trovai in una grande quiete; e, tosto io vidi un ardente splendore che in se accogliea 1' amabile Gesù, il quale avvicinatosi a me disse queste parole: Fi­gliuola mia, ho scelto l'anima tua, perchè mi sia un cielo di riposo in terra, ed il tuo cuore un trono di delizie al divino amor mio. E qui ascoltiamola insegnare a noi, dopo aver fatto del suo cuore un cielo di riposo a Gesù sposo suo divino, per quale via possiamo anche noi rendergli i nostri una gradita dimora.

« Io vi esorto a tener bene apparecchiato il cuor vostro a ricevere le visite del Si­gnore. Perciò fa duopo conservare tutti i nostri sensi in solitudine, sbandendo le inutili riflessioni ed i riguardi a noi, che servono solamente a turbare e a ritrarre l'anima nostra dalla pace, senza cui ella non potrà mai essere il santuario del Si­gnore.

Voi dovete mirar sempre Dio in voi; perchè così mirandolo in noi si fa necessario che tutte le nostre potenze e facoltà, ed anche i nostri sensi raccolgansi al di dentro di noi; laddove mirandolo fuori di noie oggetti facilmente ce ne distraggono.

« Quando vogliamo avere l'amor suo per ospite, ci bisogna vuotare e staccare il nostro cuore dall'affetto di tutte le crea­ture e di noi stessi, poiché quello ci è ra­pito da quanto altro a sè ci attrae, e noi veniam tolti a Dio ed al suo puro amore, che regna nel patimento, trionfa nell'umanità per gioire nell'unità.

« Dovete riguardar sempre l'anima vostra come un santuario dove abita Dio; però vi conviene andar bene guardinghi di brut­tarla con alcuna macchia. Inoltre dovete fare del cuor vostro un trono del suo amore, e là ritraendovi con lui, entrarvi in si­lenzio, lui amando e adorando di tutta vostra forza e potere.

Come una sposa diletta vi dovete studiare di render l'anima vostra tutta pura ed innocente per piacere a questo Sposo divino, avendo lui solo di mira quanto fa­rete, a lui donando tutto senza riserva.

« Il sacro Cuore del Signor nostro vuol essere l' oggetto di tutte le vostre compia­cenze, sì che poniate ogni vostro gusto in lui per rendervi degna ch'egli ponga il suo in voi. Come Gesù è geloso del vostro cuore e vuol possederlo da solo, così bi­sogna che voi siate gelosi del suo, aman­dolo più di tutti se fosse possibile ».

 

II. Propone alle sue novizie di formare del loro cuore un sacro oratorio al Cuor di Gesù.

- « Credo che voi non potete dare un pegno più forte dell'amor vostro al divin Cuore, e a lui più gradito, che albergandolo nella stanza di delizie da lui­ stesso edificatasi, che è il vostro cuore, donde conviene scacciare quegl'idoli da voi già si lungamente adorati, o della vo­stra superbia o della vostra propria volontà o di qualsiasi attacco alla creatura. E dopo averne bandito i nemici tutti del sacro Cuore, che sono anche vostri, vi tergerete e purgherete ogni macchia, togliendone tutte le passioni e propensioni immortificate. Poi vi arrecherete l'addobbo della purità d'intenzione; di far tutto cioè per piacere a lui.

« Appresso scaverete colla profonda u­miltà le fondamenta del suo trono da ele­varsi a farvi regnare il sacro Cuore, ossia il puro amor divino, fra gli ardori del quale esso sta sempre come vittima di olocausto immolata e sacrificata alla gloria del suo divin Padre per nostro amore.

Gli ornamenti di questo trono do­vranno essere ricchi e preziosi, come egli li desidera e voi li potrete santamente avere. Il primo dev' esser tutto d'oro di santa ca­rità, la quale vi metterà sì avanti nella sua amicizia, che egli lascerassi possedere a voi come a sue dilette spose, dicendovi amorosamente: Tutto il mio è tuo, e tutto il tuo è mio, perchè la carità ci unisce.

« Le tre potenze dell'anima vostra sono come tre angeli destinati a rendergli un omaggio continuo. L'adorazione del vostro intelletto si occuperà solo a conoscerlo e la vostra volontà ad amarlo, offrendogli ognora l' incenso di mille santi affetti, di desiderio di piacere a lui e di non esserne mai separata; il ricordare poi della vostra memoria sia tutto in una perenne ricono­scenza dei suoi beneficii.

« Tre volte al giorno vi entrerete: la mattina per rendere i vostri omaggi di ado­razione e di sacrificio a questo sacro Cuore, come a vostro Sovrano liberatore, al quale voi Sacrificherete tutto quanto avrete a fare e patire, con tutte le parti del vostro essere, per solamente servirvene ad amare, onorare, glorificar lui, unendovi alle sue sante inten­zioni, rinunciando a tutto quanto potesse a lui dispiacere: a mezzogiorno vi entrerete per rendergli i vostri omaggi di amore e di domanda; gli scoprirete tutte le piaghe e tutte le miserie dell'anima vostra, come a sovrano rimedio dei vostri mali, che può sovvenire a tutte le vostre necessità: vi entrerete la sera per rendergli i vostri omaggi di riconoscenza, per ringraziarlo di tutti i suoi benefici e chieder perdono con vivo dolore di tutte le ingratitu­dini ed infedeltà che possiate avergli usa­to, con una ferma risoluzione di morire piuttosto che offenderlo. Appresso gli for­merete una corona di atti di virtù da voi esercitate, a fine di alleviare le punture ch'egli soffre dalle spine dei nostri peccati supplicandolo di riparare il male da noi fatto col bene che egli fa ». 

III. L' amore è preghiera e dalla pre­ghiera nasce l' amore.

- « Voi mi do­mandate alcuna breve preghiera per signi­ficare a lui il vostro amore; per me non ne conosco altra e non ne trovo punto di migliore che questo stesso amore, perchè tutto parla quando si ama, ed anche le più grandi occupazioni sono prove del nostro amore. Amate dunque, dice sant' Agostino, e fate quel che volete. E dacchè non si può amare senza patire, amiamo dunque e patiamo tutto insieme e non ne perdiamo un momento; perchè tutte le croci sono preziose ad un cuore che ama il suo Dio e vuol essere amato da lui. Procuriamo così di renderci copie veraci del nostro Amor crocifisso ». 

IV. Orazione a nostro Signore come a Re nel divin Sacramento.

- Io vi ado­ro, o Gesù, Re potente, sul trono vostro di amore e di misericordia. Ricevetemi come vostro suddito e vostro schiavo, e perdo­nate, ve ne supplico, le mie resistenze e ribellioni al sovrano vostro dominio sopra 1' anima mia. Deh vi sovvenga o Re beni­gnissimo, come non potreste essere miseri­cordioso, se non aveste sudditi miserabili. Aprite dunque, ve ne scongiuro, la mano vostra liberale per riempire la mia estrema indigenza col tesoro prezioso del vostro santo amore, che non è altra cosa da voi stesso, dopo avermi vuotato da tutto questo miserabile amore di me e di tutti questi vani rispetti umani che mi tengono avvinto in catene. Venite, o sovrano mio Re, rompete i miei lacci e liberatemi da questa servitù, per istabilire la vostra signoria nel mio cuore. Io voglio regnare nel vostro per un ardente amore verso il prossimo, non par­landone se non con carità, sopportandolo, scusandolo, facendo solo a lui quello che vorrei fatto a me, non bruttando mai nè il mio cuore, nè la mia lingua di maldicenza o risentimento veruno; io non mi turberò di niente, affinchè il Re mio trovi in me un regno di pace. Amen ». 

GIORNO XX.

I. Bene dell' anima che riceve, comu­nicandosi, il Cuore di Gesù.

- Ardea la Santa d'incessante desiderio di ricevere in Sacramento il Dio del suo cuore ed il Cuore del suo Dio. « La mia più grande consola­zione in lasciare il mondo, attestò ella, era in pensare che mi sarei comunicata spes­so; mentre fuori non me lo voleano per­mettere che di rado, ed io mi sarei creduta la più felice del mondo, se lo avessi potuto fare sovente, e passare le notti sola innanzi al santissimo Sacramento. Là io sentivami in tale sicurezza, che con tutto il mio es­sere al sommo paurosa, posto appena il pié in quel luogo di delizie, non pensava più altro.

« II giorno prima della Comunione io sentivami assorta in un silenzio sì profondo, che non potea parlare se non con violenza, compresa dalla grandezza dell' azione a cui mi approssimava: e quando l' avea compiuta, io non avrei voluto più bere, nè mangiare, nè vedere, nè parlare, tanto era grande la consolazione e la pace che ne risentiva. Nascondeami quanto potea per apprendere ad amare il mio sommo Bene, il quale sì fortemente pressavami di rendergli amore per amore: Tale amore dovea per lei crescere mag­giormente nel chiostro, ed ella dicea! « Tanto è grande il mio desiderio della Comunione, che quando pure mi abbisognasse marciare a pié nudi per un cammino di fuoco, sem­brami che tal pena non mi costerebbe niente in confronto della privazione di un tanto bene. Niente vale a darmi una così viva gioia come questo pane d'amore, ricevuto il quale io rimango annientata in presenza del mio Dio, ma con una così grande alle­grezza, che talvolta durante il ringraziamento tutto il mio interno è in' silenzio e risgetto profondo per intendere la voce dì' Quello, che forma tutto il contento dell'anima mia.

« Il mio Sovrano mi ha posto nell'anima una così viva brama di amarlo, da sem­brarmi che quanto io veggo dovrebbe venir cambiato in fiamme d'amore, a fine che egli sia amato nel suo divino Sacramento. Mi riesce poi un martirio il pensare com' egli è si poco amato, e tanti cuori si ricusano al puro amor suo e lo pongono in oblivione e lo disprezzano. Lo amassi almeno io, ed il mio cuore sarebbe alleviato nel suo dolore: ma in cambio io sono più ingrata e infedele di tutte le creature, mentre con­duce una vita tutta di sensi, colpa del mio amor proprio.

« Il desiderio di morire mi punge più che mai, nè mi saprei risolvere a doman­dare a Dio degli anni di vita, se non fosse a condizione che tutti siano impiegati ad amare il Sacro Cuore del mio Gesù nel si­lenzio e nella penitenza, senza più offen­derlo, dimorando giorno e notte presso il divin Sacramento, dove questo adorabile Cuore forma tutta la mia consolazione quaggiù ». 

II. Potere dei desiderii dell'anima sul Cuore di Gesù.

- « Un giorno di Venerdì santo trovandomi in ardente desiderio di ricevere nostro Signore, gli dissi con molte lacrime queste parole: Amabile Gesù, io voglio struggermi desiderandovi, e non po­tendo oggi possedervi, non cesserò di de­siderarvi. Ed egli venne a consolarmi di sua dolce presenza, dicendo: Figliuola, il tuo desiderio ha penetrato il mio Cuore si ad­dentro, che se non avessi istituito questo Sacramento d'amore, lo farei di presente per amor tuo, a fine di aver il piacere di alloggiare nell'anima tua e prendere il mio riposo d'amore nel tuo cuore.

- Tanto mi ricolmò di cosi vivo ardore, che io me ne sentiva rapir tutta 1' anima, e non poteva esprimermi che con queste parole: O amorel o eccesso d'amore di un Dio verso una si miserabile creatura! - Il Signore dissemi anche: Io gusto tanto piacere in vedermi desiderato nel Sacramento dell' amor mio, che quante volte un cuore forma questo de­siderio, altrettante io lo riguardo amorosa­mente per attirarlo a me.

- La quale visione s'impresse in me così vivamente, che sof­friva io poi una pena grande nel sapere il mio Gesù si poco amato e desiderato in questo augusto Sacramento; e quando altri se ne ritraeva o ne parlava con freddezza e indifferenza, tal pena mi addiveniva in­sopportabile.

« Un dì che mi tormentava la brama di riceverlo dissi a Gesù; Signore, insegnatemi quello che debba io dirvi. Ed egli: Dio mio, mio Unico e mio Tutto, voi siete tutto per me e io sono tutta per voi. Queste sole pa­role dirai, che ti guarderanno da ogni sorta di tentazioni, suppliranno a tutti gli atti che tu vorresti fare e servirannoti di apparec­chio nelle tue azioni ». 

III. Pratica della Santa propria delle anime a Dio consacrate:

- « II mio so­vrano Signore, così ella parla di un favore impartitole in uno dei suoi ritiri spirituali, mi usò la misericordia di comunicarmi le sue grazie con tanta profusione, che mi sa­rebbe difficile a spiegarle.

Egli sposò l'anima mia nell'eccesso di sua carità, con farmi capire che aven­domi destinata a rendere un omaggio con­tinuo al suo stato di ostia e di vittima nel sacratissimo Sacramento, in tale qualità io dovevo immolare assiduamente il mio pro­prio essere per amore, adorazione, annien­tamento e conformità alla vita di morte da lui menata nell'Eucaristia; praticando i miei voti su questo sacro esemplare, posto in tale spógliamento di tutto e come in biso­gno di ricevere dalle sue creature tutto che esse vorranno dare o rendere a lui.

« Così per il mio voto di povertà io non debbo solo essere spoglia dei beni e degli agi della vita, ma ben anche di tutti i piaceri, consolazioni, desiderii, affezioni e d' oghi proprio interesse, lasciandomi to­gliere e dare come fossi morta o insensi­bile.

« Qual è obbedienza maggiore di quella del mio Gesù in Sacramento dove egli si fa presente nel punto del pronunciarsi le parole della consacrazione, sia buono o malvagio il sacerdote o l'uso che questi vuol farne, sofferendo, di essere portato in cuori imbrattati di colpe, delle quali egli ha tanto orrore? Così a sua imitazione ei vuole che io m'abbandoni tra le mani de' miei superiori, come che siano, i quali dispon­gano di me a loro grado, senza che io mo­stri la minima ripugnanza per quanto le cose fossero contrarie alle mie inclinazioni, e dica: Il mio Gesù è stato ubbidiente fino alla morte di croce, voglio dunque anch'io ubbidire fino al sospiro ultimo della mia vita in omaggio alla obbedienza di Gesù nell'ostia santa, la cui bianchezza mi ac­cenna che bisogna essere una vittima pura da immolarsi a lui, senza macchia, per pos­seder lui, monda di coro, di cuore, di af­fetti, d' intefizioni. Per trasformarmi al tutto in lui, conviene menare una vita senza cu­riosità ma di amore e di privazione, go­dendo in vedermi spregiata e dimentica, a riparazione dell'oblio e disprezzo che soffre il mio Gesù nell'Ostia santa ». 

IV. Ricorso al sacro Cuore.

- « O Cuore altissimo, delizie della divinità, io vi saluto dall' esilio in cui sono: vi invoco nel mio dolore, vi chiamo a rimedio della mia fragilità. Cuore misericordiosissimo, Cuore ottimo e pietosissimo del mio dolce Padre e Salvatore, non dinegate il vostro soccorso all'indegno mio cuore!

« Voi, o Dio del mio cuore, voi mi creaste, perchè fossi oggetto del vostro amore e soggetto della ineffabile vostra bontà: venite dunque, o Cuore divino, e attraete me a voi. Venite, o fedelissimo, o tenerissimo, o dolcissimo, o amabilissimo fra tutti gli amici, venite al mio cuore. Lo supplico a voi, per la vostra incomparabile amicizia e per la vostra parola, venite ad alleviarmi. Venite, nè permettete che io diavi cagione di lasciarmi. Venite, o vita del mio cuore, o anima del mio spirito, o unico so­stegno dell'anima mia; venite a farmi vivere di voi in voi, ma efficacemente, o sola mia vita e tutto il mio bene. Venite, Dio mio e mio tutto! » 

GIORNO XXI.

