Il Si di Maria, Il SI di Israele

 

Tutti conosciamo dal vangelo quello che ha prodotto il si di Maria all’annuncio dell’angelo: la salvezza è venuta nel mondo. Il verbo si è fatto carne e ha posto la sua tenda in mezzo a noi. Se Gesù è nato questo lo si deve certamente alla partecipazione di Maria al progetto di salvezza che Dio ha avuto per noi.

Ma sappiamo bene che l’opera della salvezza non è ancora completata. Si completerà solamente quando l’ultimo nemico sarà annientato. L’ultimo nemico è la morte. Quando avverrà questo? Nel giorno del ritorno glorioso di Cristo Signore. Ma cosa impedisce a Gesù di ritornare?

Leggiamo nei vangeli che il Signore ritornerà quando si realizzeranno queste cose:

-         la diffusione del vangelo fino agli estremi confini della terra;

-         quando gli ebrei riconosceranno che Gesù è il Messia atteso.

 

Il Si di Israele a Gesù è la condicio sine qua non perché ritorni Cristo nella Gloria. Leggiamo al n. 674 del catechismo: “La venuta del Messia glorioso è sospesa in ogni momento della storia al riconoscimento di lui da parte di « tutto Israele » (Rm 11,26) a causa dell'indurimento di una parte nella « mancanza di fede » (Rm 11,20) verso Gesù. San Pietro dice agli Ebrei di Gerusalemme dopo la pentecoste: « Pentitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati e così possano giungere i tempi della consolazione da parte del Signore ed egli mandi quello che vi aveva destinato come Messia, cioè Gesù. Egli dev'essere accolto in cielo fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose, come ha detto Dio fin dall'antichità, per bocca dei suoi santi profeti » (At 3,19-21). E san Paolo gli fa eco: « Se infatti il loro rifiuto ha segnato la riconciliazione del mondo, quale potrà mai essere la loro riammissione se non una risurrezione dai morti? » (Rm 11,15). La partecipazione totale degli Ebrei  alla salvezza messianica a seguito della partecipazione totale dei pagani  permetterà al popolo di Dio di arrivare « alla piena maturità di Cristo » (Ef 4,13) nella quale « Dio sarà tutto in tutti » (1 Cor 15,28)”.