I. Invito all'amore del Cuor di Gesú nostro amico nell' Eucarestia:

- Avrebbe pur voluto la Santa eccitare tutte le anime a conoscere e gustare il dono che il Signor nostro ci fa del proprio Cuore nel suo Sa­cramento. « Entrate, diceva, in questo sacro Cuore, come invitati aduna festa di amore dal vostro unico e perfetto Amico, che vuole inebriarvi del vino delizioso del suo puro amore, che solo pub addolcire tutte le vostre amarezze, disgustandovi di tutte le falsi delizie della terra, per non pigliare altro piacere se non nel Cuore di questo diletto Amico, che vi dice amorosamente Tutto ciò che è mio è anche tuo; le mie piaghe, il mio sangue, i, miei dolori sono tuoi; 1' amore mio rende i nostri beni co­muni; lasciami dunque possedere tutto il tuo cuore, e io riscalderò le, tue freddezze e animerò i tuoi languori, che ti rendono sì fiacco in servirmi e sì languido in amarmi.

« Gesù Cristo è il solo vero Amico dei nostri cuori, i quali non sono fatti che per lui solo; così non possono trovar riposo nè gioia nè pienezzaq-se non in lui.

Egli ha preso sopra di sè il carico dei nostri peccati, dandosi per noi malle­vadore appo 1' eterno suo Padre, il quale mirandolo sotto questa forma- di peccatore, lo ila immolato a tutti i rigori della sua giustizia divina, sebbene fosse innocente. Egli ha voluto morire per meritare a noi, nell' eccesso del suo amore, una vita im­mortale e beata, sottraendoci da una morte immortalmente infelice. Benediciamolo e rin­graziamolo di si ardente carità, onde noi dovremmo struggerci di riconoscenza, fa­cendo a lui sacrificio assiduo di tutto il no­stro essere in omaggio di amore e adora­zione alla sua sovrana grandezza, che si piace nella nostra picciolezza.

= Mirandolo in tale qualità di amico, ciascuno gli può dire i segreti tutti del cuore, seuoprendogliene tutte le proprie miserie e necessità, siccome a Colui che solo vi può arrecar rimedio dicendogli: 0 Amico del mio cuore, quegli che voi amate è infermol Visitatemi e guaritemi, poichè,io so che voi non potete insieme amarmi e lasciarmi nelle mie miserie.

« Deh quanto sono avventurate le ani­me sì perfettamente dimentiche di sè, da non avere più amore nè riguardo nè pen­

siero fuori di questo unico amico dei nostri cuori l Parmi che ogni altro pensiero ed oc­cupazione sia al tutto perdita di tempo.

« Questo divino Amore, che si posa sui nostri altari, ci predica unicamente amore, ci vuole riempire unicamente di amore, af­finchè per esso noi possiamo à lui nutrire 1' amore ch' egli .attende da noi. Amor forte che non si lasci punto abbattere; amor puro che ami-senza mischianza e senza interesse; amor crocifisso che non abbia godimento se non in patire per conformarsi al suo Di­letto; amor di preferenza, di oblio e di ab­bandono di sè, per lasciar fare a lui, ta­gliare, bruciare, annientare in noi tutto quello che gli dispiace, seguendo lui alla cieca, senza tènere a bada mirando e riflettendo a noi, per vedere ciò che facciamo.

O quanto è dolce e profittevole 1' a­mare questo Signore pieno di amore 1 È mai possibile che un cuore, a cui egli faccia in­teridere la, grande sua bontà ed amabilità, possa tenersi di amarlo e di lasciar tutto per abbandonarsi alla balia di, questo a­more l

 

11. Avvisi per ricavar frutti pratici dalla santa Eucaristia.

- Gittati spesso nelle braccia del l' amorosa provvidenza del sacro Cuore di Gesù Cristo, specialmente dopo la santa Comunione, commettendoti e abbandonandoti del tutto alla divina po­tenza del suo amore in tutto quello che a lui piacerà.

lo ti esorto di fare al Cuore amoroso di Gesù una intera donazione di tutto il tuo essere spirituale e corporale e di tutto quello che potrai fare o aver fatto, acciocché egli, dopo averti purificato e consumato quanto non è a lui gradito, ne disponga secondo il suo piacere.

« Piglia il cuor tuo, e come se lo avessi in mano, offerilo e consacralo al divin Cuo­re, acciocchè ti regni egli assolutamente, ti ammaestri ad amarlo perfettamente, a non dispiacergli mai volontariamente ed a portare la croce amorosamente.

« Io penso che darai molto contento al sacro Cuore di Gesù, quando a lui ti ab­bandonerai per modo che egli sia la vista dei tuoi occhi, 1' udito dei tuoi orecchi, la luce del tuo intelletto, le affezioni della tua volontà, tutta la ricordanza della tua me­moria e tutto 1' amore del tuo cuore; la­sciando a lui tare per te conforme il suo desiderio, senza riservare a te nient' altro fuorchè lo studio di piacergli, di amarlo sopra tutte le cose, sbandendo tutte le af­fezioni di amor proprio ed i riguardi a noi, che formano l’ostacolo alla operazione della grazia nell' anima nostra.

« Fa conto di essere la Sunamite, la sposa prediletta che onori la vita d' amore di Gesù Cristo nel santissimo Sacramento. Quindi devi por mente a renderti tutta pura ed innocente per piacere al divino Sposo, non avendo altro di mira in tutto quello che farai a lui donando il tutto senza ri­serva. Se vuoi ch'egli si doni a te e desi­deri gustare la dolcezza degli amorosi suoi intertenimenti, bisogna dar bando ad ogni riguardo umano.

Farai trentatrè comunioni spirituali ed una sacrarnentate in ammenda onorevole al sacro Cuore di Gesù Cristo, chiedendo per­dono di tutte le comunioni fatte malamente da noi e dai cattivi cristiani. Fa in maniera di non perdere punto comunioni, perocchè noi non potremmo arrecare gusto più grande al nostro nemico che ritraendoci da quello, che a lui toglie ogni potere sopra di noi.

« Ricordati di non mai disapprovare, nè accusare, nè, condannare altri fuori di te; a fine che la tua lingua, destinata alle lodi del Signore e si sovente da lui consa­crata, quando per essa viene al tuo cuore, non diventi lo strumento di Satana per av­velenare l'anima tua ». 

III. Il Signore prova l'amore della sposa sua e le scopre alcuna cosa dei misteri che si compiono nelle anime dopo la Comunione.

- In certa occasione, racconta la Beata, il Signore mi disse « Figliuola, quale ameresti tu meglio, rice­vermi indegnamente e poi entrare in para­diso, o privarti della comunione a maggior mia gloria e poi vederti sotto i piedi l'in­ferno aperto per inghiottirti? Ma l'amore fece all'istante la scelta e la risposta; e nel più forte impeto del mio cuore io dissi: O Signor mio, aprite pure quell'abisso, e vedrete come il desiderio di glorificar voi mi vi avrà prestamente precipitata. Tanta era la pena che io sentiva in vedere cibato . indegnamente questo pane di vita, specialmente dappoichè egli mi diede a conoscere i mali trattamenti fattigli patire da un anima, nella quale io lo mirai come legato, posto sotto i piedi e dispregiato, ascoltandone le meste parole: Riguarda come mi trattano e mi vilipendono i pecca­tori! - Io lo veggo tuttavia in un cuore che resisteva all' amor suo, colle mani alle saccate orecchie e gli occhi serrati, dicen­do: Io non ascolterò punto ciò che mi dice costui, nè punto riguarderò alla sua miseria, affinché il mio Cuore non se ne commuova punto, e rimanga per lui insensibile, com’e­gli è per me.

Il Signor nostro, piacevasi anche talora in far conoscere alla Sposa privilegiata del suo Cuore il contento che gustava in altre persone; ed « una volta gliene fece veder tre che andavano a comunicarsi, dicendole: Io darò loro tre baci di pace, di amore, di confidenza ». - E vedendo il piacere che Gesù Cristo godeva entro queste sante anime, non si può dire quali trasporti di allegrezza ella ne provasse.

 

Esercizio della Santa per la Comu­nione spirituale.

- « Eterno Padre, io vi offro il mio intelletto, affinché impari a non conoscere altro che voi; dolce mio Gesù, io vi offro la mia memoria, affinché non si sovvenga che di voi; caritatevolissimo Spirito santo, io vi offro la mia volontà, affinché voi la riscaldiate ed accendiate del vostro divino amore. Ornate l'anima mia dei sette vostri doni e rendete me vostro tempio di purità; riempitemi delle vostre grazie e preparate il mio cuore a ricevere il mio Dio spiritualmente.

O Gesù mio divino, poichè i peccati miei mi rendono indegna di ricevervi nel mio cuore, ricevetemi voi nel vostro ed unitemi cosi perfettamente a voi che niente sia più valevole a staccarmene pure un momento. Inabissate la mia meschinità e mi­seria nella grandezza delle vostre miseri­cordie e trasformatemi tutta in voi, accioc­chè io viva solo di voi, in voi e per amore di voi. Venite adunque, oggetto unico che mi contenta, a prendere possesso di questo cuore che è vostro e non può rimanere un solo istante senza di voi.

Io vi ringrazio che vi siate compiaciuto donarvi spiritualmente all'anima mia: an­ch'io tutta mi dono a voi senza riserva, affinchè vi piaccia di fare in me tutto quello che voi desiderate sia fatto. Distruggete questo spirito di amor proprio; abbassate tutto ciò che s' innalza; annientate tutto ciò che a voi resiste. 

GIORNO XXII.

I. Gli abissi del sacro Cuore di Gesù.

- Il divin Cuore è un'abisso di amore dove conviene inabissare tutto l'amor proprio tutte le malvage sue produzioni, che sono i rispetti umani e le brame di sod­dire noi stessi.

Se noi ci troviamo in un abisso di privazioni e di desolazioni, entriamo nel Cuor divino, che è tutta la nostra consola­zione, nella quale dobbiamo perderci senza desiderar di sentirne la dolcezza.

« Se ci troviamo in un abisso di resi­stenza e di opposizione alla volontà di Dio bisogna inabissarci in quello di sommis­sione e di conformità al beneplacito divino del sacro Cuore di Gesù Signor nostro, e là perdere tutte le nostre resistenze per ri­vestirci di quella beata conformità in tutte le disposizioni che egli vorrà prendere di noi.

Se ti trovi in un abisso d'aridità e d'impotenza va ad inabissarti nell' amabile Cuore di Gesù.

« Se ti trovi in un abisso di povertà e nudità d' ogni bene, va ad inabissarti nel sacro Cuore, ed esso ti arricchirà.

« Se ti trovi in un abisso di debolezza onde cadi ad ogni momento, va ad inabis­sarti nella forza del sacro Cuore, che ti for­tificherà e ti libererà.

« Se, ti trovi in un abisso di miserie, va ad inabissarle in questo Cuore, tutto pieno di misericordia.

Se ti trovi in un abisso di superbia, e di vana stima di te, inabissalo in quello di u­miltà del sacratissimo Cuore.

« Se ti trovi in un abisso, d' ignoranza, va ad inabissarti nel Cuore amabile di Gesú, dove apprenderai ad amarlo e a far quello ch' ei desidera da te.

« Se ti trovi in un abisso d'infedeltà e d' incostanza, va ad inabissarlo in quello di fermezza e di stabilità del sacro Cuore.

« Se ti trovi in un abisso d' ingratitudine verso i grandi beni ricevuti da Dio, va ad inabissarti nel divin Cuore, sorgente di ri­conoscenza, ond' egli riempirà te pure, se lo preghi.

« Se vedi in te un abisso di risentimento e di collera, vallo ad inabissare in quello di dolcezza e mansuetudine dell' amabile Cuore di Gesù, affinchè renda te pure umile e mansueto.

« Se ti trovi in un abisso di distrazioni, valle a perdere nell'abisso di tranquillità del sacro Cuore, il quale te ne darà infal­libilmente la vittoria. Se combatti generosa­niente, lì ti potrai immergere come in un abisso di purezza e di consolazione, dove, purificare le tue intenzioni e consumare i tuoi desideri e le tue pretensioni.

Se ti trovi in un abisso di tenebre, egli ti rivestirà di sua luce, a cui è duopo la­sciarti condurre come un cieco.

Quando ti troverai immerso in un abisso di tristezza, va ad inabissarti in quello di gioia divina del Sacro Cuore, ove troverai per te un tesoro che dissipi tutte le tue tristezze ed afflizioni di spirito.

« Quando ti troverai nel turbamento e nella inquietudine, va ad inabissarti nella pace di questo Cuore adorabile, cui nes­suno ti potrà mai togliere.

« Inabissarti sovente nella carità di que­sto amabilissimo Cuore, a fine di non far niente al prossimo che possa ferire anche pochissimo tale virtù, non facendo ad altri niente di quello che non vorremmo fosse fatto a noi.

« Se ti trovi in un abisso di tema, ina­bissati in quello di confidenza del sacro Cuore, e là farai cedere la tema all'amore ». 

II. Voto di perfezione.

- Riportiamo qui alcune delle promesse eroiche fatte a Dio dalla Santa sotto la scorta dell' ubbi­dienza.

« Voto fatto la vigilia dell' Ognissanti per legarmi: - consecrarmi ed immolarmi più strettamente, assolutamente e perfettamente al sacro Cuore di nostro Signor Gesù Cristo. « O unico mio amore, io procurerò di assoggettare e tenere a voi sommesso quanto è in me, facendo ciò che io crederò essere più perfetto e più glorioso al sacro vostro Cuore, al quale prometto di non ri­cusarmi a niente da compiere o patire per far lui conoscere, amare e glorificare.

« Io non trascurerò né ometterò veruno de' miei esercizi ed osservanze delle re­gole, se non per carità e vera, necessità o per obbedienza, alla quale sottopongo tutte le mie promesse: « Voglio soffrire in silenzio, senza la­gnarmi, qualunque trattamento mi sia fatto: non evitare alcun travaglio nè pena, sia di corpo sia di spirito, di umiliazioni, di di­spregi, di contradizioni.

« Non cercherò né mi procurerò conso­lazione, piacere o gusto fuor di quello di non averne per la vita. Quando la Provvi­denza me ne presenti, li prenderò con semplicità, rinunciando in cuore ad ogni senti­mento di piacere, nè dilettandomi punto in pensare se io me ne soddisfaccia, o no; ma piuttosto in amare il mio Sovrano, che mi regala un somigliante godimento. « Io mi abbandono totalmente al sacro Cuore del nostro Signor Gesù Cristo, per consolarmi o affliggermi secondo il suo buon piacere, senza più volermi immischiare in ciò che mi tocca, contentandomi di ade­rire a tutte le sante operazioni e disposizioni di lui, riguardando me come sua vit­tima, da tenersi per sempre in continuo atto d'immolazione e di sacrifizio al suo buon piacere, non attaccandomi a niente fuorchè ad amare e contentar lui, operando e soffe­rendo in silenzio.

Non m'informerò mai dei falli del prossimo; quando sarò obbligata di par­larne, lo farò nella carità del sacro Cuore del Signor nostro Gesù Cristo, richiaman­domi alla mente se sarei contenta che altri a me, facesse o dicesse di me il medesimo; e quando io vedrò altri commettere alcuna colpa, offerirò in riparazione all'eterno Pa­dre la contraria virtù del sacratissimo Cuore.

Riguàrderò come i migliori amici tutti coloro che m'affliggeranno o parleranno male di me, e mi studierò di prestar loro tutti i servigi e fare tutto quel bene che potrò.

Procurerò di non parlare di me o molto in breve, e non mai, per quanto potrò, in mia lode, o escusazione ».

Non cercherò l'amicizia di creatura ve­runa, se non quando il sacro Cuore mi v' inciterà per quella condurre al suo a­more ».

Non mi fermerò punto volontariamente in alcun pensiero, non solo, malvagio, ma nè anche inutile. Mi riguarderò come una poverella nella casa di Dio, che deve a tutto sottomettersi ed a cui tutto si fa e si dona per carità, e penserò di averne sempre di soverchio.

Starò attenta per rendere le mie azioni e parole a Dio gloriose, edificanti al pros­simo, salutari all'anima mia, tenendomi fedelmente costante alla pratica del bene che il mio divino Maestro mi farà conoscer desiderare da me; non commettendo punto, quanto io possa, mancamenti volontari, e non lasciandone il minimo, senza impormene qualche penitenza ». 

III. L' esercizio del santo Amore ri­duce tutto all'unità.

- « Nella moltipli­cità di tutte queste cose, aggiunge la San­ta, mi sono sentita compresa di così gran timore di venirvi a mancare, che non mi bastava il coraggio d'impegnarmivi, se stata non vi fossi confortata e rassicurata da queste parole che mi furono dette nel più intimo del cuore: Di che temi tu, mentre rispondo io, che mi sono reso garante per te? L'unità del mio puro amore terratti luogo di attenzione nella moltiplicità di tutte le cose; questo io ti prometto, riparerà i falli che tu vi potrai commettere, e da sè vendicherassi sopra di te.

Le quali parole impressero in me una così grande fiducia e sicurezza della cosa, che non ostante la mia grande fragilità, io non temo più niente, avendo posta la mia confidenza in quello che può tutto e dà cui spero tutto, e niente da me.

Da questo voto si scorge il potere della grazia in un' anima generosa e fedele, ed in un cuore acceso dal puro amore di Gesù Cristo; il quale disse a Margherita Maria:

« Qualunque obbligazione a te imponga il tuo voto di pensare ogni momento a tante cose da esso contenute, sappi che tu sod­disferai a tutto amando me senza limiti e senza interruzione. Non pensare nè appli­carti se non ad amar me perfettamente, a piacere a me in ogni occasione; oggetto di tutte le azioni, pensieri e desiderii tuoi sia 1' amor mio; non applicarti ad amarmi se non per renderti degna d'amarmi ognora di vantaggio; e io ti assicuro che senza darti pena di altro, tu farai coll’esercizio del santo amore più ancora che non hai pro­messo col tuo voto.

Il succo di così ammirabili parole sta propriamente qui: « L'unità del mio puro amore sarà in luogo di attenzione nella mol­tiplicità di tutte queste cose. 

IV. Preghiera di unione al Signore nella santa Messa nel momento della consacrazione.

- « Dolce mio Gesù, alla vostra unisco l'anima mia, il mio cuore, la mia mente; la mia vita, le mie intenzioni alle vostre; e così unita io mi presento al vostro Padre. Ricevetemi o eterno Padre, per meriti del vostro divino Figliuolo, che vi offro col sacerdote e con tutta la Chiesa. Non mi riguardate più se non come nascosta nelle sue piaghe, coperta del suo sangue e carica dei suoi meriti. In questo modo io mi vi presento, affinché voi non mi rigettiate dal vostro cospetto, ma mi accogliate fra le braccia della paterna vostra bontà e mi con­cediate la grazia della salute.

« O Dio mio, vi ringrazio di tutti i vo­stri beneficii, beneficii, della vostra passione e morte, della istituzione dei vostri santi sacramenti; e specialmente di quello del vostro amore ».

 GIORNO XXIII.

I. Disposizioni onde la Santa ricevea le grazie del Signore.

- « Un venerdì, ella dice, dopo ricevuto il mio Salvatore, egli pose la mia bocca sulla piaga del suo sacro Costato, tenendomivi fortemente ser­rata per lo spazio di tre o quattr' ore, con delizie che io non posso esprimere. Ed io gli dicea: O Amor mio, io rinuncio di buon cuore a tutti questi godimenti per amar voi, per amor di voi solo, o mio Dio; tante volte ripetendo queste parole, quante egli rinnovellava le sue carezze.

Allor quando il Signore voleami fare gratia di qualche nuova croce, egli mi vi disponeva con un'abbondanza di carezze e di gusti spirituali sì grande che stato mi sarebbe impossibile il sostenermi, se aves­sero più durato, ed allora dicea: O unico Amor mio, io vi sacrifico tutti questi pia­ceri: serbateli a quelle sante anime che ve ne glorificheranno più di me, che voglio voi solo, tutto denudato sulla croce, dove io voglio amare solo voi per amore di voi solo. Levatemi adunque tutto il resto, acciò io vi ami senza mistura nè d'interesse nè di piacere ».

A tutte le altre grazie onde il Signore la ricolmava si aggiunse anche quella di un angelo speciale datole a custodirla. « Fi­gliuola mia, io voglio darti una guardia fe­dele che ti accompagnerà dappertutto, ti assisterà quando ne abbisogni ed impedirà che il tuo nemico prevalga contro di te.

«Questo fedele custode dell'anima mia, seguita ella, mi confortava coi suoi fami­liari colloqui, ed una volta mi disse: Io voglio dirvi chi sono, affinchè conosciate l' amore che' il vostro Sposo vi porta; io sono uno dei più vicini al trono della di­vina Maestà, maggiormente partecipi degli ardori del Sacro Cuore di Gesù Cristo, e mio disegno è di comunicarveli quanto sa­rete capace di riceverli.

Altra volta: « Andate bene guardinga che niuna grazia e familiare carezza fattavi dal nostro Dio non vi faccia mai dimenti­care chi egli è, e chi voi siete; altrimenti penserò io medesimo ad annientarvi.

« Allorchè nostro Signore mi onorava del­la sua divina presenza, io non mi accorgeva più di quella del santo angelo. Avendolo chiesto del perchè, mi disse che durante quel tempo egli prostravasi in profonda ri­verenza, rendendo omaggio a quella Maestà abbassatasi fino alla mia piccolezza: e in­vero io lo vedea così quando era favorita delle carezze del celeste mio Sposo. Lo trovava pronto ad assistermi nelle mie ne­cessità; non avendomi negato mai niente di quello onde io lo dimandava ».

 

Il. Impressioni della divina presenza nell'animo della Santa.

- « Il divin Salvatore, avendomi onorata di una sua visita, disse di volermi fare una grazia novella, maggiore di tutte le già fattemi, ed era che io non lo perdessi di veduta mai, coll'averlo, sempre intimamente presente; favore che io riguardo come il colmo di tutti gli altri fin qui ricevuti dalla misericordia sua infi­nita; giacchè da quel tempo in poi ho di continuo innanzi questo Salvatore intima­mente; egli mi ammaestra, egli mi sostiene; egli mi avverte dei miei falli e non cessa di far crescere in me per la sua grazia il desiderio ardente di perfettamente amarlo e di patire per amor suo. La quale divina presenza ispira in me tanto rispetto, che quando son sola mi sento obbligare a pro-strarmi col volto a terra ed annientarmi, per così dire, al cospetto del mio Salvatore e mio Dio, soprattutto pensando a quello che io sono, cioè la più indegna e la più meschina di tutte le sue schiave, e di certo immeritevole di essere pure chiamata serva di Gesù Cristo ».

Nel render conto dei sentimenti più in­timi dell' anima sua ella si esprime, così « Tutto mi affligge e mi tormenta a cagione del non poter io amare puramente 1' unico Amor mio, il quale mi fa grazia ognora dell'amorosa sua presenza. Va la cosa come se un potente monarca, stimolato ad eser­citare la sua carità, gittasse gli occhi sopra tutti i suoi sudditi per iscegliere il più po­vero e miserabile, nudo di ogni bene, per arricchirlo, trovato che lo abbia, colla pro­fusione de' suoi generosi favori; dei quali sarebbe il maggiore, se questo potente mo­narca volesse abbassarsi a camminare sem­pre a lato di questo povero miserabile, con alla mano una fiaccola, e tutto splendente nella sua porpora reale; e dopo essersi la­sciato vedere, nascondesse tale splendore nell'oscurità della notte, per dare a questo poverello più confidenza di approssimarsi a udirlo e parlargli alla famigliare, riceverne le carezze ed a lui farne da sua parte, avendo cura di provvederlo in tutti i suoi bisogni e pigliandosi a cuore tutto quello che lo riguarda. Oh se dopo tanto, somi­gliante creatura venisse a distogliersi dal suo benefattore e ad essergli infedele, ed egli a punirnela non usasse altro mezzo che di far comparire la luce da lui tenuta nascosta per darle a vedere chi sia egli e chi ella sia; egli tutto raggiante di bellezza, ella tutta coperta di fango, di piaghe, di lordure e veggente insieme la grandezza della propria malizia ed ingratitudine oppo­sta alla bontà di questo Sovrano!... Ecco presso a poco la maniere onde il Sovrano nostro usa coll’indegna sua schiava.

Vero è che questa divina presenza opera in me diverse Impressioni. Talvolta essa mi solleva fino al colmo d'ogni bene, il cui godimento trascende ogni espressione, non avendo io altre parole che queste: Mio Amore, mia Vita, mio Tutto! Voi siete tutto per me e io sono tutta per voi! - Talvolta m'inabissa fino al centro del mio nulla, ove io soffro strane confusioni, vedendo questo abisso di tutta la miseria vicino al­l'abisso di tutta la grandezza e di tutta la perfezione. Altre parrai ch'egli s'imprima in me di tale maniera da non restarmi più altro essere nè altra vita fuori di lui stesso; il che succede alcuna fiata in guisa dolo­rosissima che mi fa dire senza posa: lo voglio tutto patire senza lagnarmi, poichè il puro amore, m'impedisce di niente paven­tare. Altre ancora egli mi sembra un'acqua tranquilla in cui si compiace il sole spec­chiandosi.

« Dio è abisso incomprensibile di ogni bene. Tutta la mia gloria dev'essere, com'e­gli mi ha insegnato, in non riguardarmi più che quale trastullo del beneplacito del suo Cuore adorabile, che è tutto il mio tesoro. Così egli mi dice sovente: Che faresti tu senza di me? Saresti ben povera!

« Peraltro le grazie e i favori che io ricevo dalla sua bontà, confesso che sono ben grandi, ma il Donare val meglio di tutti i suoi doni: ed il mio cuore non può amare nè affezionarsi che a lui solo. Tutto il re­stante, mi è un niente, e spesso non serve che ad impedire la purezza dell'amore ed a porsi frammezzo all'anima ed al suo Di­letto, che vuol essere amato senza mi­schianza e senza interesse ».

 

III. Effusione di umile riconoscenza della Beata.

- « Deh quanto è misericor­dioso Iddio verso di me!

« A mio riguardo egli usa come un padre inebriato di amorosa tenerezza verso il suo bambino ».

« Quando mai io non ho trovato il mio Dio sì buono per me? Egli da me non si ritrae, malgrado le mie grandi infedeltà; così anch'io non ho altro ricorso che al­l'adorabile suo Cuore, che per tutto si rende mia sicurtà e mia difesa.

« Oh come sono grandi le sue libera­lità! Spesso non mi lasciano dire se non Misericordias Domini in aeternum cantabo!

« Questo è quasi tutto ciò che io posso dirne, confessando sinceramente che io amo più il mio Sovrano e mi occupo più di lui che dei suoi doni e beneficii, i quali io solo stimo in lui, e perchè mi vengono da lui. E senza un ordine dell'ubbidienza, io non vi bado gran fatto e ne parlo anche meno, non potendolo senza una violenza estrema, a cagione della mia vita sì rea che mi fa gemere innanzi a Dio.

« Mi pare di commettere un gran de­litto parlando di me, vedendomi sì cattiva, meschina e spregevole, che di sovente io stordisco come la terra non mi si apra sotto i piedi per subissarmi, a cagione dei miei grandi peccati.

« Io non vorrei mai parlare delle gran­di grazie fattemi dal mio Salvatore, perchè non vi penso mai senza patirne straordina­rie pene alla vista delle mie ingratitudini, che mi avrebbero senza dubbio precipitata nell'inferno, se la misericordia del mio divin Salvatore e la potentissima intercessione di Maria Vergine non disarmassero, per così dire, la giustizia di Dio a mio riguardo. A dirla come io penso, non fo mai rifles­sione a queste grandi grazie, ché temo sommamente d'ingannare, dopo me stessa, quelli ancora ai quali son obbligata di parlarne. Però domando incessantemente a Dio la grazia di vivere sconosciuta, an­nientata e sepolta in un eterno oblio, e questa io riguardo come la massima di quante altre me ne ha fatte.

« Ahimè! un solo affare io ho, cioè di amare, di obliarmi ed annientarmi; poiché il tutto consiste nell' amor di Dio e nell' odio di noi. Il quale affare parmi di così alta importanza, che non ho mai tempo baste­vole per dedicarmivi ». 

IV. Offerta dei meriti di Nostro Si­gnore Gesù Cristo.

- Dio mio vi offro il diletto vostro Figliuolo in ringraziamento di tutti i beni che mi avete compartito; ve l'offro come mia domanda, mia offerta, mia adorazione, per tutte le mie risoluzioni, pel mio amore, pel mio tutto. Ricevetelo, o eterno Padre, per tutto quello che voi desi­derate da me, mentre io non ho altro ad offrirvi che non sia indegno di voi, eccetto quello che voi mi date a godere con tanto amore ».

 GIORNO XXIV.

I. I santi rigori dell'amor divino.

- Questo unico Amore dell'anima mia mi fece vedere in lui due santità, l'una di amo­re e l'altra di giustizia; amendue rigorosis­sime a loro maniera, che doveano di con­tinuo esercitarsi sopra di me. La prima mi farebbe soffrire una specie di purgatorio dolorosissimo a sopportare, in sollievo delle sante anime colà rinchiuse, alle quali per­metterebbe, a suo piacere, di rivolgersi a me la seconda, sì tremenda e spaventevole ai peccatori, mi farebbe sentire il peso del suo giusto rigore, dandomi a soffrire per questi e particolarmente, diss' egli, per le anime a me consecrate, a cagione delle quali io farotti vedere e sentire appresso quanto ti converrà patire per mio amore.

« Nella prima solitudine che seguì la mia professione, i due o tre primi giorni questa santità divina si aggravò ed impresse tanto fortemente in me da rendermi incapace di far orazione e di sostenere l'interno do­lore che ne risentiva. Io sperimentava una tale sfiducia ed un dolore sì grande di com­parire innanzi a Dio, che se la medesima potenza che mi facea soffrire non aves­semi sorretta, avrei voluto mille volte inabissarmi, distruggermi, annientarmi, ove fosse stato in mio potere. E con tutto que­sto io non potea ritrarmi dalla divina pre­senza, dalla quale io era perseguitata ogni dove, come'una rea in procinto di ricevere la sua condanna, ma con una sommissione così grande al volere del mio Dio, ché di­sposta ero sempre ad accogliere tutte le pene ed i dolori che a lui piacerebbe in­viarmi col medesimo contento che farei colla soavità del suo amore.

Una volta dopo sofferto a lungo sotto il peso della santità di Dio, io perdetti la voce e le forze. Tanta sentiva confusione in dovermi presentare alle creature che la morte mi sarebbe stata meno amara. La santa comunione mi riusciva sì dolorosa che mi sarebbe difficile l’esprimere, il tra­vaglio da me provato in accostarmivi, ben­ché non mi sarebbe stato permesso il riti­rarmene, mentre Ei medesimo che davami a patire in tale stato me lo proibiva. Potea dire col Profeta che le mie lacrime mi ser­viano di pane giorno e notte. Gesù Cristo in sacramento, solo mio rifugio, mi trattava con tanta indignazione, che io ne sofferiva una specie d'agonia, né vi potea dimorare che facendomi una suprema violenza; e se fuori dei tempi obbligati io me gli andava a presentare dicendo: Dove volete che io vada, o divina Giustizia, mentre voi mi accom­pagnate per tutto? Io entrava ed usciva senza saper che dovessi fare e senza tro­var riposo che nel dolore.

Un' altra volta mi sentii cosi forte imprimere la santità del mio Dio che mi sembrava non aver più forze a resistere, solo dicendo: Santità del mio Dio, quanto siete tremenda per le anime peccatrici! Altre volte: O Signor mio e mio Dio, so­stenete 1a mia debolezza, acciocché io non soccomba sotto la pesante soma, causa 1' enormità delle mie colpe, onde io merito tutto il rigore della vostra giustizia. Egli mi fece udire queste parole solamente: Io non te ne faccio provare che appena un picciol saggio, cui le anime giuste sostengono per timore che non cada sopra i peccatori.

All’uscire di una grave malattia da lei superata per virtù dell'obbedienza, scriveva: « La mia croce fu cangiata in una interiore; di cui vi confesso non potrei lungamente so­stenere il peso, se la stessa mano che mi af­fligge non si rendesse la mia forza, giacché mi sembra che la sua santità di giustizia mi abbia fatto sentire un piccol saggio del­l'inferno o piuttosto del purgatorio, poiché io non vi avea perduto il desiderio di arnar Dio. Io non saprei come esprimermi su questo punto, non potendo dire che mai sentissi in me; solo io era come una per­sona in agonia, tirata con funi per altrui mano ai luoghi dei suoi doveri, che sono i nostri esercizii. Io non risentiva in me nè mente, nè volontà, nè imaginazione, nè memoria; tutto erasi da me allontanato, lasciandomi senza più vigore alcuno; e tutte le mie pene imprimevansi tanto viva­mente in me che mi penetravano sino al midollo delle ossa. Insomma tutto pativa in me, che non sentiva più niente, tranne una intera sommissione alla santa volontà del mio Dio, del quale adoro i disegni. Ma come sarebbemi difficile il riferirvi tutta la serie di questa disposizione e quanto vi accadde, così noterò solo che essa mi fu rappresentata quale un picciol riflesso e participazione di quello che nostro Signore sofferse nell' Orto, dove anch' io dissi col mio Salvatore: Non la mia volontà, mio Dio, ma la vostra si compia, per quanto me ne costi; essendo io risoluta di pa­tire sino al termine col soccorso della sua grazia.

Altrove dice ancora la Santa: « Que­sta santità di amore pressavami sì forte i soffrire per corrisponderle, che io non potea trovare più dolce riposo del sentire il mio corpo sopraccarico di patimenti, l'anima mia in ogni maniera di derelizioni, tutto il mio essere nelle umiliazioni, nei dispregi e nelle contradizioni. Le quali punto non mi mancavano per grazia del mio Dio, il qua­le non potea lasciarmene priva un istante o nel mio interno o nell' esterno. E quando questo pane salutare diminuiva, mi biso­gnava cercarne altro per via di mortifica­zioni, e molta me ne porgea materia il mio, naturale risentito e superbo. Il mio so­vrano Maestro non volea che ne lascias­si andare perduta occasione; e quando così mi accadea, per la grande violenza che dovea farmi a sormontare le mie ripu­gnanze, egli me la facea pagare il doppio. E quando egli volea qualche cosa da me, mi stimolava si vivamente che mi era im­possibile il resistervi, ciò che molto mi diè a patire, per averlo sovente tentato. Egli mi prendeva per tutto quello che era più opposto al mio naturale ed alle mie inclinazioni contrario; a ritroso delle quali volga che io sempre camminassi.

 

II. Santi sgomenti della Santa.

- Que­sto frammento di una sua lettera alla madre de Saumaise ci dipinge in quali distretto si piacesse talvolta il Signore di metterla per purificarne l'amore. « Bisogna ben dire una paroletta della vostra povera e me­schina figliuola, che vi tien cara più tene­ramente che mai. Io la credo tutta pene e tutta patimenti senza soccorso nè ricorso, fuorchè al divin Cuore. Mi sono resa in­degna dei suoi lavori colle mie ingratitu­dini ed infedeltà, sebbene egli non desiste di essermi ancora misericordiosamente libe­rale quanto mai, e questo appunto accresce il mio tormento; perocchè io non, so se venga dal nemico, che assale il mio povero cuore, il doloroso pensiero che tutto ciò è volto a mia perdizione, e che Dio non fa tante grazie ad una si malvagia creatura, che ha menato una vita sì rea, e colle sue vane ipocrisie ha ingannato, le creature, particolarmente coloro che la guidano. Tra tutte queste agitazioni la vita mia mi viene rappresentata come in un quadro tanto abo­minevole, che quantunque io non sappia discernervi niente di particolare, pure mi sembra che non potrei sostenerne lunga­mente l'aspetto senza morirne di dolore, ove non mi sentissi allo stesso tempo fortificata e tutta circondata da una potenza invisibile che dissipa queste furie infernali, solo intese a togliermi la pace del cuore, come il Signor nostro me lo ha fatto co­noscere, se non m'inganno. Altra volta mi sorge in pensiero essere questa una pace falsa, solo proveniente dall'induramento di cuore, che mi rende insensibile al mio pro­prio male. Ma ohimè! madre mia buona, sarebbe mai possibile che quell'amabilis­simo Cuore avesse il coraggio di privar quello della indegna sua schiava di amarlo eternamente? Ditemi, ve ne scongiuro, a mia consolazione che ne pensiate ».

 

III. Che sia il peccato al lume di Dio.

- « Il mio divino Maestro mi diede una volta questa lezione: Impara, disse dopo certi falli commessi da me, come io sono un maestro santo che insegna, la santità. Io sono puro e non posso patire pur 1' om­bra di macchia. Io ti farò conoscere come non possa tollerare le anime tiepide e co­darde e se in sopportare le tue debolezze sono tanto dolce, non sarò meno esatto e severo in correggere e punire le tue infe­deltà. - E ben me lo ha fatto esperimen­tare tutta la mia vita: giacché posso dire che non mi lasciava passare il minimo fallo, in cui fosse anche pochissimo di volontà e di negligenza, senza riprendermi e punir­mene, benchè sempre nella sua misericordia e bontà infinita. Confesso per altro che niente mi era tanto doloroso quanto il ve­derlo anche lievemente corrucciato contro di me; al paragone di quello tutti gli altri dolori scomparivano.

Una visione di nostro Signore della sua croce e coperto di piaghe valse a metterle tuttavia in più vivo orrore il peccato. «Cominciai, ella dice, a meglio com­prendere la gravità e la malizia del peccato, cui detestava sì forte nel mio cuore che avrei mille volte, voluto gittar innanzi nel­l'inferno che commetterne uno volontaria­mente. O reo peccato, quanto se detesta­bile per la ingiuria che tu arrechi al mio sommo Bene!

In verità il mio Diletto ne ispira un così grande spavento all'anima mia che amerei meglio vedermi abbandonare alle furie di tutti i demoni che veder quella macchiata di colpa anche picciolissima.

« Per quanto sieno grandi i miei falli, quest'unico Bene dell'anima mia non mi priva mai della sua divina presenza secondo la sua promessa. Ma quando gli ho dispia­ciuto in alcuna cosa, me la rende sì terri­bile da non esservi tormento al quale non volessi di buon grado mille volte sacrificar­mi anzichè sostenere tale divina presenza e comparire avanti la santità di Dio coll'ani­ma brutta di alcun peccato. Avrei voluto nascondermi in tal caso ed allontanarmi, se avessi potuto: ma tutti erano inutili i miei sforzi, trovando io dappertutto ciò che fug­giva con tormenti cosi spaventosi che mi pareva di essere in purgatorio, mentre tutto pativa in me senza consolazione di sorta nè desiderio di cercarne; il che faceami dire talora nella mia dolorosa amaritudine: Oh quanto è terribil cosa il cadere nelle mani di un Dio vivente! In tal modo puri­ficava egli le mie colpe allorché io non era bastevolmente pronta e fedele a punirmene da me stessa.

Ma ohimè! che potrei io soffrire di grandezza uguale a' miei misfatti, i quali mi tengono continuamente in un abisso di confusione, dopo che il mio Dio mi ha fatto vedere l'orribile figura di un'anima in pec­cato mortale, e la gravità di esso, che vol­gendosi contro una bontà infinitamente ama­bile, le è sommamente ingiurioso. Più mi fa patire questa vista che tutte le altre pene; e io vorrei di tutto cuore aver incominciato a sofferire tutte quelle dovute a tutti i pec­cati da me fatti, perchè mi servissero di preservativo e ritegno dal commetterli, pri­ma di essere stata miserabile a segno di farli, posto ancora che l'infinita misericordia del mio Dio mi avesse assicurata di per­donarmeli senza darmi a provare pene so­miglianti.

 

IV. Atto di puro amore.

- Ascoltate, - o Cuore tutto amabile del Signor mio Gesù Cristo, la domanda che vi fo e la richiesta che vi presento in mio favore, io meschina ed indegna peccatrice, pregandovi della mia verace conversione. Io detesto il peccato con tanto orrore che sceglierei di essere prima subissata nell'inferno che tornarvi ad offen­dere in avvenire; e se voi mi volete con­dannare alle fiamme, sia in quelle del vostro puro amore senza riserva. Sommergetemi in tale divampante fornace a punizione di tutte le mie perfidie. E quando 1' eccesso della vostra bontà écciteravvi a farmi an­cora qualche grazia, altra io non ve ne chieggo fuori di questo dolce supplizio d'amore. Ma fate, ve ne scongiuro, che io mi vi consumi per esservi trasformata in voi. E per vendicarvi del non avervi io amato per amare me disordinatamente, fe­rite, trapassate mille e mille volte l'ingrato cuor mio collo strale del vostro puro amore, di modo che esso non possa contener più niente di terreno e di umano, ma la sola sicurezza del vostro puro amore, il quale non mi lasci più altra libertà che di amarvi patendo e compiendo la vostra santa vo­lontà. Sono queste le grazie che io vi domando, o sacratissimo ed amabilissimo Cuore, e vi supplico di concederle a me ed a tutti i cuori capaci di amarvi, per li quali io vi chieggo di vivere e di morire in questo medesimo amore. Amen ».

 GIORNO XXV.

I. L' amore del sacro Cuore ispira zelo per lai salute delle anime.

- Facendo un dì la Santa il ringraziamento dopo la co­munione con desiderio di operar qualche cosa pel suo Dio, il Diletto dell' anima sua le chiese interiormente, se fosse contenta di sofferire tutte le pene meritate dai pec­catori, affinchè egli fosse glorificato in tutte queste anime. « Nel medesimo tempo, ella dice, io gli offersi 1' anima mia, e tutto il mio essere in sacrificio per fare la sua di­vina volontà, quand' anche le mie pene avessero a durare fino al dì del giudizio; purchè fosse egli glorificato, io sarei con­tenta.

Avendomi fatto conoscere il mio So­vrano che quando egli fosse al punto di abbandonare alcune di tali anime per cui volea che io patissi, mi farebbe sopportare lo stato di un'anima riprovata, dandomi a sentire la desolazione in cui ella trovasi all' ora della morte; di ciò io non ho pro­vato mai niente più terribile, mancandomi affatto i termini a spiegarlo. Qualche volta gittando a terra la faccia dicea: Percotete, mio Dio! tagliate, bruciate, consumate tutto quanto vi dispiace, non risparmiatemi nè corpo, nè sangue, nè carne, nè vita, purchè voi salviate in eterno quest'anima ».

« Il mio Sovrano mi ha di sovente fatto portare simili disposizioni dolorose, tra le quali avendomi una volta mostrato i casti­ghi ch' egli voleva esercitare sopra di alcune anime, io me gli gettai a' piedi sacra­tissimi dicendo: O Salvatore mio, scaricate su me tutta la vostra collera e cancellatemi dal libro di vita, anzi che perdere queste anime, costate a voi sì caro. Ed egli: Ma esse non ti amano e non cesseranno di travagliarti, - Non importa, Dio mio, pur­chè amino voi, io non desisterò di pregarvi a perdonarle. - Lasciami fare, non le posso tollerare di più. - E io abbracciandolo an­cora più forte: «No, mio Signore, non vi lascerò punto, se lor non avrete perdonato. Ed egli dicea: Voglio bene se tu rispondi per loro. - Anzi, Dio mio, ma io vi pre­gherò sempre coi vostri beni che sono i tesori del vostro sacro Cuore. Di ciò ei si tenne contento.

« Altra volta mi furono mostrati cinque cuori, cui questo Cuore amororoso era sul punto di rigettare, non mirandoli più se non con orrore; e io tutt' altro, che deside­rar di saperne oltre, chiedeva anzi di non averne alcuna conoscenza; ma non cessava di versar molte lacrime dicendo: O Dio mio, voi ben potete distruggermi e annien­tarmi ma io non vi lascerò prima che mi abbiate concessa la conversione di questi cuori.

« In altra occasione il Salvatore aggiun­se: - Caricati di questo peso e partecipa delle amaritudini del mio Cuore; versa lagrime sulla ingratitudine di questi cuori, che io aveva eletti per consecrarli all' amor mio; oppure lasciali sprofondarsi nella per­dita loro, e vieni a godere delle mie deli­zie. - Ma io rinunciando a tutte le dolcezze, lasciai libero corso alle lacrime, sentendomi carica di questi cuori che erano, in procinto di andar privi d'amore; ed essendomi li­bera la scelta e continuandomi 1' invito a godere del santo amore, io mi prostesi al cospetto della Sovrana Bontà, presentandole que' cuori, cui volesse penetrare del suo divino amore ma ben mi convenne patire prima di ottenerlo, e 1' inferno non è punto più orribile di un cuore privato dall' amore del mio Diletto ».

Sotto l'impressione dello zelo ardente ond' era bruciata ella esclamava: « Signor mio e mio Dio, bisogna che la misericordia vostra ricoveri nel vostro divin Cuore tutte le anime infedeli, affinchè vi siano giustifi­cate per glorificarvene eternamente ». 

II. Fervide esortazioni della Santa in aiuto delle anime nel grande affare della salute.

- « Ti sovvenga, scriveva ella a cert' anima esitante in corrispondere alla grazia, ti sovvenga di avere uno sposo geloso, il quale vuole assolutamente tutto il tuo cuore o non ne vuole punto; se tu non ne scacci le creature, ne uscirà egli; se tu non le lasci col loro amore, egli la­scerà te e ti toglierà il suo. Non si dà mezzo; o tutto o niente. Il Cuor suo vale almeno il tuo. E tu non ti senti confondere in disputargli un bene che è suo? In verità io non arrivo a comprendere com' egli non sfasi stancato delle: tue resistenze; bisogna dire che abbia un grande amore per te. Questo io ti parlo come ad amica mia di­letta nel sacro Cuore di Gesù Signor nostro, affinchè sii attenta e più fedele in avvenire ai movimenti della grazia.

Ad un' altra; « Il cuor tuo si espande troppo nella creatura e vi conta più che sopra il Creatore. L'amore della creatura è nel cuor tuo un veleno che vi uccide l' amore di Gesù Cristo. Quando tu cercherai l'amor delle creature e d'insinuarti; nelle loro buone grazie, perderai quelle del sacro Cuore, ed impoverirai dei suoi tesori tanto quanto tu tenterai arricchirti di cose create. I contentamenti umani faranno inaridire per te la sorgente delle grazie del Cuor di Gesù; ed il tuo ne rimarrà come un terreno secco, e sterile.

Non contrastare dunque più colla grazia, te ne scongiuro per tutto l' ambre del Cuor sacratissimo del Signor nostro Ge­sù Cristo; perchè non conviene illudersi; la grazia che ora ci stimola sl vivamente, rallenterassi a poco a poco, s'infiacchirà e ritirerassi da noi, lasciandoci freddi ed insensibili al nostro proprio male. Avremo bel domandarla in appresso, ma il sacro Cuore si schernirà di noi, come noi ci siamo scherniti della sua grazia. Dio ci guardi da tanto male! E io te lo dico qui, affin­chè tu provveda di non cadervi giammai. Ricordati spesso delle parole: Se oggi udi­te la voce del Signore, non vogliate indu­rare il cuor vostro.

« Non abbiamo bisogno di medico, se non vogliamo guarire o non usare i rimedii da lui ordinatici o non astenerci da quello che facci ammalare. Ma come un male co­nosciuto è guarito per metà, così non bi­sogna più altro che un buon e tutto andrà bene. Infine si tratta della salute dell'anima tua, carissima al Signore Gesù, e per la quale posso assicurarti non essere niente che, toltone il peccato, io non volessi fare e patire per renderla intera­mente a quello che a gloria sua l'ha creata. Ma niuno può meglio adoperarvisi di te, quando voglia usare dei lumi dati da lui a fare il bene ed evitare il male.

L'amor divino basta per astenerci dal fare con avvertenza niente che possa di­spiacere al Diletto delle anime nostre per­chè io non so comprendere come un cuore che è di Dio e lui vuole daddovero amare, lo possa offendere di proposito deliberato. E ti confesso che le colpe volontarie mi sono insopportabili, perchè feriscono il Cuo­re del nostro Dio. Guardati - adunque dal commetterne, te ne supplico; perehè ti pri­vano di grazie assai, la perdita delle quali rallenta il tuo cuore indebolisce molto l'a­nima tua nel cammino della perfezione.

« Ahimè! potessimo noi comprendere il gran torto che facciamo alla povera anima nostra privandola di tante grazie, ed espo­nendola a così evidente pericolo colla fre­quenza di queste volontarie cadute, che a lei, fanno perdere l'amicizia di Dio, il quale non può ascoltar lei, nè quelli che per lei pregano, mentre ricusa ella di ascol­tare e di tutta convertirsi a lui! Egli le chiude l'entrata del suo sacro Cuore, perchè ella ha cacciato lui dal proprio. Profittiamo dei tempo, che ci è dato e non differiamo più:

«Deh quale pena si attirerà il servo che conosce la volontà del padrone e non la compie! Io spero tuttavia che il tuo buon cuore non prenderà questo in mala parte; ma piuttosto vi farai sopra un poco di riflessione, a fine di non arrischiare la corona che ti è destinata, e non privarti di tante grazie, onde non cesserai di be­nedire Iddio alla mode, la quale non è sempre sì lungi come noi pensiamo ». 

III. Sublime voto della Santa.

- « Non so se io m'inganni, ma mi sembra che il massimo mio piacere sarebbe in amare il Mio amabile Salvalore d'un amore amarle ardente come quello dei serafini; parmi che così non mi peserebbe l'amarlo anche nel­l' inferno. Il pensiero che vi sarà nel mondo un luogo, dove per tutta l'eternità innume­rabili anime redente dal sangue di Gesù Cristo non ameranno più questo amabile Redentore, mi addolora talvolta fino all'ec­cesso. E vorrei, o divino mio Salvatore, se fosse vostra volontà, sofferire tutti i tormenti dell' inferno, solo che potessi a­marvi tanto quanto vi avrebbono amato in cielo tutti gli sventurati che patiranno sem­pre e non vi ameranno mai! ». 

IV. Trasporti d' amore verso il sacro Cuor di Gesù.

- « O Cuore amorosissimo del mio unico amore, Gesù! non potendo io amarvi, onorarvi e glorificarvi a misura della brama che voi mi date, invito la terra ed il cielo a farlo per me, e mi unico a quegli ardenti serafini per amarvi. O Cuo­re tutto divampante di amore, che non infiammate il cielo e la terra delle vostre fiamme più pure, per istruggerne tutto quan­to essi contengono, affinché le creature tutte non respirino che il vostro amore? Fatemi o morire o patire, o almeno can­giatemi tutta in cuore per amarvi consumandomi nei vostri più vivi ardori. O fuoco divino, o fiamme tutte pure del mio unico amore Gesù! abbruciatemi senza pietà, con­sumatemi senza resistenza. Ohimè! perchè mi risparmiate voi, mentre lo merito sol il fuoco; nè son buona che a bruciare? O amore del cielo e della terra, venite tutto nel cuor mio per ridurmi in cenere. O fuoco divampante della Divinità, venite, venite a versarvi sopra di me! Bruciatemi, consu­matemi tra le vostre più vive fiamme che fanno vivere chi vi muore. Così sia ». 

GIORNO XXVI.

I. Le anime purganti bramano cere­sciuta la divozione al Sacro Cuore come rimedio sommo dei loro patimenti.

Se sapeste, scrivea la Santa, con quanto ardore le povere anime del purgatorio do­mandano questo nuovo rimedio sommamente salutare alle loro pene; così chiamano esse la divozione al divin Cuore, e particolar­mente le messe ad onor suo ».

E parlando di sé, dice ancora: Il sacro Cuor di Gesù: concede sovente la meschina sua vittima alle anime purganti per aiutarle a soddisfare la divina Giustizia; ed in que­sto tempo io soffro una pena quasi come la loro, non trovando riposo nè di giorno, né di notte.

« Una notte di giovedì santo che ebbi licenza di passare dinanzi al Santissimo, vi fui per una parte del tempo come tutta in­ torniata da queste povere pazienti, colle quali contrassi una stretta amicizia; e no­stro Signore disse di donarmi in loro favore tutto quest'anno per far loro tutto quel bene che potrei. Da quel punto elle stanno spesso con me, ed io le chiamo solo col nome di mie amiche pazienti.

Se sapeste, scriveva ancora, il dolore di tale anima in particolare...; non si può esprimere. Ah datemi voi qualche goccia di acqua per refrigerarla, giacchè io brucio con lei e non so come alleviarla! 

II. Esempi istruttivi ai secolari ed ai religiosi.

- Si legge nelle Memorie contemporanee: «Pregando per due persone state ragguardevoli nel mondo, l'una fu a lei dimostra per condannata lunghi anni alle pene del purgatorio, e tutte le preghiere e suffragi offerti a Dio per lo suo riposo erano dalla divina Giustizia applicati alle anime di certe famiglie state dipendenti di quella, che per mancanza di caritatevole equità le aveva lasciate andare in rovina, fino a mancare dei mezzi di fare pregar Dio per loro dopo morte; laonde il Signore vi sup­pliva come ho detto.

L’altra era in purgatorio per tanti giorni quanti anni avea vissuto sopra la terra; e nostro Signore diede a conosce­re alla diletta nostra sorella che fra tutte le buone opere fatte da quella, egli ebbe un motivo particolarissimo di portarne un giudizio mite e favorevole per certe umilia­zioni da lei incontrate nel mondo, e sofferte con animo cristiano; non solo senza la­gnarsene, ma senza pure parlarne ».

Una religiosa defunta da lungo tempo venne a chiedere di aiuto la Santa, che così lo racconta: « Prega per me Iddio, questo dicea, offerisci a lui i tuoi patimenti con quelli di Gesù Cristo per alleviare i miei! Rimirami coricata in un letto di fiam­me, ove io soffro mali intollerabili. - E dandomi a vedere tale orribil letto, che mi fa fremere ogni qual voltavi penso, ai ricordarne quel fondo tutto di acute punte infuocatissime, entranti nelle vive carni della poverina, essa mi dicea ciò avvenire per colpa della sua pigrizia e negligenza nell’osservanza, e delle infedeltà sue a Dio. E poi: Mi straziano il cuore con pettini di ferro tutto ardenti, ciò che forma il mio dolore più crudo, a cagiorne dei pensieri di biasimo e disapprovazione nutriti contro le mie superiore: la mia lingua è rosa da vermini a castigo delle mie parole contro la carità; e per lo mio poco silenzio ecco­mi la bocca tutta ulcerata. Ah bene io vor­rei che tutte le anime consecrate a Dio mi potessero vedere in così orribile tormento! Se io potessi far loro sentire la grandezza delle mie pene e di quelle preparate a coloro che vivono trascurati nella propria vo­cazione, di certo essi camminerebbero con ben altro ardore nella esatta osservanza. - Tutto questo mi faceva sciogliere in lacrime.

« Nessuno, seguitava quella, si dà pen­siero di allegerire i miei mali. Ahimè, un giorno di esatto silenzio in tutta la Comunità guarirebbe la mia bocca ulcerata! Un altro passato nella pratica della carità sen­za verun fallo che offenda, guarirebbe la mia lingua. Un terzo trascorso senza bor­bottamenti di disapprovazioni guarirebbe lo straziato mio cuore ».

Altre volte la Santa godette dell' appa­rizione di anime liberate cogli aiuti di sue preghiere e penitenze. Così ella ne scrive alla madre de Saumaise: « L'anima mia si sente compresa da gioia, così grande che stento a contenerla in me: permettete però, madre mia buona, che la comunichi al vostro cuore, che ne fa uno solo col mio e con quello di nostro Signore. Questa mattina, domenica del Buon Pastore; due delle mie amiche penanti, al mio svegliarmi, sono venute a dirmi addio, perchè oggi appunto il sommo Pastore le accoglieva nel suo eterno ovile con più d' un milione di altre, in compagnia delle quali se ne andavano con cantici di allegrezza inesplicabili. L'una diceva e ripetevami incessantemente queste parole: - L'amor trionfa, gioisce l’amore, l'amore in Dio sì gioconda. E l'altra Beati i morti che muoiono nel Signore, e le religiose che vivono e muoiono nella esatta osservanza delle proprie regole! - Vogliono esse che io vi dica da parte loro, che la morte può ben separare gli amici, ma non disunirli.

« Se sapeste quanto 1' anima mia ne fu trasportata di gioia, mentre loro favellando io vedeale a poco a poco immergersi ed inabissarsi nella gloria; come una persona che si annega in vasto oceano! Esse vi chieggono in ringraziamento all' augustissi­ma Trinità un Te Deum, un Laudate e tre Gloria Patri. E pregandole io di sovvenirsi di noi, mi dissero per ultima parola, che l'ingratitudine non è mai entrata in cielo ». 

III. La Santa dà il modo di suffragare le sue buone amiche penanti.

- In pa­recchie lettere il suo zelo si appalesa nei termini seguenti: « Per ciò che riguarda le mie buone amiche penanti nel purgatorio, è vero che sono a voi più obbligata del bene a lor procurato che se lo aveste fatto a me stessa.

Spero che voi non mi negherete la grazia di procurare a tale defunto quindici Messe in onore del sacro Cuore, dopo le quali mi sembra che quegli sia per diven­tare presso Lui un potente avvocato per voi e per tutta la propria famiglia ». Ap­pena compiuto questo suo desiderio, ella riscrisse: « Per le quindici Messe fatte da voi celebrare vi ringrazio in luogo di quella povera anima che io credo al presente ric­chissima di gloria in cielo, dove ben rime­riteravvi di tutte le vostre carità ».

« Ella insegnava eziandio di rivolgersi in favore di quelle addolorate anime a no­stro Signore « cui 1' amor suo ritien prigioniero nel santissimo Sacramento, e per merito di tale prigionia, dicea, domandate a lui la libertà per le povere prigioniere nel purgatorio.

Altre volte suggeriva di fare al medesi­mo fine diversi atti di virtù, per esempio, « Atti di purità d' intenzione da offerire a "Dio in soddisfazione della sua giustizia, pagando colla purità del sacro Cuore la mancanza di purità d'intenzione in quelle povere anime, onde esse al presente sono in pena. Atti di silenzio interiore da unirsi a quello di Gesù nel suo Sacramento, a lui offerendo tutti i divini sacrifici che si cele­brano nella santa Chiesa, ai quali voi pre­gherete i vostri angeli Custodi di assistere e di offerirli a Dio per placare la sua giu­stizia. Atti d'umiltà per riparare le umilia­zioni principali sofferte dal Cuor di Gesù nella sua passione: altri di carità, da unirsi alla carità ardente del sacro Cuore, per pagarne i difetti di quelle povere anime tribolate. Atti d' amor di Dio, di attenzione alla presenza di Dio, di mortificazione, di mansuetudine, di condiscendenza per le medesime intenzioni.

« Ma come la superbia è il debito più grosso, cosa voi farete quanti mai possiate atti di umiltà, unendoli a quelli del divin Cuore per pagare in favore di quelle povere afflitti che molto sono alleviate dalle Co­munioni spirituali, in riparazione del mal uso fatto da loro delle sacramentali.

« La sera farete un piccol giro per entro il purgatorio in compagnia del sacro Cuore, a lui consacrando tutto ciò che avrete fatto, con preghiera di applicare i suoi meriti a quelle sante anime penanti. E lo pregherete insieme di volgere il potere di esse ad ottenerci la grazia di vivere e morire nell'a­more e fedeltà al Cuor suo sacratissimo, con rispondere ai suoi desideri sopra di noi senza resistenza.

« Se poteste mettere in libertà alcuna di quelle povere prigioniere, sareste bene avventurate di avere un'avvocata in cielo a perorare per la vostra salvezza ». 

IV. Preghiera al Cuor di Gesù per ogni sorta di bisogni.

- « Fate sentire, o Cuore amabilissimo, il sommo vostro potere, a me ed a tutti i cuori capaci di amarvi, a' miei parenti ed a' miei amici, a tutte le persone raccomandatesi alle mie preghiere, o che pregano per me o a cui tengo particolari obbligazioni. Assistetele, ve ne supplico, nelle necessità loro. O cuore pieno di carità, ammollite i cuori induriti e alleviate le anime del purgatorio; siate il sicuro asilo degli agonizzanti e la consolazione di tutti gli afflitti e necessi­tosi. Infine, o Cuor di amore, siate a me tutto in tutte le cose; ma segnatamente nell'ora della morte siate il certo rifugio alla sbigottita anima mia, e ricevetela in quel punto nel seno della vostra misericor­dia. Amen ». 

GIORNO XXVII.

I. Tutta la scienza dell' anima bra­mosa di conformarsi a Gesù sta nel­l'amare patendo.

- « Se sapeste come il nostro Sovrano mi spinge ad amarlo di un amore di conformità alla sua vita paziente! «Niente ci unisce tanto al sacro Cuore di nostro Signor Gesù Cristo quanto la croce, che è il pegno più prezioso del suo amore.

«Il maggior bene a bramarsi da noi è di essere conformi a Gesù paziente; e noi non dobbiamo, desiderare di vivere se non per avere il bene di patire per amore, ma non mai di nostra propria scelta.

« Studiamoci di avere unicamente pen­siero d'apprendere a ben portare le croci nostre in amoroso silenzio; essendo la croce un prezioso tesoro da tenerci secreto, a fine che non ci venga rubato. E io non vedo niente che tanto addolcisca la lun­ghezza della vita quanto il patir sempre amando. Patiamo dunque amorosamente, senza lagnanze, e riputiamo perduti i mo­menti trascorsi senza patire.

Dio mio, se noi sapessimo quanto perdiamo non approfittando delle occasioni di soffrire, staremmo bene più attente a non perderne la minima. Non conviene illuderci; se non profittiamo meglio delle occasioni di pene, umiliazioni, contraddi­zioni, perdiamo le buone grazie del sacro Cuore del Signor nostro Gesù, il quale vuol che stimiamo per nostri migliori amici e benefattori tutti quelli che ci fanno patire o ce ne forniscono l'occasione.

« Ah come la croce è buona in ogni tempo ed in ogni luogo! Abbracciamola dunque amorosamente senza darci pensiero di qual legno sia fatta nè da quale stru­mento fabbricata. Bastar ci dee che sia una croce, presentataci da parte del sacro Cuore di Gesù Signor nostro.

« Non istudiamoci dunque più che di amare e patire per amor di Quello che ha tanto amato la croce per amor nostro, da volerne morire fra le braccia; e quando noi avremo fatto acquisto perfettamente di questa scienza, sapremo e faremo tutto quello che Dio vuole da noi.

« Non accade domandar il patire, est sendo più perfetto nè domandare nè rifiu­tare, ma doniamoci con santo abbandono al puro amore per lasciarci crocifiggere e consumare secondo il suo desiderio.

Voi chiedete a quale dei misteri della passione del Signore io sia più affezionata: vi dirò semplicemente, alla crocifissione, ed a stare colla santissima Vergine a piè della croce o sotto il piè della croce, per istringermi ed unirmi a tutto quello che Egli vi ha fatto per noi ».

A suo fratello, parroco di Bois Sainte Marie, scriveva ella: « Aiutatemi coi vostri santi sacrificai al fine che almeno io possa imparare a ben patire, poichè mi sembra qui posto tutto quello che Dio vuole da me, ed a ben amarlo patendo, avendomi egli messo al mondo per questo solo; cosa non rimango io pure un momento senza patire, senza però annoiarmi ed egli per sua misericordia mi rende ognora più affa­mata della sua croce ». 

II. La croce magnifico presente delle tre divine Persone.

- « Il mio divino Sposo, continuandomi sempre le sue grazie, mi fece anche questa. Le tre adorabili per­sone della santissima Trinità si presenta­rono a me, e fecero sentire di grandi con­solazioni all'anima mia. Io non posso spiegare che vi accadesse; solo che l'eterno Padre presentandomi una croce tutta irta di spine e con tutti gli strumenti della Pas­sione, mi disse: Tieni, figliuola mia; io faccio a te il medesimo presente che al mio diletto Figliuolo. Ed io, disse Gesù, vi ti configgerò come vi sono stato io e terrotti fedele compagnia. L'adorabile persona dello Spirito Santo mi disse che, essendo egli solo amore, mi vi consumerebbe purifi­candomi.

Esse mi apparvero sotto figura di giovani in candide vesti, tutto risplendenti di luce, della medesima statura e bellezza. L'anima mia ne fu ricolma di una gioia e di una pace ineffabile e 1' impressione fatta sopra di me dalle tre divine Persone non si cancellerà mai dalla mia mente ».

 

III. Conforto alle anime sotto il peso della croce.

- « Offrendovi al Signor no­stro, scriveva la Santa ad un’anima in tra­vaglio, mi cadde in mente questo pensiero: Sia ella fedele nella sua via, sofferendovi senza lagni, poichè non può essere del novero delle perfette amiche del mio Cuore se non sia purificata e sperimeritata nel crogiuolo dei patimenti. Soffrite adunque e contentatevi del beneplacito divino, al quale dovete sempre essere immolata e sa­crificata, con una ferma speranza e fiducia che il sacro Cuore non vi abbandonerà, essendovi egli più presso quando patite che quando godete

Ad altre - ancora scriveva; « La vita ci è data solo per patire e l'eternità per gioire. La croce è la porzione degli eletti in questa vita. Ancorchè Dio ci voglia salvare, vuole che noi vi contribuiamo da nostra parte, altrimenti non farà nulla senza di noi; perciò bisogna risolverci a patire. Ecco il tempo di una fruttuosa seminagione per l'eternità, ove sarà la mèsse abbondante. Non perdetevi di animo, le vostre pene sofferte in pazienza valgono mille volte più di tutte le austerità.

Voi vi affliggete delle vostre pene inte­riori, e io vi assicuro che, proprio da queste dovete cavare la vostra maggiore consola­zione, purchè le sopportiate in pace, som­missione ed abbandono al sacro Cuore del Signor nostro, il quale non ce le manda se non per un eccesso di amore verso di noi, e questo vuole che sappiate per avergliene riconoscenza. Primmaente egli mira con queste pene a purificarvi di tutte le affezioni da voi nutrite per le creature a sca­pito della purezza del suo divino amore: Secondariamente vuol farvi meritare la co­rona che vi a destinata con farvi questa picciola parte delle amarezze. da lui sofferte in tutto il tempo della mortale sua vita, e voi tenetevi ben felice, qualunque sieno i vostri travagli, di avere tale conformità con lui.

« Inoltre le interne dolcezze sol produ­cono in noi soddisfazioni e compiacenze vane, e non mai amor puro e sodo. Vedete però se non gli siete obbligata del condurvi che egli fa nel presente modo.

Le pene interne accettate con amore si assomigliano a fuoco purificante, il quale va insensibilmente consumando nell'anima tutto che dispiace allo Sposo divino; onde io sono sicura che coloro, i quali ne fanno la prova, debbano confessare di farvi molto cammino senza quasi accorgersi; talmente che se ci fosse data la scelta, un'anima fedele non esiterebbe punto ad abbracciare la diletta croce, quand'anche la non ci arrecasse altro vantaggio che di renderci somiglianti al Signor nostro crocifisso; po­tendosi dare per certo, che considerandosi un'anima vicino a Quello che per nostro amore si è caricato solo di obbrobrii e di patimenti, per poco amor che gli porti, più soffra tra le dolcezze che non nel vedersi conforme a lui: e se questo non è diciam pure che non amiamo lui, ma piuttosto noi medesimi; perchè l'amore non può soffrire dissomiglianza negli amanti, nè lascia riposo mai se non ha renduto l'amante conforme al suo diletto, altrimenti non riuscirebbe mai all' unione che solo ha luogo per la conformità.

L'amabile Cuore di Gesù mortifica e vivifica quando e come a lui piace, nè a noi tocca domandarne il perchè ma ci dee bastare che è egli per esser tale il suo buon piacere, a cui dobbiamo sottometterci amorosamente, baciando la mano che ci percuote nel separarci dai nostri più cari a fine di renderci più perfettamente ed uni­camente sue.

Iddio ci spoglia di tutte queste conso­lazioni ed appoggi umani soltanto perchè vuol essere egli l'unico e vero amico del nostro cuore, cui vuole posseder solo, sen­za mistura e senza ostacolo; e per esserci tutto in tutte le cose non vuole che abbia­mo altro sostegno che lui. Ne sia benedetto il suo santo Nome, sia fatta la sua volontà!

Non più tanto riflettere a noi; patire o godere esser ci dee indifferente; purchè il sacro Cuore in noi compia il suo bene­placito. Amare, patire e tacere, ecco il se­creto degli amanti di Gesù Cristo.

 

IV. Orazione a nostro Signore come a medico onnipotente.

- « O Gesù, mio amore, in memoria del sacrificio fatto da voi sulla croce e continuato nel santissimo Sacramento, io vi supplico di accettare quello che io vi faccio di tutto il mio es­sere, immolato e sacrificato ai vostri ado­rabili disegni e voleri. O Medico celeste dell'anima mia e sovrano rimedio a' miei mali, io mi presento a voi come un' infermo, disperato da ogni altro, fuorché dal carita­tevole vostro Cuore, che solo conosce i miei mali e può guarirmene. Tanto io spero dalla vostra bontà, purchè voi vi siete fatto mia medicina e mio farmaco d'amore in questo amabile Sacramento. La mia inerzia, la mia freddezza nel vostro amore sono cagione di tutte le mie infermità; ma voi potete, volendo, guarirmene, mentre però io sono pronto a tutto patire. Tagliate, bruciate, recidete; purchè io vi ami e sia salvo, mi sottometto a tutto. E da parte mia pronto io sono ad impiegarvi il ferro e il fuoco, per via di un'intera mortificazione e crocifissione di me stesso, a fine di sa­nare le ferite arrecate dall'amor proprio e dall' orgoglio dell'anima mia. Applicatevi dunque al povero mio cuore languente come un medicamento di amore o carita­tevole mio Medico, abbiate pietà delle mie debolezze e liberatemene a gloria del vostro nome. Amen ». 

GIORNO XXVIII.

I. Quanto amore alla croce si possa ispirare dal Cuore di Gesù.

- « Come le cose tutte hanno riposo solamente nel proprio centro, così il mio cuore tutto som­merso nel Cuore umilissimo di Gesù suo centro, prova una sete ardente di umilia­zioni, disprezzo e dimenticanza da tutte le creature, non mai trovandomi più soddi­sfatta che quando mi vedo conforme al mio Sposo crocifisso.

« Io non so come una sposa di Gesù crocifisso possa non amare la croce e fug­girla, mentre con ciò ella dispregia Quello che l'ha portata per nostro amore, facen­dola oggetto delle sue delizie.

« La grazia che io stimo di più, dopo lui stesso, è il dono della preziosa sua cro­ce. Se l'uomo ne conoscesse bene il valore, essa non sarebbe tanto fuggita e respinta da ciascuno; ma in cambio sarebbe tal­mente amata e prediletta che altri non sa­prebbe trovar piacere se non nella croce, nè avrebbe più desiderio che di morire nelle sue braccia, sprezzato e abbandonato da tutti quanti. Ma bisogna per questo che il puro amore sia il sacrificatore e con­surnatore del cuore nostro, come fu di quello del nostro dolce Maestro.

« Un cuore che veramente ami può mai lagnarsi sulla croce, o anzi nei Cuor di Gesù, ove tutto è cambiato in amore? La croce è il trono dei veri amanti di Gesù Cristo. Vero è che io non vi sono in tal modo; solo in causa dei miei peccati, ma non importa; purchè vi patiamo con Gesù Cristo, per amor di lui e secondo i suoi disegni, tanto ci basti.

« Io voglio imparare nel sacro Cuore di Gesù a tutto soffrire senza lamentarmi di cosa veruna che mi facciano; poiché niente altro è dovuto alla polvere che il calpestarla ».

Riconosciamoci poveri in ogni maniera, grazie a Dio! nè bramiamo esser ricchi se non del puro amore dei patimenti; disprez­zi ed umiliazioni. In una parola Gesù l’amor suo e la sua croce formano tutto il bene della vita. La croce, i disprezzi, i dolori e le afflizioni sono i veri tesori degli amanti di Gesù Cristo: Assoggettiamoci dunque con gaudio agli ordini del nostro Sovrano, confessando, a malgrado di quanto ci sem­bri duro e afflíttivo, che egli è buono è giusto in tutto quello che fa e merita in ogni tempo lode, amore e gloria. Chi dice puro amore, dice puro pati­mento. Noi dobbiamo aver care le nostre ­pene ed unirci ai disegni di Dio sopra di noi.

In verità io non so che dire a quelli che amo, se non parlo della croce di Gesù Cristo; e quando mi domandano la grazia che il Signore ha fatto a me, indegna pec­catrice, non saprei favellare se non della felicità in soffrire con Gesù Cristo, perchè non vedo io niente di più prezioso in que­sta vita per gli amanti di lui che il patire per amor suo. La croce è un tesoro inesti­mabile, la croce è la mia gloria, l’amore mi vi conduce, l'amore mi possiede, l'a­more mi basta.

 II. Ricorda la Santa di avere in sua fanciullezza cercato di separare la santità dal sacrificio.

- « Il mio Maestro faceami vedere la bellezza delle virtù, spe­cialmente dei tre voti di povertà, castità ed obbedienza, dicendo che in praticarli si addiviene santo, e me lo dicea perchè gli domandassi pregando di farmi santa. E come io non leggeva guari altro che il li­bro delle Vite dei Santi, dicea meco stessa, nell'aprirlo, Scegliamone una ben facile ad imitare, affinchè possa così anch'io farmi santa. Ma, o Dio mio, non pensava io allora quello che poi mi avete fatto conoscere e sperimentare, ed è che avendomi il Cuor vostro rigenerato sul Calvario con tanto dolore, la vita datami così da voi dovea mantenersi sol coll'alimento della croce, la quale sarebbe il delizioso mio pasto». 

III. Tuttochè inebriata dall'amore della croce, ella nondimeno ne sentì le spine.

- La Santa ci narra in tal modo una visione onde il Signor nostro la onorò dopo la professione, avendo ella detto: «Ah Dio mio, mi lascerete voi sempre vivere senza patire?

Mi fu mostrata prima una gran Croce, di cui non si potea vedere gli estremi, tutta coperta di fiori, e nel tempo medesimo il mio Sovrano mi fece udire queste parole: Ecco il letto delle caste mie spose, dove io ti farò appieno gustare le delizie del mio amore: a poco a poco cadranno questi fiori, e solo te ne rimarranno le spine da essi nascoste a cagione della tua debolezza ma poi ne dovrai sentire così vivamente le punture, che ti abbisognerà tutta la forza dell'amor mio a sopportarne il dolore. - Le quali parole molto mi rallegrarono, pensando che non vi sarebbero mai nè patimenti, nè umiliazioni, nè disprezzi bastevoli ad estin­guere 1' ardente sete che ne avea, nè potrei io mai trovar patimento più grande di quel­lo che sentiva in non sofferire abbastanza, mentre il suo amore non mi lasciava riposo alcuno nè giorno nè notte. Ma queste dol­cezze mi affliggevano, ed io voleva la croce tutta pura.

« Senza croce, dice ancora, io non potea vivere nè gustar piacere, neppur celeste e divino, perchè tutte le mie delizie erano solo in vedermi conforme al mio Gesù ap­penato.

Ella non tardò ad esperimentare 1' effet­to della promessa di nostro Signore, ed in questa forma lo racconta: « Io mi trovava qualche volta sopraccarica di tanti dolori da sembrarmi al cominciare di un esercizio che non ne sarei giunta al termine; e finito uno, ne cominciava, un altro colle medesime pene dicendo: O Dio mio, fatemi la gra­zia di poterne arrivare alla fine; - e ren­deva grazia al mio Sovrano che così misu­rasse i miei momenti coll’orologio dei suoi patimenti, per farne suonare tutte le ore colle ruote de' suoi dolori.

« Questo Spirito onde io credo esser guidata, vorrebbe vedermi sempre immersa in ogni maniera di umiliazioni, di travagli e di contraddizioni. La natura non vi trova il suo conto ma questo spirito che governa il mio non può sofferire che io abbia piacere alcuno fuor quello di non averne punto. « Piace al Signore di tenermi in uno stato di continuo, patimento, dove io non riconosco più me stessa, con uno sfinimento di forze che mi dà somma pena a trascinare questa carne miserabile di peccato. Mi sembra di essere come serrata in oscura prigione, at­torniata di croci che io abbraccio ad una ad una.

« Se sapeste il mal uso che io faccio di così gran bene, soprattutto di quelle care e preziose umiliazioni ed abbiezioni, ac­compagnate da pressure di cuore, abban­donamenti ed angustie di quasi ogni ma­niera! Parmi a volte che l'anima mia sia ridotta come all'agonia ed all’ultimo estremo nonostante il piacer ch'ella gusta nel veder­si naufraga in tale oceano di amarezze, da me riputate le carezze più tenere del divino mio sposo.

« Io mi sento spingete di continuo a patire, con ripugnanze spaventevoli della parte inferiore; ciò che mi rende le mie croci così pesanti e così dolorose che io soccomberei mille volte, se l' adorabil Cuo­re del mio Gesù non mi fortificasse ed as­sistesse in tutte le necessità. Eppure tra i miei continui patimenti il mio cuore rimane sempre assetato di patire. 

IV. Unione a Gesù immolato.

- « O dolce mio Gesù, unico amore del mio cuore dolce supplizio, dell' anima mia, e dilettoso martirio della Pia carne e del mio corpo, tutta la grazie che io vi domando per onorare lo stato vostro di ostia nel santissimo Sacramento si è che io viva e muoia vit­tima del vostro Sacro Cuore, per un amaro disgusto di tutto ciò che non è voi: vittima della vostra santa anima, per tutte le ango­scie di cui è capace la mia; vittima del vostro corpo, per 1' allontanamento di quello che soddisfar possa il mio, come per l'odio di una carne rea e maledetta. 

GIORNO XXIX.

1. I puri godimenti delle anime com­prese dall' amore al Cuor di Gesù.

- Io non posso trovare consolazione, pia­cere, riposo che tra le croci, tra le umilia­zioni e le sofferenze, - onde il mio dolce Salvatore, non ha cessato di onorare la in­degna sua schiava.

« Io non mi auguro più di vivere se non per avere il contento di patire. Ecco tutto quello che vale a rallegrare la mia mente ed il mio cuore, tenendone proposito con quelli che io amo; io non ho punto altre novelle a narrare, perchè tutti gli altri parlari mi tornano di supplizio, e tutte le altre grazie non sono comparabili a quella di portare la croce per amore con Gesù Cristo. Ma non crediate che sebbene io parli così del patire, patisca molto. Oimè, non ho peranco niente sofferto e per con­seguenza non ho fatto niente pel mio Dio! « Volere amar Dio senza patire è pura illusione; ma così io non posso intendere come si dica di patire quando si ama dav­vero il sacro Cuore di Gesù Cristo Signor nostro, il quale cangia tutte le più amare amaritudini in dolcezze e fa gustare delizie di mezzo alle più grandi pene ed umilia­zioni. Che se il solo desiderio di amare ardentemente quel divin Cuore può produrre tale effetto quali ne produrrà in quei cuori che lo amano veramente e de' quali il mag­gior patimento consiste in non patire, o piuttosto in non amare abbastanza? In ve­rità io credo che tutto si cangia in amore per l'anima che sia accesa una volta di questo santo fuoco e non abbia più altro esercizio né altro ufficio che di amare pa­tendo. Amiamo dunque il nostro divino Maestro, ma amiamolo sulla croce, dacché fa egli sue delizie del trovare in un cuore amore, patimento e silenzio.

« No, niente al mondo è valevole di piacermi fuori della croce del mio divino Signore, ma una croce tutta somigliante alla sua, cioè pesante, ignominiosa, senza dol­cezza, senza consolazione, senza sollievo. Sieno paure le altre così felici di salire col Salvator mio divino il Taborre, per me sarò contenta di non sapere altro camminò fuor quello del Calvario. E così io non trovo altro allettamento che nella croce. Mia por­zione adunque sarà il durare sul Calvario fino al sospiro estremo tra i flagelli, i chiodi, le spine e la croce, senza consolazioni nè piacere, tranne quello di non averne punto. Quale ventura il poter sempre soffrire in silenzio, e morire infine dentro ogni sorta di miserie di corpo e di animo, coperta di disprezzo e d' oblio! giacché l'uno senza 1' altro non mi potrebbe piacere.

« Ah che farei io senza ciò in questa valle di lacrime, dove meno vita si rea da non riguardarmi se non come una fogna di miserie? Quindi è ch'io temo di rendermi immeritevole del bene infinito di portare la croce per assomigliarmi al mio appassionato Gesù. Io però vi scongiuro, se avete alcuna carità per me, pregate questo amabile Sal­vatore a non disgustarsi del mal uso fatto da me sino al presente di questo prezioso tesoro della croce, ed a non privarmi della felicità di patire, mentre là è tutto l'addol­cimento che io trovo alla lunghezza del mio esilio.

« Ma io vedo bene che troppo mi sod­disfaccio parlando di patimenti; eppure non saprei farne a meno, tanto l' ardente sete che ne ho mi è tormento da non po­tersi spiegare. Peraltro io ben conosco di non saper né patire né amare, il che mi dimostra come tutto quello che ne dico è solo effetto del mio amor proprio e di un orgoglio segreto che vive in me. Ah troppo io temo che queste brame di patire non sieno artifici del demonio per baloccarmi in vani e sterili sentimenti!

« Confesso che io mi dilettosi forte parlando del bene di patire, da parermi che ne scriverei interi volumi, senza poter contentare il mio desiderio. Se altri sapesse la mia brama di patire e di essere spregiata, non dubito che la carità moverebbe tutti a soddisfarmene.

« Mi sembra in verità che non si possa commettere alcuna ingiustizia dandomi a patire, non potendosi darmene tanto quanto io merito. Più io soffro e più sento 1' ar­dente mia sete di soffrire. Temo perfino che del soffrire io mi prenda troppa sod­disfazione. Però il partito a che sono riso­luta in questa parte si è di abbandonarmi e sommettermi del tutto alla bontà infinita del mio sovrano Signore, moderando anche tale infocato desiderio che ho di patire, la­sciando a lui la cura di far tutto. Quando io vedo aumentarmi le mie sofferenze, mi pare di sentire in me pressappoco la gioia medesima che gli avari e gli ambiziosi in veder crescere il loro tesoro. Vorrei vedere tutti gli strumenti: di supplizio adoperati per martoriarmi e farmi patire con Gesù Cristo. « Sembrami che vorrei avere -mille corpi per patire, e migliaia di cuori per adorare ed amar Lui. Che farei io se la croce si dilungasse da me, dandomi essa, da sperare nella misericordia del mio Salvatore! Essa è il mio tesoro nell’adorabile Cuore di Ge­sù essa vi forma tutta la mia gioia, tutto il mio desiderio; se un momento solo rima­nessi senza patimento, crederei che egli mi avesse abbandonata.

« Ah sapete voi bene, come senza la croce ed il santissimo Sacramento io non potrei vivere nè sopportare la lunghezza del mio esilio in questa valle di pianto, do­ve non mi auguro punto la diminuzione, dei miei travagli! Quanto il mio corpo è aggra­vato tanto più il mio spirito risente gioia vera e libertà di occuparsi e di unirsi al mio paziente Gesù, niente più desiderando che rendermi perfetta copia di questo Sal­vator Crocifisso ». 

II. Coraggio eroico della Santa a fron­te dei patimenti.

- Per delineare sempre più il proprio ritratto nella fedele sposa il divino Maestro si degnò metterla a Arte della sua corona di spine, com' ella rac­conta.

« Andando io una volta alla santa Co­munione, la sacra ostia mi apparve splen­dente siccome un sole del quale non poteva io sostenere i fulgori; il Signor nostro vi era dentro con in mano una corona di spine che, poco appresso ricevutolo, egli mi pose in capo dicendo: Ricevi, o figliuola, questa corona in segno di quella che presto ti sarà data per farti a me conforme. - Io non in­tesi allora che volesse egli dire; ma ben presto lo seppi per gli effetti che ne segui­rono, e furono due terribili colpi nella testa di tale fatta che mi parve di averla dappoi tutta intorno cinta da pungentissime spine di dolori, le cui trafitture finiranno solo colla mia vita. E io ne rendo grazie infinite al mio Signore che concede sì grandi favori alla meschina sua vittima. E confesso di sentirmi al mio Sovrano più tenuta di que­sta preziosa corona che se egli mi avesse dato in regalo tutti i diademi dei più grandi monarchi della terra; tanto più che da nes­suno mi può venir tolta, e mi mette sovente nella beata necessità di vegliare intertenen­domi con quest'unico oggetto del mio a­more. Così non potendo io posare la testa sul guanciale; ad imitazione dell' adorabile mio Maestro che non potea posare, la sua sopra sul letto della croce, ne gustava gioie e consolazioni inconcepibili, dal vedermi in qualche, conformità con lui. 

III. Chiede aiuto a ringraziar Dio del beneficio accordatole di patire.

- «Be­nedite e ringraziate per me il nostro supre­mo Signore dell' onorarmi che fa sì amoro­samente e largamente colla preziosa sua croce, non lasciandomi pure un momento senza patire: Ho il bene di non avere da parte delle creature altre carezze nè conso­lazioni che quelle delle croci e delle umilia­zioni, e mai non ne sono stata più ricca. Questa paroletta stavi detta di passaggio per eccitarvi a render grazie per me al sacro Cuore, e pregarlo mi dia grazia di trarre profitto da così prezioso tesoro: Quando fosse in mio potere di cambiar l’andamento delle cose; io ne leverei soltanto quello che può offnderei Iddio, e nel resto vorrei sem­pre, ciò che egli permette a mia umiliazione, per farne tutta la tuia gioia nell’adoratissimo Cuore del mio Gesù.

« Sia benedetto il Signore che mi fa tanta grazia di onorarmi della sua croce la quale forma la mia gloria. Che renderò io al Si­gnore pei grandi beni che mi ha fatto? O Dio mio! quanto è grande la bontà vo­stra a mio riguardo, nel volermi cibare alla mensa dei santi colle medesime Vivande, loro date a sostentarli, nutrendomi ad ab­bondanza delle squisitezze fatte gustare ai vostri più fedeli amici, me non altro che indegna e miserabile peccatrice! 

IV. Preghiera al Cuore piagato di Ge­sù.

- « O amorosissimo Cuore del Signor nostro Gesù Cristo! O Cuore che ferite i cuori più duri dei marmo, che scaldate le anime più gelate del ghiaccio ed ammollite le viscere più rigide del diamante! Ferite adunque, o amabile Salvatore, il cuor mio colle vostre sacre piaghe, ed inebriate l' a­nima mia col vostro sangue per modo che da qualunque parte io mi volga, non possa veder altro se non il mio divin Crocifisso, e quanto mirerà mi apparisca tinto del vo­stro sangue! O mio buon Gesù, fate che il cuore mio non si dia riposo che nell’avere trovato voi, voi suo centro, suo a­more, sua felicità.

« O Cuor divino, che avete sulla croce mostrato l'eccesso dei vostro amore e della vostra misericordia, lasciandovi a­prire per dare adito ai nostri accoglieteli dunque ora, attraendoli coi vincoli dell’ar­dente vostra carità, per consumarli colla veemenza del vostro amore.

 GIORNO XXX.

I. Trionfo del sacro Cuore nell’annientamento della Santa.

- Nostro Signore disse una volta con voce piena di autorità all'umile sua serva: Io ti renderò sì povera, sì vile, sì abbietta negli occhi tuoi, e ti distruggerò a segno nel pensiero del tuo cuore, che potrò edificar me sopra il tuo niente. Sotto l'impressione delle quali parole ella proruppe in questi sublimi ac­centi: « Tutto a maggior gloria del sacro Cuore del Signore nostro Gesù Cristo! O sommo mio Bene, fate che non iscriva io nulla se non per vostra gloria e per mia maggior confusione! Bisogna che io mi spenga ed annienti per viver povera, sconosciuta, nascosta nel sacro Cuore del Maestro mio divino, dimen­tica, e spregiata dalle creature; perchè quel sacro Cuore vuole fondare il suo regno sulla distruzione e nell'annientamento di me medesima. Che dolce piacere per me l'an­nientarmi per far lui regnare! L'adorabile Cuore del Salvator mio si serve di un sog­getto più atto a distruggere un sì gran di­segno che a promuoverlo; ma è a fine che tutta la gloria ne sia data al sovrano Mae­stro, e non allo strumento, ond' egli si ser­ve del medesimo fango usato da lui ad avvivare gli occhi del cieco nato.

Io mi delizio nel dolce pensiero che non avendo questo amabile Salvatore potuto trovare soggetto più povero, più vile, più meschino e più indegno di me per tale opera che a lui deve arrecar tanta gloria, mi ha scelta con intendimento di fornir egli tutti gli aiuti necessarii.

« La verità è che io sono un puro ostacolo ad ogni bene ed un composto di tutte le miserie di corpo e di spirito. So­stegno della mia fiacchezza è che il Signore si piace di glorificare, l'infinita sua mi­sericordia nei soggetti più miserabili. I peccati miei mi rendono indegna di far alcun servigio a quel Cuore divino autore di ogni santità. Ohimè! quale ho ragione di temere che per le mie grandi infedeltà ed ingratitudini io mi sia posta ostacolo allo stabilimento del suo regno! Questo mi fa desiderare di essere piuttosto da lui ster­minata mille volte, dalla faccia della terra, senza riguardo veruno amici interessi di quello che riuscire del minimo impedimento ai suoi disegni ».

 II. Giudizio che portava di sé la Santa.

- Il mio adorabile Signore mi tiene per l'eccesso, di sua misericordiosa bontà così annientata nel mio spirito, alla vista di un essere del tutto rovinato e spoglio di ogni bene spirituale, che io non so abba­stanza meravigliarmi, non solo che altri si degni di prestare ancor qualche fede a così rea creatura, ma che possa pur risovvenirsi di lei. Io non sono che un'ipocrita, la quale inganna le creature con una mendace ap­parenza di devozione. Giammai non vi fu la più ingrata, infedele e malvagia di me, puro impasto di superbia e di malizia che si oppone alla bontà di lui colle proprie resistenze a' suoi divini voleri, colle proprie freddezze al suo amore, le quali mi ren­dono al suo servigio sì fiacca che mi pren­de orrore di me stessa, considerando la vita che meno, tutta di sensi e piena di peccati.

« Io mi vedo in gran bisogno di umi­liarmi; ma non so come farlo, non iscor­gendo niente al di sotto di me, che sono un puro niente, peccatore. Chiedete la mia perfetta conversione al sacro Cuore del­l' amabil Salvator nostro che non si stanchi la sua bontà di attendermi a penitenza; ma sopra tutto che non mi privi di amarlo nella eternità, colpa il non averlo amato nel tem­po. Ecco il rigoroso castigo che io pavenio, il resto non mi fa impressione alcuna.

« Vi posso assicurare che mi vedo sì lungi dalla purità d'intenzione cui Dio vuole da me, da parermi che tutte le mie azioni mi condannino. Se sapeste quanto è grande la mia malizia e quanto rende alla qua bontà ingiuriosa la mia vita, gliene doman­dereste perdono. Fatelo, ve ne scongiuro. Io penso che nessuno abbia maggiori motivi di me per temere della propria salite, tanto io mi veggo cattiva ed infedele al mio Dio: non iscorgo in me niente che non pia meritevole di eterno castigo. Lodate il Si­gnore che io non sia già per la moltitudine de' miei peccali subissata nell' inferno ».

« La mia vita sinora fu a Dio tanto ingiuriosa, che io metto nel numero delle sue più grandi misericordie quella di farmi patire quaggiù. Per questo mezzo io spero scontare qualche cosa del gran debito con­tratto co' miei peccati. Confesso che il nostro buon Dio mi tratterebbe, giustamente abbandonandomi a tutti i rigori della sua divina giustizia; ma egli vuole ancora la­sciarmi alcun tempo per esercitare la carità delle nostre sorelle e darmi agio di piangere le mie colpe e di cominciar tutto di nuovo a patire, se può appellarsi patire la ventura di partecipare alla croce del Salvatore.

« Oh quanto è duro il vivere non aman­do il sommo Bene e non patendo per questo amore! L'amore domanda le opere, e io non ho che parole pel bene ed opere pel male.

« Se sapeste quanto io mi senta lontana da ciò che dev' essere una vera figlia di Santa Maria, che ha da porre ogni studio in rendersi vera copia del crocifisso suo Sposo! Parmi fino che colle mie infedeltà io provochi tutte le disgrazie cui veggo accadere, ciò che mi è una specie di con­tinuato martirio. E non arrivo a compren­dere come mi possano tollerare, tanto mi scorgo priva di tutto. Vorrei che tutte le creature fossero animate di un santo zelo per trattarmi come una rea di lesa Maestà divina.

« Il mio rammarico per tanti orribili miei delitti contro Dio fa che mi offerisca di continuo alla sua divina bontà per patire tutte le pene che ho meritato. Accetto an­cora le pene dei peccati nei quali senza il soccorso della grazia sarei caduta. Ma il mio maggior supplizio è di non potere in me punire le ingiurie fatte al mio Salvatore nel suo santissimo Sacramento ».

 III. Suo aborrimento alla stima delle creature e brama di eterno oblio.

- « Avea timore sì grande che i doni di Dio mi attirassero la stima delle creature, le quali lodano sovente ciò che merita biasimo, che avrei amato meglio di esserne priva, e meno temea tutti i furori dell' inferno che le lodi, le quali gittano un veleno secreto nell' anima e la uccidono insensibilmente, se Dio per sua bontà non vi applica il divino antidoto dell' umiliazione.

« La stima, le lodi, i plausi mi faceano più soffrire che tutte le umiliazioni, i di­sprezzi e le abbiezioni non possono fare alle persone più vane e più ambiziose di onore, il che mi facea dire all’occasione: O Dio mio, armate - piuttosto le furie tutte d'inferno contro di me, che le lingue delle creature di vane lodi, lusinghe o applausi; più presto tutte le umiliazioni, dolori, con­traddizioni e confusioni si rovescino sopra di me.

« Bramerei di tutto cuore che la mia miseria ed ingratitudine verso Dio fosse conosciuta dall' universo, affinchè niuno si ricordasse più di questa miserabile, se non per renderle il dovuto disprezzo ed umi­liazioni, nelle quali desidero vivere e morire sepolta, pregando Iddio con tutto il cuore che niuno mai concepisca di me un buon pensiero.

« Io vi confesso di buona fede, che il desiderio, onde mi sento stimolare di ve­dermi dimentica e spregiata dalle creature, mi fa patire un continuo martirio negli offi­ci della santa religione, come nello scrivere ed andare in parlatorio, che mi sembra es­sere in un inferno: Mi pare che non avrò mai riposo fino a che non mi vegga inabis­sata nelle umiliazioni e nei patimenti, a tutti sconosciuta e sepolta in eterna di­menticanza; o se altri si rammenta di me, sia solo per disprezzarmi maggiormente e darmi qualche nuova occasione di soffrire alcuna cosa pel mio Dio.

Ah vi sarei pure obbligata, madre mia buona, così alla de Saumaise, se mi faceste grazia di bruciare tutti gli scritti che avete da me, in guisa che niente mai ne sia ve­duto nè saputo nel luogo, donde uscirono; perché non è minore la mia brama di rimaner sepolta nel disprezzo e nell' oblio dopo morte che durante la mia vita.

E più tardi: Ora io morrò contenta poiché il sacro Cuore del Salvator mio comincia ad essere conosciuto, e io scono­sciuta; mentre mi sembra vedermi per mi­sericordia di lui quasi del tutto spenta ed annientata di stima e riputazione nell'ani­mo delle creature, il che più mi consola che non possa io dire. Mi sovviene il pro­messomi da voi in tale proposito, cioè d'impedire a vostro potere che sia fatta menzione alcuna di me dopo morte, fuori che in domandar preghiere per la più ne­cessitosa e cattiva religiosa che sia mai stata nell' Istituto e nella santa Comunità, ove ho l' onore di essere e ove si esercita verso di me continuamente ogni maniera di carità in sopportarmi. Non ne perderò mai la memoria innanzi al Sacro Cuore del mio Gesù ».

 IV. Aspirazioni al divin Cuore.

- O buon Gesù che voleste soffrire una infinità di obbrobrii e di umiliazioni per mio amore, imprimetene potentemente la stima e l'a­more nel cuor mio e fatemene desiderare la pratica.

« O Cuore benignissimo che tanto vi compiacete in beneficarci, fatemi la grazia di spegnere il mio debito verso la giustizia divina. Io sono fallita, pagate per me; ri­parate i mali fatti da me coi beni fatti da voi; e, perchè io debba tutto a voi, acco­gliete me, o Cuore caritatevole, nella ter­ribil ora della mia morte. Ahimè! che gloria vi darebbe la perdita di un meschino atomo? Ma l'avrete grande in salvare una così

miserabile peccatrice. Salvatemi adun­que, o puro Amore, ché io voglio amarvi eternamente a qualunque costo, e voglio amarvi di tutto il mio cuore ».

 

CONCLUSIONE

L’umile Messaggera del sacro Cuore si immerge in esso per l'eternità. Dio, che è padrone dei nostri cuori, avea tanto bene cangiato quelli delle per­sone più opposte allo stabilimento della divozione al sacro Cuore, che la Santa ebbe, vicino a morte nel 1690, la consola­zione di vederla quasi per tutto approvata, predicata e stabilita. Durante gli ultimi quattro mesi di vita la si udì spesso an­nunciare la prossima sua fine. Io morrò certamente quest'anno, dicea, perchè non ho più niente a patire, e per non impedire i grandi frutti che il mio divin Salvatore intende cavare da un libro sulla divozione al sacro Cuore.

Era quello del padre Croiset, pubblicato poi nel 1691 con in fine un compendio della vita di lei. Per ben prepararsi a quel passo ella intraprese un ritiro di quaranta giorni dei quali ci lasciò scritte queste memorie. « Dopo la festa di santa Maddalena io mi sentii spingere gagliardamente a riformare la mia vita, per tenermi pronta a comparire davanti la santità di Dio, la cui giustizia è così tremenda ed impenetrabili i giudizii. Bisogna dunque ch'io tenga sempre i miei conti apparecchiati, a fine di non esser colta improvvisamente; perchè la è cosa spaventevole il cadere in morte nelle mani del Dio vivente, allorchè uno durante la vita si è ritratto per lo peccato dalle brac­cia del Dio morente. Mi sono adunque proposta per assecondare un movimento così salutare di far un ritiro interiore nel sacro Cuor di Gesù.

« Il primo giorno di esso fu mia oc­cupazione in pensare donde venir mi po­tesse questo gran desiderio di morire, poichè non è l'ordinario delle anime ree, come io sono dinanzi a Dio, il sentirsi agevole di comparire al cospetto del loro Giudice, la cui santità di giustizia penetra fino al midollo delle ossa, a cui non può essere niente nascosto, nè lasciato andare impunito. Come dunque, o anima mia, puoi tu provare una sì grande allegrezza nel­l'approssimarsi della morte? Tu non pensi che a finire il tuo esilio, e dài in trasporti di gioia figurandoti di uscire ben presto dalla tua prigionia. Ma ohimè! mira bene che da una gioia temporanea, forse prove­niente da solo accecamento ed ignoranza, non ti vada ad immergere in una eterna tri­stezza, e da questa caduca e mortale pri­gione non abbi a piombare nel carcere sempiterno, donde non avrai più speranza di iuscire giammai!

« Lasciamo adunque, o anima mia, gioia somigliante e desiderio di morire alle sante anime fervorose, a cui sono apparecchiate così grandi ricompense. Ma quanto a noi le opere di una rea vita non lasciano aspettar nulla fuorchè gli eterni patimenti, se Dio non fosse più buono ancora che giusto a nostro riguardo. Pensando adun­que quale possa essere la tua sorte, avrai tu a sopportare per una eternità l'assenza di Quello, il cui godimento ti dà così ar­denti desiderii, e la cui privazione ti fa sentire pene così crudeli?

« Dio mio com' è difficile a tirare questo conto, avendo io perduto il mio tempo nè sapendo come ripararlo! Nel travaglio in che mi sono trovata a porre in regola tal conto e tenerlo pronto sempre ad essere presentato, non seppi a chi rivolgermi se non all'adorabile mio Signore, il quale per sua grande bontà si è tolto il carico di farlo. Perciò a lui rimisi tutti i punti su' quali io debbo essere giudicata, e sono le nostre regole, costituzioni e direttorio, donde verrò giustificata o condannata. Dopo avere affidato a lui tutti gli affari miei, io mi sentii in una pace ammirabile, sotto de' suoi piedi, dov' egli lungamente mi tenne come tutt' annichilata nell'abisso del mio nulla, attendendo il suo giudizio intorno a questa miserabile peccatrice.

« Il secondo giorno nella mia orazione mi si presentò come in un quadro tutto quello che era io stata edera in quel punto: ma, o Dio mio, qual mostro più difettoso e più orribile a vedere! Io non vi scorgeva bene di sorta, ma tanto male che mi era un tormento a pensarvi. O Salvator mio, che sono io mai per avermi aspettata sì lungamente a penitenza, io che mi sono esposta le mille volte ad essere subissata nell'inferno per l'eccesso della mia malizia, ed altrettante voi me ne avete rattenuta per vostra bontà infinita! Continuate dun­que, o amabile mio Salvatore, ad esercitarla in così miserabile soggetto. Non privatemi, o Dio mio, di amarvi nell'eternità, per non avervi io bastevolmente amato nel tempo. Del resto fate di me come a voi piacerà; io debbo a voi quanto ho e quanto sono, e tutto il bene che posso fare non varrebbe a riparare la minima delle mie colpe, se non per voi: Io sono fallita, voi lo vedete bene, o Signore mio divino; mettetemi in prigione, io vi consento, purchè sia in quella del vostro sacro Cuore; e quando io vi sarò; tenetemi dentro ben chiusa e legata colle catene del vostro amore fino a che vi abbia pagato tutto il mio debito; e come io non potrò mai fare, così bramo di non uscire di prigione giammai ».

In una sua lettera del medesimo tempo si legge: Io mi trovo in tale cessazione di ogni desiderio che mi fa stupire. Temo che siffatta pretesa pace sia effetto di quella tranquillità, in cui Dio lascia talora le anime infedeli; onde mi viene il pensiero che a cagione delle mie grandi infedeltà alle sue grazie io mi abbia tirato addosso que­sto stato, il quale potrebbe essere un segno di riprovazione; poichè confesso di non saper volere nè desiderare niente in questo mondo, sebbene mi vegga, in materia di­virtù, mancante di tutto. Solo io provo un perfetto acquetamento nel divino beneplacito ed un piacere ineffabile nei patimenti ».

A tale stato di perfezione era ella giunta quando piacque al Signore di chiamarla a sè.

Durante la sua malattia, essendosi ac­corta una suora ch'ella pativa straordina­riamente, si offerse a procurarle qualche sollievo; ma ella ne la ringraziò, dicendo che tutti i momenti che rimaneanle a vivere troppo erano preziosi nè si doveano per bere senza profitto; molto a dir vero pe­nava, ma non era tuttavia bastevole a con­tentarne il suo desiderio, tanto ella gustava dei patimenti, e coglieva sì grande con­tento a vivere ed a morire sulla croce, che per quanto fervida avesse la brama di andar a godere il suo Dio, pure l'avrebbe più grande di rimanersi nello stato in cui era fino al giorno del giudizio, se tale fosse il buon piacere di Dio, nel quale tanto si deliziava.

Il Signore volle tuttavia purificare quella sant' anima ispirandole, una sì gran tema della sua giustizia, che di colpo ella fu presa da insoliti sgomenti all'aspetto dei terribili giudizii di Dio. E la si vedea tre­mare, umiliarsi, inabissarsi davanti al suo crocifisso; e si udiva ripetere con profondi sospiri: Misericordia, Dio mio, misericordia! Ma poco appresso quei terrori si dilegua­rono, e l'anima sua si trovò in grande calma e certezza della propria salute. La tranquilla letizia riapparvele in volto; ed ella ripetea: Misericordias Domini in ae­ternum cantabo. Altre volte: Che voglio in cielo e che desidero io sulla terra? Voi solamente o Dio mio! Più altre ancora: « Ahimè, io brucio, io brucio! Se ciò fosse di amor di Dio, quale consolazione! Ma io non ho saputo mai amare il mio Dio per­fettamente. E rivolgendosi a quelle che la sorreggevano: Domandate a lui perdono per me, ed amatelo bene con tutto il vostro cuore in riparazione di tutti momenti che io non l'ho fatto. Quale beatitudine amar Dio! Ah quale beatitudine! Amate, dunque questo Amore, ma amatelo perfettamente.

Ciò che ella diceva in tali trasporti, mostrava bene come ne fosse veramente compresa. Si estese appresso parlando del­l'eccessivo amore di un Dio verso le sue creature, e del poco ricambio che a lui esse ne rendono. Ah Signore, quando mi ritrar­rete voi dunque da questo luogo di esilio? aggiungeva ella più volte ripetendo: Lae­tatus sum in his quae dicta sunt mihi... Sì, lo spero dalla misericordia del sacro Cuore, andremo alla casa del Signore!

Pregò quindi che si recitassero con lei le litanie di quel Cuore adorabilissimo e quelle della santissima Vergine, per render­sela propizia nel supremo suo momento. Un'ora prima di spirare, ella ringraziò di nuovo la superiora di tutti i sollievi, che si procurava di arrecare al suo male, di­cendo di non abbisognarne più, non aven­do altro a fare in questo mondo, fuorché sommergersi nel sacro Cuore di Gesù Cri­sto. Dopo di che dimorò ella per alcun tempo in perfetta calma, e proferito il santissimo nome di Gesù, rese soavemente il suo spirito, per un eccesso di quell'arden­te amore al Signor suo, che fino dalla culla avea gittate in lei così profonde radici.

 ORAZIONE

Signore onnipotente ed eterno, volgete gli occhi al Cuore del dilettissimo vostro Figliuolo, mirate le soddisfazioni ch' egli vi offre in nome di tutti i peccatori, ascol­tate le lodi che per loro vi rende, e placato dalle sue divine adorazioni, in nome di questo diletto Figliuolo Gesù Cristo, per­donate i nostri peccati ed usateci miseri­cordia, voi che vivete e regnate nei secoli dei secoli. Così sia. 

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